Giusto il tempo di assaporare il campo di Arsago, nemmeno una partita giocata all’attivo, ma la consapevolezza che anche quest’anno ci sarà una nuova ed avvincente avventura da affrontare con il solito spirito battagliero: mister Contaldo è tornato in pista e racconta a ruota libera ciò che pensa di questa situazione surreale.
“Siamo in guerra” sono le tre parole che ripete più spesso nel corso di questa intervista, vuoi per deformazione personale vuoi perché si tratta di un pensiero che descrive al meglio lo scenario attuale. “Siamo in guerra e per vincerla dobbiamo remare insieme nella stessa direzione” prosegue con convinzione assoluta.
Ma quanto al calcio poco prima che questa “bomba” scoppiasse di nuovo c’era stato un sì a seguito di una chiamata in cui la domanda/affermazione è stata piuttosto diretta: “Ad Arsago abbiamo deciso di cambiare e vogliamo te”. “Ed io che invece pensavo di aver appeso il fischietto al chiodo…certo è che mi hanno richiamato a Gorla e dopo due giornate ed è stato fermato tutto, mi hanno chiamato ad Arsago e non ho fatto nemmeno in tempo a giocare una partita…sarà mica colpa mia questo nuovo blocco?!” Prova a sdrammatizzare il tecnico di origine leccese
Come ti ha spinto ad accettare questa avventura?
“Il contatto è stato inaspettato, da quando la mia avventura con il Gorla è giunta al capolinea io non ho più messo piede su un campo da calcio, sono solo andato a vedere la sfida Cas – Lentatese su invito dell’amico mister Luciano Cau, per il resto sono rimasto ai margini convinto che sarei rimasto fermo, invece mi è stata proposta la guida dell’Arsaghese ed ho colto l’occasione, scendo un po’ a malincuore da una promozione che ho conquistato con le unghie e con i denti ma dall’altro lato vedo anche il bicchiere mezzo pieno, ovvero vedo una squadra che ha tutti i mezzi per prenderselo quel campionato”.
Che ambiente hai potuto assaporare negli unici due allenamenti vissuti con i tuoi nuovi giocatori?
“Ho visto i ragazzi due volte ed in due volte abbiamo parlato molto, sono partito con i miei soliti discorsi per tastare il terreno e per capire quanto la squadra fosse viva o meno, la risposta è stata ottima, ho a disposizione una rosa completa con tanta qualità e quantità, qualche giocatore lo conosco direttamente altri li conosco da avversari, ci saremmo presentati col San Michele con qualche defezione e molta voglia di rialzarci, peccato sia arrivato lo stop ma ci sarà tempo per giocare a calcio”.
Cosa pensi di questa situazione? Giusto a non giusto per te questo stop?
“Per me non c’è nemmeno da discutere, il calcio dilettanti è qualcosa che amiamo tutti, io per primo, ma non regge certo il confronto con il valore più elevato che è il valore della vita umana, lo ribadisco siamo in guerra, siamo in un momento molto delicato, Varese rischia di essere la nuova Bergamo di questa seconda ondata e l’ipotesi di un altro lockdown è altissima, tanti forse non se ne rendono conto ma basterebbe che si affacciassero negli ospedali della provincia per capire, quello a cui dobbiamo pensare oggi è tutelare al massimo la salute di chi può salvare vite, perché non c’è niente di più prezioso”.
In tanti si sono lamentati di questa decisione ma ancor di più non hanno apprezzato le modalità di ripartenza né i continui avvicendamenti.
“Il lunedì di solito siamo tutti allenatori: se avesse fatto quel cambio prima, se avesse fatto giocare x, se avesse tirato il rigore y…col senno di poi è tutto più facile, i tentativi fanno parte della vita e vanno fatti mettendo anche in conto il fatto che si possa sbagliare; c’era forse qualcuno a settembre che non sarebbe voluto ripartire? Adesso è facile lamentarsi, ma siamo in un paese in cui ci si lamenta di tutto, da chi ci governa a chi ci allena e così via”.
Seguendo questa linea immagino tu sia favorevole anche allo stop degli allenamenti individuali.
“Io credo che allenarsi individualmente sia possibile farlo anche per conto proprio in tutta sicurezza, le società possono anche aver attuato il protocollo proposto ma la garanzia di un contagio pari a zero non ce l’hai, anche perché non è tanto il discorso degli allenamenti quanto un discorso di logistica: ci si sposta da casa, si usano i mezzi pubblici, si dà un passaggio ad un compagno, il papà che accompagna il figlio si ferma al bar, poi scambia due chiacchiere con un amico, in tempi non sospetti sarebbe tutto lecito e normale, ma questi sono tempi di guerra e negli anni della guerra il calcio si fermò; apprezzo molto il lavoro di voi giornalisti perché fate sentire importanti ragazzi che lavorano in fabbrica 10 ore e che poi si divertono la sera su un campo da calcio, resta il fatto, però, che facciamo parte di un movimento chiamato calcio dilettanti”.
C’è un altro lato della medaglia ovvero il fattore economico. Le società hanno speso molti soldi per far ripartire questa macchina, cosa pensi debba fare la lnd?
“Se è vero che noi dobbiamo supportare chi prende decisioni in un periodo di incertezza assoluta, è vero anche il contrario è cioè che questi comitati garantiscano degli aiuti concreti alle società che hanno fatto sacrifici, vuoi iscrizioni gratuite il prossimo anno, vuoi incentivi, saranno formule che dovranno studiare con attenzione ma nemmeno di fronte a questo ci si può girare dall’altra parte”.
Tornando al calcio giocato l’ipotesi ora è una ripartenza in data 7 febbraio, credi sia plausibile?
“Credo e spero che questi mesi, gennaio compreso, bastino per contenere questa seconda ondata, ed il 7 febbraio mi sembra una data plausibile per ripartire, fermo restando che non penso proprio si possa farlo con questa formula, perché giocare ogni tre giorni a mio avviso sarà impossibile sotto ogni punto di vista così come stilare una serie di recuperi nel primo mese del 2021. Il campionato andrà ridotto o azzerando per ripartire con un unico girone e lasciare spazio a playoff e playout oppure concludendo l’andata per poi comunque lasciare spazio a playoff e playout, credo che ragionando in questi termini si possa portare a termine questa stagione”.
Ipotizziamo che vada tutto per il meglio e che effettivamente si torni a giocare il 7 febbraio, cosa dirai ai tuoi ragazzi dell’Arsaghese? Quali saranno gli obiettivi da lì in poi?
“Semplice, di vincerle tutte. Quando dico che voglio tornare in promozione non mento e mento ancor meno quando dico che per quello che ho visto questa squadra ha tutto per giocarsela fino in fondo, io qui ho trovato massima disponibilità a partire da ds e presidente, ho trovato gente alla mano, ho trovato ragazzi che hanno voglia di giocarsela e di fare bene, ho trovato una società organizzata, con delle belle strutture e dei bei progetti come quello della tribuna coperta che verrà realizzata prossimamente, mi pare che ci siano tutte le componenti per fare bene”.
Per chiudere: il movimento calcio dilettanti e più in generale il nostro paese, come usciranno da questa pandemia?
“Riemergeremo, non so quando ma riemergeremo, l’Italia è un paese che ce la fa sempre, o prima o dopo, bisogna avere molto più rispetto di tutto e di tutti e capire anche gli errori, ma ripeto la guerra la vinci solo se si va tutti nella stessa direzione”.
Mariella Lamonica