Tanti ospiti protagonisti di un’altra puntata di “Aspettando con…”. In compagnia di Michele e Mavillo ci sono Mattia Rinaldini, ex centrocampista che ha collezionato 150 gare tra i professionisti, tra cui 41 con la maglia del Varese, dove vi è rimasto dal 2001 al 2004, Emiliano Dei, ex portiere che ha in cassaforte 517 gare e al Varese dal 2002 al 2004 con 66 presenze, Walter Mirabelli, ex attaccante, 545 gare tra i professionisti, a segno 174 volte e a Varese nella stagione 2002/2003 10 e Sasà Avallone, che ha giocato 430 gare tra i professionisti vincendo anche una Coppa Italia e una Coppa Uefa con la Juventus, 56 volte in veste biancorossa dal 2002 al 2004. Da Copenaghen giunge il saluto anche di Lennart Lynge Larsen che a Varese ci è stato solo sei mesi: “Varese è nel mio cuore e i compagni di allora sono ancora importanti oggi. Lavoro a Copenaghen come ingegnere, che si avvicina al calcio perché è pure un lavoro di squadra”.

Si lascia spazio ai ricordi biancorossi… Sasà: “A Varese sono stato bene sia dal punto di vista della città sia della gente ma calcisticamente sono arrivato forse nel periodo meno appropriato perché la società aveva dei problemi. Tuttavia, dal punto di vista logistico è stata un’esperienza eccezionale. Ho conosciuto persone fantastiche. C’era la possibilità di rimanere ma gli è eventi sono andati male e mi sono trasferito a Salerno”.
Passando alla parentesi del periodo in bianconero, riprendendo la vittoria della Coppa Uefa 1989-1990: “Giocare un pezzetto della finale di ritorno contro la Fiorentina e averla vinta è stato il momento più importante della mia carriera. Devo dire che le soddisfazioni maggiori le ho avute con altre categorie dove ho giocato di più ma è stata un’appendice molto significativa”.

Walter, arrivavi con una carriera alle spalle importante e a Varese, soprattutto all’inizio, non andò tutto bene: “Mi sono fatto male subito a Pistoia e da lì per tre mesi ho avuto un grave infortunio. Sono venuto a Varese perché ricordo che c’erano un sacco di giocatori che conoscevo. In quel periodo c’erano grossi problemi di struttura, eravamo un gruppo di 45 persone e non era facile gestirlo. Dopo c’è stata tanta Cremonese. Tre anni bellissimi”.

Emiliano Dei: “Devo ringraziare Sasà se ho conosciuto questa realtà perché ha speso belle parole per me e pure io avevo l’idea di rimanere purtroppo le situazioni sono cambiate strada facendo. È un dispiacere enorme che mi porto dentro, nel senso che è una piazza bellissima, purtroppo siamo capitati in una fase sfortunata ma rimane questa amicizia con gli altri ragazzi e il ricordo di un gruppo che in mezzo a tante difficoltà si è sempre comportato correttamente.
Più volte era stato richiesto, da parte della squadra, un incontro con tutta la società ma questo non accadde mai e alla fine tutto andò sottosopra. Da parte nostra credo che non ci sia nulla da rimproverare”. Raccontaci della tua esperienza col Milan. “L’anno scorso ero l’allenatore dei portieri degli U16. Quest’anno sono tornato alla Spal sempre come preparatore dei portieri”.

Mattia, arrivavi dalla primavera del Milan e per te Varese doveva rappresentare il lancio della tua carriera, che alla fine è stata importante
“Certo è stata una tappa fondamentale e al di là di quello che ho lasciato fuori dal campo gli affetti sono rimasti. Se avessi avuto 20 anni fa la testa che ho ora le cose potevano andare diversamente perché non ho saputo sfruttare le doti che mi avevano dato a disposizione. A 26 anni ho deciso di smettere col calcio professionistico, sono sceso di categoria e mi sono avvicinato a casa, infatti oggi sono il direttore del circolo del golf di Faenza”.

Michele Marocco e Mavillo Gheller
testo a cura di Roberta Sgarriglia

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