Appena tre mesi di Ardor Lazzate e poi, freno a mano d’obbligo e avventura già interrotta: Matteo Candolini, difensore classe ’90 con alle spalle 3 campionati vinti (di cui due in serie D) e con esperienza anche nella serie C spagnola e nella serie D inglese, racconta la sua scelta di cambiare aria a dicembre e questo blocco causa covid-19 che ha stoppato l’inizio di un promettente cammino.
La scorsa estate, dopo la stagione alle Sestese, la scelta era ricaduta sull’eccellenza piemontese, nello specifico sullo Stresa, ma qualcosa non ha funzionato.
“Per me Stresa era un ritorno, ma non ero abituato ad allenarmi di sera e ho iniziato a patire un po’ anche l’impegno, la distanza, visto che sono di Olgiate Comasco, insomma una serie di circostanze che mi hanno spinto a cambiare“.
A dicembre la chiamata dell’Ardor Lazzate, ancora eccellenza ma questa volta girone A, un girone che conosci piuttosto bene. Come mai questa scelta?
“Avevo qualche offerta ma alla fine la mia scelta è ricaduta su questa società per il progetto, l’Ardor Lazzate si è ritrovato in una situazione non facile, era partito con altri obiettivi ed invece a dicembre c’è stato un cambio radicale per invertire la rotta, mi sono fidato delle persone con cui ho parlato ed ho scelto questa squadra per fare un grande girone di ritorno“.
Ed in effetti la strada imboccata sembrava quella giusta: un po’ di altalenanza, ma l’Ardor ha conquistato anche punti pesanti…
“Su tutti direi la vittoria con il Verbano, una vittoria importante con quella che era allora la prima della classe, ma al di là di quel successo penso che stessimo lavorando per trovare la quadra fino a rendere completa la rincorsa playoff“.
Ardor a quota 29 punti, meno tre dall’ultimo posto utile per la post season, il vostro campionato si è fermato qui…
“Che grande rammarico, che peccato, viviamo in una situazione davvero irreale…ovviamente la salute viene prima di tutto e tutti ma guardando il lato calcistico fa male fare i conti con un campionato interrotto così bruscamente“.
Qual è secondo te lo scenario futuro? Pensi che questa stagione troverà nuovi sbocchi?
“La mia speranza è quella ovviamente, anche perchè se si andasse avanti con il campionato significherebbe aver vinto sul covid-19, però se devo essere realista io penso che gli unici campionati che verranno conclusi saranno quelli professionistici, quindi fino alla serie C, mentre nel mondo dilettantistico verrà annullato tutto“.
E se invece così non dovesse essere che finale di stagione sarebbe?
“Super avvincente perchè si tratta di un girone tosto, credo che in Lombardia la qualità sia sempre stata più alta che in Piemonte, e per quanto ho potuto vedere e constatare, oltre il Busto 81 che mi ha impressionato più di tutte, questo girone mi è parso equilibrato ed imprevedibile, speriamo davvero di poterlo concludere“.
Come state vivendo questo momento tra voi ragazzi? Non potendovi vedere si viaggia a videochiamate e messaggi…
“Sì ci sentiamo sempre, noi che giochiamo a calcio e che condividiamo la stessa passione dal punto di vista sportivo ci capiamo di più, si passa dallò sfottò all’incoraggiamento, non è facile per nessuno“.
Andiamo un po’ più in là con la mente: come ti vedi fra 10 anni? Cosa farai “da grande?”
“Da qualche tempo ho iniziato a collaborare con i miei nell’attività di famiglia, quindi diciamo che dopo tanto viaggiare ho deciso di stabilirmi qui, sicuramente mi vedo ancora nel mondo del calcio, ma non come mister, non ho pazienza anche se…” Anche se? “Anche se devo dire che il calcio spagnolo mi ha affascinato molto, ci si diverte di più, c’è più possesso palla, magari un’esperienza da allenatore in Spagna potrei concedermela“.
E invece come vedi il tuo futuro più immediato? Quale sarà la prima cosa che farai non appena si potrà tornare a giocare a calcio?
“Mi manca tantissimo lo spogliatoio, stare con i compagni lì dentro, ma penso che la prima cosa che farò sarà mettermi gli scarpini e sorridere, se è vero che stiamo parlando di un gioco, è vero anche che stiamo parlando del gioco più bello del mondo”.
Mariella Lamonica