Walter Bressan, 342 presenze da professionista e a Varese dal 2011 al 2014 con 95 incontri disputati con la maglia biancorossa, è stato ospite di Michele Marocco e Mavillo Gheller ad “Aspettando con…”. Tra i vari temi trattati il suo periodo in biancorosso e la situazione attuale legata al Coronavirus.
“Era uno molto presente in campo e nello spogliatoio, esponeva la sua opinione tranquillamente e la sua personalità se la portava in campo. Era uno a cui piaceva osare”, così lo introduce Mavillo.
Che ricordi hai di quando eri a Varese?
“E’ stato un percorso cominciato, magari, in maniera non propriamente voluta nel senso che ero a Sassuolo ed ero convinto di rimanerci; dopodiché il Sassuolo ha preferito prendere altre strade e mi sono trovato agli ultimi due giorni di mercato in cui non c’era un’alternativa. Il mio procuratore mi aveva detto che c’era la possibilità di andare a Varese e ho accettato la sfida senza conoscere dove stavo andando ma leggendo i nomi, la storia che aveva avuto negli anni precedenti e la serietà nel volermi l’intuito mi faceva ben sperare. È partita così questa cavalcata e giornata dopo giornata ho trovato un gruppo spettacolare e vicinissimi ad un sogno che stavamo per toccare. Ad oggi non ho più riguardato quella partita con la Sampdoria. Sono immagini che mi fanno venire rabbia sotto certi aspetti ma anche orgoglio perché è stata un’annata incredibile. Sono anni che mi porto dentro sia come esperienza sia come valore, sono cresciuto in tanti aspetti e sinceramente forse è stata la fine della mia carriera giocata. Sono arrivato all’ultimo anno con tanti acciacchi. Poi ho finito a Chievo ma a Varese sono stati anni intensi”.
A livello di settore giovanile è più semplice questo discorso?
“Lì è ancora peggio perché finire oggi i campionati, per chi aveva investito per fare un certo tipo di campionato e per avere una certa classifica per poter essere favorito l’anno dopo, si trova a rifare tutto. Ad oggi non penso ci sia da prendere decisioni, bisogna prima uscire da questo periodo”. A cui segue il pensiero di Walter: “Oggi giorno con tutto quello che sta succedendo fare delle analisi penso sia difficile. Penso alle società e ai giovani che hanno i loro problemi e bisogna ripartire nel modo migliore e questo significa che deve finire tutto e poi si raccoglieranno i cocci e si proverà a ricostruire qualcosa”.
Finita l’avventura in prima squadra col Cagliari, doveva iniziare quella con la Primavera: “Il giorno dell’esonero arrivò Zenga con il suo preparatore dei portieri che allenava la primavera e questo settore quindi era rimasto libero. Per me non c’erano problemi a tornare a lavorare con i giovani. Sarei bugiardo a dire che mi sarebbe piaciuto rimanere con la prima squadra ma mi fa piacere essere con la Primavera, anche se sono stato fermato subito per tutta questa situazione”.
Che rapporto c’è con mister Maran?
“L’ho conosciuto a Varese, c’è sempre stato un bellissimo rapporto. So di essere riconoscente a una persona che non mi ha regalato niente e che mi ha dato lo spunto per capire che cosa volessi fare”.
Cosa ne pensi dello stato del Varese Calcio?
“Mi dispiace. Spero che possa rientrare con la serenità più grande nel calcio di livello e che dia un’immagine della Varese sportiva anche nel mondo del calcio”.
Com’è la situazione Coronavirus a Cagliari?
“Qui in Sardegna è tutto abbastanza contenuto, ci sono stati pochi morti. La zona più colpita è quella del nord. In totale ci sono 800 positivi. Non c’è la percezione di quello che sta succedendo a Milano e Bergamo. Se dovesse capitare qui una situazione come quella del nord Italia non ci sarebbero le strutture per poter arginare il virus”.
A livello di contratto come sei messo?
“Sono in scadenza il 30 giugno. Bisogna aspettare quello che succederà al mister perché faccio parte del suo staff. Il ruolo dei preparatori dei portieri non è così semplice. Sono sicuro che c’è la stima ma parlerò anche con il Cagliari. Ora questa non è la priorità”.
Michele Marocco e Mavillo Gheller