Il sorriso natalizio di ritorno da Lavagna non ha comunque permesso al Città di Varese di passare il Natale che la dirigenza si aspettava lo scorso 24 luglio, quando è ufficialmente iniziata la nuova avventura in Serie D dei biancorossi. Il Covid, la preparazione a singhiozzo, recuperi, rinvii, l’esonero di Sassarini e l’arrivo di Rossi, tutta una serie di concause che si traducono in un esito impietoso: Varese ultimo insieme al Fossano con soli 5 punti. Analisi riconosciuta e amaramente condivisa dal ds Gianni Califano che senza mezzi termini conferma: “Considerando tutto ciò che è successo, nessuno si aspettava una classifica del genere. Per guarire conosco una sola medicina: guardare al futuro e credere nel lavoro quotidiano. La nostra bravura dovrà consistere nel fare di necessità virtù, ripercorrere gli errori commessi da parte di tutti e dare delle risposte: poche parole e tanti fatti. Io ho sempre reagito così nella mia carriera anche perché m’immedesimo nei tifosi che, alla lunga, si stancano dei bei discorsi senza un riscontro effettivo sul campo”.

Non è bello parlare di “alibi”, ma il fatto di aver costruito una squadra da zero pesa ancora? La sensazione è che il potenziale di questo Varese sia ben lontano dall’essere espresso…
“Io sono estremamente convinto del fatto che la squadra può esprimere ancora tanto, ma al momento la classifica dice che siamo ultimi; non so se sia un bene pensare che il potenziale debba ancora essere messo in pratica o se questo significhi solo che la squadra ha qualche lacuna. Ovviamente quando si costruisce una squadra da zero ci sono delle difficoltà e meno errori si fanno meno problemi si hanno: i fatti dicono che abbiamo fatto qualche errore, stiamo cercando di rimediare sul mercato inserendo i giusti tasselli e i ragazzi dovranno poi dare delle risposte sul campo. Servono entusiasmo, serenità, rabbia e umiltà: solo trovando il giusto equilibrio si potrà risalire la china”.

Equilibrio che finora è mancato. Si aspettava, ad esempio, il crollo casalingo contro il Vado dopo il 4-0 di Fossano?
“Inspiegabile. Quello che più mi preoccupa è il passaggio da partite giocate più che discretamente a blackout totali. C’è un’alternanza pazzesca tra alti e bassi: nella settimana in cui abbiamo affrontato Imperia, Caronnese e Fossano avremmo meritato molto di più, e non capisco come sia stato possibile regredire fino alla prestazione contro il Vado. È superfluo, comunque, sottolineare che con le belle prestazioni non ci facciamo nulla perché per lavorare con più serenità servono i punti”.

Ogni reparto ha avuto le sue problematiche: dalla sterilità dell’attacco alla poca fisicità del centrocampo, passando per una difesa non sempre impeccabile. Secondo il suo parere uno di questi aspetti ha influito maggiormente oppure il problema è dato dall’insieme di tutto ciò?
“Sono totalmente d’accordo con l’analisi, ma al tempo stesso in disaccordo: per come vedo io il calcio se un attaccante sbaglia un gol davanti alla porta è tutta la squadra ad averlo sbagliato, e se il portiere subisce un gol è la squadra ad averlo preso. Quando giocavo facevo tanti gol perché avevo una squadra che mi sosteneva e, viceversa, quando io ero in difficoltà anche il resto del gruppo lo era. Il dato oggettivo sono i 5 punti in classifica, che ci dimostrano l’esistenza di lacune che devono essere colmate. Sapevamo di non aver in squadra il bomber da 20/25 gol stagionale, ma la nostra idea era di costruire un attacco con gente in grado di portare a casa 8/10 gol a testa; purtroppo ad oggi non abbiamo avuto ragione. Noi abbiamo bisogno di trovare i gol e di non prenderli: ad eccezione di Fossano, amichevoli comprese, abbiamo subìto almeno un gol in tutte le uscite. Il centrocampo non è fisico, vero, e chi come Scampini e Romeo poteva dare muscoli è stato fuori a lungo, ma ho visto vincere tante squadre con una mediana tecnica e fisicamente debole. In ogni caso mancava questa caratteristica e l’abbiamo trovata in Gazo, anche se è la squadra nel suo insieme a dover fare di più: io credo in questi ragazzi”.

Parlando di attaccanti, visto che ne sa qualcosa, ritiene che qualcuno degli attuali giocatori in rosa abbia le caratteristiche del Califano giocatore? A prescindere da questo, in cosa devono migliorare?
“Nessuno di loro vive per il gol. Io, molto spesso, ero odiato dai compagni di squadra perché vivevo letteralmente per segnare: avevo una fisicità diversa e lavoravo di furbizia, ma credo che questo tipo di cattiveria agonistica sia una qualità innata per cui o ce l’hai o non ce l’hai. Come ho detto prima nessuno di loro ha mai fatto 15/20 gol stagionali in carriera ma questo non significa non poter ottenere risultati: a me è capitato di vincere campionati segnando appena undici gol, insieme ai tre del mio vice, perché eravamo una squadra costruita diversamente che appena segnava l’1-0 si chiudeva e portava a casa il risultato con grande spirito di sacrificio. A Lavagna potevamo chiudere la partita sul 2-0 e in un altro momento l’avremmo vinta tranquillamente, ma abbiamo subìto il pareggio e rischiato di perdere. In ogni caso ho visto da parte di tutti la voglia di fare il risultato e questo è il primo passo: la squadra deve essere corale in tutto perché ognuno deve cercare il gol e ognuno deve proteggere la sua porta”.

