“Aspettando con…” completamente dedicata all’hockey su ghiaccio con i protagonisti dei due scudetti vinti dall’Hockey Varese nel 1987 e 1989. Ad accompagnare Michele ci sono, quindi, Flavio Faré, Matteo Malfatti e Davide Quilici.
Raccontateci i vostri ricordi riguardo i due scudetti vinti. “Sono state emozioni fortissime. Il legame con i ragazzi è rimasto tale come allora. La cosa che mi porto dietro con piacere è l’aver visto rinascere i tifosi che quest’anno sono stati sempre vicini alla squadra. Dopo il primo scudetto siamo tornati da Bolzano con 8-10 pullman di tifosi che ci hanno seguito fino a Varese”, ripensa Flavio.
Stesse emozioni per Matteo: “Quel periodo è stato uno dei più belli. Soprattutto il primo scudetto. Eravamo i più piccoli ma i ‘grandi’ ci facevano sentire importanti e parte integrante del gruppo”.
Dal Nord Carolina si aggiunge per un saluto anche Lele Villa, in terra americana da 5 anni dove è vicepresidente di un’azienda che produce chiavi e controlli di accessi per il mondo civile e industriale. Domanda d’obbligo quella relativa al Coronavirus: “Il quadro è variegato, nelle grandi città il problema è drammatico. La fortuna è che non ci sono così tante metropoli nel paese e in effetti in provincia il problema si sta vivendo in modo più calmierato”.
Parlando dell’Hockey Varese che momento della tua vita è stato? “E’ stata una parentesi forte e indelebile, soprattutto dal punto di vista umano. Le relazioni ce le portiamo ancora oggi nel cuore ed è come se non ci fossimo mai lasciati. Esperienza unica che gelosamente porteremo nel nostro cuore, per sempre”.
Parlando di progetti attuali Faré ci spiega il suo: “Dopo diverse esperienze nel mondo dello sport sto seguendo un progetto importante a Como, una società storica con una proprietà importante che stiamo cercando di rilanciare partendo dallo stadio. Dal giugno dell’anno scorso sono direttore commerciale della parte marketing del Como. Dispiace che Varese non sia nel panorama calcistico, come meriterebbe, ma non posso che augurarmi un derby negli anni avvenire”.
Uno spettatore chiede cosa ne pensano dell’attuale situazione dell’hockey italiano, anche in previsione delle Olimpiadi nel 2026. Risponde subito Davide: “Mancano gli impianti e i fondi quindi si fa quello che si può. Ogni anno c’è da organizzare l’annata successiva perché non c’è nulla di programmato e sinceramente non ci sono giocatori italiani a livello nazionale”. “E’ vero che facciamo sempre fatica, anche vedendo gli ultimi mondiali, ma non sono così pessimista – commenta fiducioso Matteo – Si è visto che con altre realtà più vicine alla nostra abbiamo sempre fatto buona figura”.
Una grossa parte degli scudetti di Varese è arrivata grazie ai tanti oriundi, a tal proposito citatemene uno che secondo voi ha inciso di più in quegli anni. Flavio: “Penso, a nome di tutti, che quello che abbia inciso più di tutti sia stato Jim Corsi. Se devo fare anche un altro nome, senza nulla togliere agli altri, direi Cesare Carlacci, incisivo nello spogliatoio ma anche con goal importanti”.Davide: “Mi associo su Jim, senza dubbio. Ne nomino altri due: Catenacci e Pat Micheletti che per me era fortissimo”.
Matteo riguardo alla prossima stagione dei Mastini cosa ci dici? “La questione sull’anno prossimo è un grande punto interrogativo perché anche la Federazione non ha certezze e ci sono tante valutazioni che sta mettendo sul tavolo. Con i ragazzi ci siamo lasciati con l’obiettivo di portare a termine quello che non siamo riusciti a fare quest’anno. Il gruppo era stato fatto proprio per vincere qualcosa e ci vorremmo rifare”.
Si passa a ricordare Bryan Lefley, allenatore scomparso in un incidente stradale
Davide: “Con lui è stata la mia migliore annata, in assoluto. È stato il top degli allenatori”. A cui si accompagnano le parole di Flavio: “A livello professionale fu un grande allenatore che ha messo insieme forse la squadra più forte mai vista a Varese”.
Michele Marocco e Mavillo Gheller
testo a cura di Roberta Sgarriglia