In un momento di emergenza e sofferenza per tutto il territorio lombardo, ascoltiamo la voce di Osvaldo Tonelli, storico dirigente dell’Us Bosto, tra le società di riferimento nel panorama del calcio giovanile nostrano.
Nella sua lunga esperienza nel mondo del calcio c’è mai stata una situazione di blocco della attività avvicinabile a quella attuale?
“No, non c’è stato nessun momento che può essere paragonato alla situazione attuale. Non c’è un vissuto che mi possa avvicinare a quello che stiamo vivendo in questo periodo”.
Come vi siete comportati nel periodo in cui il quadro legislativo lasciava spazi allo svolgimento degli allenamenti?
“Abbiamo subito bloccato l’attività di base, mentre siamo andati avanti, nel rispetto dei criteri richiesti, fino a quando è stato possibile, ad allenarci con le squadre del settore agonistico e prima squadra. Poi, ovviamente, con il decreto del 08 marzo abbiamo fermato tutto”.
Vede possibile la ripresa delle attività, allenamenti e disputa dei campionati?
“Lo spero perchè vorrebbe dire che tutto si è riavviato, che la vita ha ripreso a fare il suo corso normale. La situazione attuale non lascia ben sperare. Il calcio, quello dilettante e giovanile, è un movimento di rilevante importanza sociale, educativa e anche economica e, proprio il calcio, potrebbe essere uno degli ambiti protagonisti del ritorno graduale alla normalità”.
Ha avuto modo di farsi un’idea sui provvedimenti a favore delle società e associazioni sportive previsti nel decreto del 17 marzo?
“È un segno di vicinanza, l’importante che quanto previsto adesso e nei futuribili e auspicabili interventi di sostegno da parte delle istituzioni, siano di facile accesso. Per tutte le società sportive la situazione economica non è facile, mancano i versamenti delle quote dei tesserati del settore giovanile di questo trimestre e, molto probabilmente, verranno a mancare gli introiti dei tornei primaverili”.
Quali criteri dovranno guidare il movimento calcistico alla ripresa?
“Questa esperienza, meglio questa tragedia che stiamo affrontando, mi auguro possano essere un’occasione per riformare il sistema calcistico e far nascere qualcosa di positivo. I protagonisti penso e spero potranno essere i ragazzi che in questo momento hanno 15-20 anni, i quali, spesso troppo protetti dalle famiglie, stanno vedendo che nella vita ci sono le difficoltà, ci si trova ad affrontare anche le cose negative. Ecco, se questi ragazzi, al termine di questa brutta esperienza, sapranno trarre un’insegnamento di vita per il futuro, riscoprendo il valore del rispetto e capendo che nella vita non si può sempre avere tutto quello che si vuole e tanto meno avere tutto senza fatica, allora potranno essere protagonisti di un rinnovamento, anche del movimento calcistico che, come sempre è un’espressione della nostra società”.
Marco Gasparotto