Come anticipato la scorsa settimana, venerdì 27 novembre si è svolto l’incontro virtuale tra la sezione AIA di Saronno e le società calcistiche saronnesi. Il meeting ha rappresentato un momento di confronto tra arbitri, dirigenti e allenatori, utile ad avvicinare due categorie all’apparenza distanti. Tanti gli argomenti intavolati, come confermato da Giuseppe Tricarico, direttore sportivo del settore giovanile dell’FBC Saronno: “Una serata interessante e costruttiva, abbiamo aperto lo spiraglio a nuovi eventi simili. Importante fare una divulgazione corretta e facilitare la comunicazione tra le parti. Il mondo arbitrale è in difficoltà tanto quanto i club”.
Prima di passare alle domande specifiche, come è andato il colloquio? E come si è svolto?
“Direi molto bene, tanto che il DS dell’Amor Sportiva Daniele Galimberti ne ha elogiato lo spirito di collaborazione emerso. La definirei una stimolante riunione introduttiva, che lascia sicuramente spazio a incontri successivi. L’aula virtuale, creata sulla piattaforma Zoom, ha ospitato circa quaranta partecipanti. Tra i presenti figuravano il presidente della sezione arbitrale saronnese Davide Rosio, la sua delegazione e i rappresentanti delle società locali. È stata un’occasione che ha suscitato spunti, riflessioni e idee valide per il presente e il futuro. Ringrazio tutti coloro che hanno aderito e contribuito alla riuscita di questo evento”.
Quali sono stati i principali temi trattati durante la videoconferenza?
“Si è discusso di alcuni aspetti tecnici relativi al regolamento e ai nuovi protocolli adottati. Sono stati mostrati filmati che evidenziano alcune dinamiche poco chiare, come ad esempio l’ingresso in campo di un tesserato non presente tra i ventidue giocatori schierati sul terreno di gioco. Noi dell’FBC Saronno abbiamo voluto porre particolare accento sulla gestione degli spazi durante le partite, in relazione alle norme anti Covid”.
Qualche esempio?
“Abbiamo citato due casi specifici. Il primo riguarda il riscaldamento dei calciatori in panchina. Le regole prevedono che a scaldarsi siano massimo tre giocatori alla volta lungo la linea del fallo laterale. Noi, disponendo di un campo adiacente, abbiamo pensato di mettere in movimento l’intera panchina, poiché a nostro parere non si arrecava nessun disturbo al match in corso. Questa decisione è stata più volte oggetto di discussione tra noi e i direttori di gara.
Il secondo aspetto fa riferimento agli spogliatoi. Il regolamento vieta a due gruppi arbitri di usufruire contemporaneamente dello stesso stanzino, nonostante dirigano partite differenti nel medesimo luogo. Sopperire a questa problematica risulta difficile per noi: non abbiamo spazio a sufficienza e sarebbe complesso disinfettare in rapidità. Chiediamo che venga posta attenzione su questi dettagli durante la stesura dei protocolli futuri”.
Ad avere qualche grattacapo di troppo non sono solamente le società, bensì anche gli arbitri.
“Proprio così, il problema principale è rappresentato dalla carenza di giovani direttori di gara. Le cause possono essere varie, dal disinteresse alla paura di mettersi in gioco. Al sud invece avviene l’esatto contrario, poiché la quantità di arbitri presenti è troppo alta rispetto al numero di partite in calendario. Insomma, chi troppo e chi niente. Il presidente sezionale Rosio ha proposto di estendere di qualche anno il limite d’età massimo. Così facendo, si potrebbe guadagnare tempo per reclutare nuove leve. È fondamentale migliorare la comunicazione, affinché si possa invogliare sempre più giovani a lanciarsi in questa attività”.
Avete discusso a proposito di una singolare idea riguardante la formazione dei giovani arbitri. Di cosa si tratta?
“Pensiamo che sarebbe interessante permettere loro di fare esperienza all’interno delle società sportive, arbitrando in quelle categorie in cui non sono previsti gli arbitri federali. Per coloro che frequentano il corso, proponiamo una sorta di tirocinio formativo all’interno delle squadre stesse, così che possano iniziare a interfacciarsi con il ruolo e con l’ambiente. Attraverso una collaborazione con le sezioni di riferimento, le società accoglierebbero gli apprendisti con l’obiettivo di sostenerli nel percorso di crescita. Siamo consapevoli del fatto che possano emergere complicazioni a livello assicurativo e burocratico, ma crediamo in questa idea”.
Concluderei con l’argomento che sta scuotendo l’intero sistema dilettantistico, ovvero l’abolizione del vincolo sportivo a partire dal 2022. A Saronno come avete reagito a questa decisione?
“Ci saranno i pro e i contro, come sempre. Sicuramente i cambiamenti che verranno attuati sulle contrattualizzazioni, alzeranno l’asticella dei rimborsi e di conseguenza sarà necessario ricercare nuovi fondi.
Per quanto riguarda il vincolo, non sono d’accordo con l’abolizione. Proporrei piuttosto cambi significativi nei regolamenti, andando quindi incontro ai bisogni di ambedue le parti. Il «libera tutti» è pericoloso tanto per le società, quanto per i ragazzi. Ci sono squadre che investono molti soldi nei settori giovanili, pertanto la cancellazione del vincolo potrebbe coincidere con la loro sparizione. I previsti premi di formazione saranno necessari, ma basteranno per coprire le spese? Voglio schierarmi anche dalla parte dei giocatori. Ci sono ragazzi che si sentono prigionieri di quelle società che non offrono loro spazio tra i titolari, ma al contempo non gli concedono la possibilità di potersi esprimere presso altri club. Sapere che molti di loro smettono prematuramente di giocare a calcio a causa di questa dinamica, infonde una certa tristezza. Se alle prime squadre venisse imposto di far giocare un determinato numero di giocatori cresciuti nei rispettivi settori giovanili, allora avrebbe ancora senso investire in essi”.
Dario Primerano