Passano le settimane ma non sembra cambiare il trend che ha portato il coronavirus a far sospendere tutte le manifestazioni e attività sportive. Federico Randon, mediano della Besnatese, racconta come sta passando questo periodo di quarantena in casa, tra la preoccupazione per il virus e quella di non poter tornare più in campo fino a settembre.
Come stai dopo tanto tempo fermo da ogni attività?
“A livello fisico e personale sto bene, a livello emotivo meno. Siamo fermi dal 7 marzo da tutte le attività, data dell’ultima amichevole che abbiamo fatto, poi il decreto ha bloccato tutto, giustamente, e ora sono qui in casa, senza neanche la possibilità di uscire a correre ogni tanto. E’ veramente una situazione surreale, mai avrei pensato di viverla ed adeguarsi alla quotidianità di adesso è davvero dura”.
Come passi le tue giornate?
“Studio e cerco, per quanto sia possibile, di tenermi in allenamento. Faccio addominali ed esercizi fisici che rispecchiano un po’ quella che è la scheda di allenamento che la società ci ha lasciato per questo periodo, chiaramente tutta quella che è l’attività fisica da fare all’aperto salta, ma adesso è giusto così”.
Quanto ti manca il campo da gioco?
“Mi manca moltissimo. La cosa più difficile è pensare in prospettiva che potrei non mettere più piede su un campo di calcio fino alla nuova stagione, è straziante. La situazione impone delle misure di sicurezza però che superano ogni passione personale e collettiva a livello di sport, dobbiamo accettarlo. Mi innervosisco quando vedo gente ancora in giro a correre o le mega file ai supermercati, sembra che le persone non vogliano rendersi conto della gravità del momento, ed è una cosa inconcepibile”.
Pensi che sia possibile una ripresa delle attività a maggio?
“Penso proprio di no. Non ci sono le condizioni per riprendere secondo me. Lo dico a malincuore, perché vorrebbe dire aver battuto il virus, ma penso che solo le serie maggiori come Serie A e Serie B potranno ricominciare, forse. A livello di squadra poi era un’annata importante per noi, eravamo terzi a meno un punto dalla seconda in classifica, stavamo andando molto bene e anche per questo mi dispiace”.
A livello societario quanto pesa questa situazione?
“Per quanto ne so pesa molto. La nostra è una società che fonda anche tanto dei suoi introiti annuali, con cui finanzia poi la sua attività e quella della nostra prima squadra, con gli incassi della festa di fine anno. Purtroppo di questo passo non sarà possibile fare la festa è quindi anche la prospettiva per la prossima stagione diventa incerta. Mi auguro che si risolva tutto per il meglio”.
So che tu alleni anche un gruppo di bambini, come vivono loro questo momento?
“Alleno il gruppo dei 2001. Mi dispiace moltissimo per loro, perché era un anno importante per crescere, passavano dal calcio a 5 a quello a 7 ed è fondamentale in questa fase di transizione crescere a livello mentale di conoscenza del gioco e soprattutto a livello tecnico, che è la cosa più importante per loro in questo momento, la crescita tecnica, il contatto con il campo e con la palla. Poi so anche quanto le famiglie debbano sacrificarsi ora per poter seguire i figli tutto il giorno a casa, non è facile conciliare questo con il lavoro e anche a loro va il mio più sincero augurio che tutto si risolva al meglio”.
Alessandro Burin