Buon sangue non mente. E patronimico non inganna. Se ti chiami Matteo Battistini, l’eredità non può essere un dettaglio. Certamente, non può rappresentare una coincidenza se è vero che del padre Sergio (346 presenze e 32 reti in A con Milan, Fiorentina, Inter e Brescia oltre a 2 Coppe Uefa con i nerazzurri nei ruggenti anni ‘90), il difensore biancoblu ha ricalcato la traiettoria tecnica: “Siamo partiti entrambi come centrocampisti per poi arretrare a difensori centrali. E’ curioso”. Tutto molto edipico. Ma nessun complesso: “Tutt’altro che un peso. Anzi, solo grandissimo orgoglio. Mi è sempre vicino, viene a vedere tutte le mie partite. E ogni tanto mi dà anche qualche consiglio. Quale? Beh, qualche anno fa mi aveva spronato a lavorare sulla velocità. Ero troppo macchinoso. Mi sono impegnato tanto su quell’aspetto. E poi la marcatura. Come muovermi, come sfruttare la posizione, come usare il corpo e andare a contatto. Da fuori possono sembrare piccoli particolari. In campo, invece, sono determinanti”.     

Qualche scorciatoia per la tua carriera di calciatore? 
“Nessuna. Mai. Mio padre mi ha sempre seguito a distanza. Senza entrare nel merito delle mie scelte”.  

Passiamo alla strettissima attualità. La Serie C in qualche modo ripartirà. Anche solo per playoff e playout. Soluzione logica?
“Aspettavamo tutti novità per giovedì e non sono arrivate. Resto dell’idea avrebbero dovuto sospendere tutto. Alla ripresa, sarà una stagione a parte. Senza nessun legame con quello che è stato prima. Forse lo dico perché la Pro Patria alla data dello stop era in una posizione tranquilla. Ma credo che fosse anche lo sbocco più giusto”.  

Ipotesi di scuola. Cosa penseresti se anche la Pro Patria fosse coinvolta in qualche modo nello scenario playoff?   
“Sarebbe stimolante. E’ indiscutibile. In quel caso non ci sarebbe nessun problema a ripartire. Personalmente credo di aver mantenuto una buona condizione di forma in queste settimane”. 

Trascorse però lontano da Busto…
“Giocoforza in Toscana. Scaduto il contratto di affitto, sono tornato a casa. E’ uno dei problemi che molti, come me, dovrebbero affrontare alla ripresa. Trovare un alloggio solo per un paio di mesi”. 

Hai fatto riferimento alla classifica tranquilla all’atto della serrata. Posizione che giustifica un bilancio positivo dell’annata?  
“Senza dubbio. Abbiamo mantenuto lo standard di prestazione richiesto. Non perdendo mai di vista l’obiettivo salvezza. Credo che se avessimo giocato l’ultimo scorcio di stagione, l’avremmo fatto con più spensieratezza. Chissà, magari togliendoci anche qualche ulteriore soddisfazione”.  

Il tuo climax stagionale nella trasferta di Gozzano?
“Una domenica davvero particolare. Sotto 2-0, il rigore causato da me e parato da Tornaghi, il mio gol del 2-1, un’altra rete sfiorata fino al 2-2 di Le Noci sulla sirena. Chiaramente la gara che più resta impressa nella memoria”.

Arrivato per fare il perno centrale nella difesa a 3, prima Zaro e poi Lombardoni hanno forzato il tuo shift a destra. Evoluzione tecnica che ti soddisfa?
“Faccio una premessa. Nelle mie precedenti esperienze a Carrara e Piacenza ho sempre giocato da centrale nelle difesa a 4. Quindi, qualunque posizione nel 3-5-2 per me rappresentava una novità. All’inizio c’è voluto del tempo per interpretare al meglio quello che chiedeva Javorcic. Credo che alla fine il lavoro abbia pagato. Quest’anno ho giocato quasi sempre (20 presenze, 19 da titolare, ndr). Ho fatto panchina solo nelle ultime giornate (4 delle ultime 6, ndr). Nell’arco di una stagione ci può stare”.  

Con il contratto in scadenza al 30 giugno, sei uno dei tantissimi precari della Serie C. Orizzonti futuri? 
“Non c’è stato modo di parlare con la società. Non è il momento. Per via delle incertezze rispetto a quello che accadrà. Tra l’altro non ho procuratore. Essendo scaduto il rapporto con quello precedente. Non conosco il mio futuro. E’ ancora presto per saperlo”.    

A proposito di conoscenze, quella con il DS Turotti è datata dai tempi della Carrarese. Il suo tratto distintivo? 
“Onesto e diretto. Senza peli sulla lingua. Non parla molto. Quando lo fa, sa andare dritto al punto”.

Sempre in tema di chi vorrebbe scrutare nel proprio futuro, è impossibile non citare Javorcic. Vuoi fare tu le carte allo spalatino? 
“E’ un mister giovane. Farà carriera. Ne sono certo. E’ uno che non molla mai di un centimetro. Neppure in allenamento. I risultati ottenuti in questi ultimi anni alla Pro Patria parlano per lui. Sono sicuro che lo vedremo ad alto livello a breve”.  

Le tue icone tecniche?
“Sergio Ramos, Virgil van Dijk, Thiago Silva. Per chi gioca nel mio ruolo, oggi i riferimenti sono quelli”.  

Giovanni Castiglioni

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