Non voglio soffermarmi sull’esonero di Sassarini e del suo vice Cortinovis perché in merito a questo si è già espresso chiaramente alla presentazione di mister Rossi, ma volevo chiederle: con il cambio in panchina hai visto una scossa da parte del gruppo?
“Sassarini è un professionista serio e un grandissimo allenatore; purtroppo, e qui dico una cosa scontata e retorica, quando le cose non vanno la testa dell’allenatore è la prima a saltare. Come ho ricordato in passato l’esonero è stato un fallimento da parte nostra anche se è servito per dare un segnale: Rossi è un allenatore diverso, esperto, e abbiamo pensato che fosse il nome più adatto per ricaricare questa squadra. Servono due o tre risultati utili consecutivi per sbloccarci, soprattutto in casa, e per ottenerli occorre la cattiveria e la convinzione nell’andare a cercarli”.

A tal proposito il “Franco Ossola” sembra stregato: quattro sconfitte su quattro partite, zero gol fatti e sette subìti. A cosa è dovuto questo “blocco”?
“Sono numeri impietosi, anche perché solo contro la Caronnese abbiamo giocato l’unica partita degna di nota. In casa ci vuole maggiore serenità per qualsiasi giocata, anche per un semplice tackle. In trasferta si è visto qualcosa, mentre in casa davvero poco… eppure ci sono ragazzi esperti che hanno vinto qualche campionato di Serie D e giocato in Serie C: abbiamo bisogno di un risultato importante in casa e contro l’Arconatese, per quanto sarà difficile, dobbiamo assolutamente vincere”.

E’ stato calciatore e sa benissimo cosa si prova; quanto è difficile sbloccarsi a livello mentale e come può il Varese uscire da un momento così difficile?
“A volte il peso della maglia è inspiegabile perché quando giochi a casa tua, e ci tieni davvero, la vivi inconsciamente in maniera diversa. A me è capitato con il mio Giulianova, mentre a Catania ho fatto male e se tornassi indietro rimedierei ad ogni costo: la maglia pesa? Vuol dire che dobbiamo cambiare e reagire. Io ho sofferto molto quando ho smesso di giocare e ad oggi rimpiango anche i momenti più brutti, per cui quello che voglio dire ai ragazzi è di godersi ogni singolo istante perché il calcio è lo sport più bello del mondo e bisogna viverlo con serenità. La differenza tra la Serie D e la C, e in qualche caso la Serie B, sta nella testa con cui si affronta ogni momento: serve quella «serenità cattiva» per cui a tu per tu col portiere segni e, in difesa, l’attaccante avversario lo fermi. Se tiri cinque volte e sbagli sempre non puoi appellarti alla sfortuna”.

Capitolo mercato. Rossi era arrivato puntando sul 4-3-3 ma a Lavagna abbiamo visto un ritorno al 4-2-3-1 per cui questa squadra era stata costruita. Dopo l’arrivo di Gazo che va a rinforzare il reparto probabilmente più in difficoltà, quali altri movimenti dobbiamo aspettarci? La rosa sarà sfoltita?
“Mi viene amaramente da sorridere quando si parla di sfoltire la rosa perché sono nel mondo del calcio da abbastanza tempo per sapere come funziona: se avessimo fatto più punti tutti avrebbero elogiato il fatto di avere tante frecce al nostro arco, ma purtroppo così non è. Ritengo che la nostra rosa possa adattarsi ad ogni modulo: i numeri contano fino ad un certo punto, e il mister a tal proposito ha dimostrato grande elasticità, perché sono i principi di gioco a fare la differenza. Detto questo, sicuramente andremo a sfoltire laddove servirà e inseriremo con attenzione le pedine necessarie”.

Una pedina potrebbe essere Ebagua? Invece, Fall e Simonetto possono già essere considerati ex-biancorossi?
“Stiamo valutando ogni situazione. Stiamo monitorando Ebagua giorno dopo giorno durante gli allenamenti e ci riserviamo ancora qualche giorno prima di decidere. Simonetto ha dimostrato grande maturità e rispetto nei nostri confronti, quindi decideremo a breve il da farsi; per quanto riguarda Fall le offerte non mancano e speriamo di trovare insieme a lui la soluzione migliore”.

In panchina accanto a Rossi c’è un certo Neto Pereira; è tornato Gazo e forse tornerà anche Ebagua. Con il mercato invernale state cercando di ricostruire un senso di appartenenza ai colori biancorossi?
“Quando abbiamo iniziato a costruire questa squadra con Andrea (Scandola, ndr) e mister Sassarini cercavamo in primis ragazzi “più locali” e, a tal proposito, due elementi fondamentali erano Viscomi e Disabato anche se Donato, purtroppo, ha giocato solo una partita prima di infortunarsi. In ogni caso è chiaro che ragazzi con un passato importante in questa piazza possono trasmettere serenità e senso di appartenenza alla maglia, perché loro stessi in primis sono mentalmente riusciti ad affrontare la stessa pressione in passato”.

Per concludere, qual è il suo augurio per il 2021 del Città di Varese?
“Spero che tutti stiano bene, che tutti guariscano, che finisca questa pandemia. Restando nell’ambito calcistico mi auguro che ognuno, io in primis, dimostri di meritare questa categoria, questa occasione e questa magnifica piazza”.

Matteo Carraro

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