Due anni così, incredibili, non si possono dimenticare. La parabola in neroverde di Nicolò Bigioni è stata una delle più floride di sempre. Approdato al “Provasi” a gennaio 2018, la con Castellanzese ha raggiunto la salvezza al primo anno in Eccellenza, per poi sbaragliare la concorrenza l’anno dopo, conquistando per la prima volta nella propria storia la Serie D. Per il capitano però è tempo di cambiare: dire addio alla maglia neroverde e abbracciare un nuovo progetto, quello dell’Ardor Lazzate.

Dopo due anni e mezzo, cosa ti ha portato a dire addio alla Castellanzese?
“Ci stavo pensando da tanto tempo. Mi sarebbe piaciuto rimanere, se non finire la carriera a Castellanza, ma da un po’ sentivo il bisogno di dover cambiare. Ho compreso di aver concluso il mio ciclo e di avere necessità di trovare stimoli nuovi. Questo non toglie tutto il buono che ho fatto con la Castellanzese”.

Cosa ricorderai di più di questi due anni?
“Sono stati due anni e mezzo fantastici. Ho trovato una società che è prima di tutto una famiglia. Dai magazzinieri a chi ci lavava il materiale di allenamento. Il ricordo più bello è senza dubbio il triplice fischio a Vigevano per concludere un’annata speciale che ci ha portato a vincere l’Eccellenza. Ma anche il primo anno, quando sono arrivato a dicembre 2017, abbiamo fatto un filotto di vittorie incredibili. E poi il ritorno in Serie D per me e per la prima volta per la società. Ho solo ricordi positivi, non posso dire altro. Essere stato capitano della Castellanzese è stato un onore”.

C’è un altro dato che ti lega alla storia della Castellanzese: è tuo primo gol neroverde in Serie D a Levico. Come ti è venuto quel pallonetto?
“Ricordo che era stata partita difficile, persa poi 2-1, ma ci poteva stare per essere la nostra prima partita in D. Eravamo sotto di due gol e stavamo cercando di reagire. Ero riuscito a rubare palla al limite dell’area, quindi mi sono girato, ho intravisto il portiere che era uscito. C’era spazio e ho provato ad alzarla leggermente, poi è uscito un pallonetto che per fortuna è entrato in porta. Peccato che non sono riuscito a godermi quel gol per via del risultato”.

Ripensando alla tua avventura in neroverde, senti di avere qualche rimpianto?
“Lascio senza rimpianti, ho fatto il massimo e mi è stato riconosciuto sempre”. 

Chi era Nicolò Bigioni che entrava al “Provasi” due anni e mezzo fa? E chi è oggi il Nicolò Bigioni che lascia lo stesso stadio e la maglia neroverde?
“Sicuramente ne esco più forte di prima. Arrivavo a Castellanza dopo un’esperienza non felicissima in Piemonte, avevo voglia di riscatto e a distanza di due anni e mezzo torno in Eccellenza la categoria dove avevo cominciato, con una consapevolezza diversa. Con un anno in Serie D da protagonista, con un peso specifico di responsabilità e maturità diverso. Sono grato alla Castellanzese, alla famiglia Affetti, a Giovanni Canestrale che mi portò in neroverde e il direttore Asmini che ha creduto in me fin dall’inizio”. 

Comincia dunque un nuovo capitolo della tua carriera. Cosa ti ha convinto a trasferirti a Lazzate?
“Per gli impegni tra studio e lavoro che ho, l’unica squadra per cui sarei rimasto in Serie D sarebbe stata la Castellanzese. Finita l’avventura lì, ho preferito scendere di categoria e conciliare meglio il mio tempo e i miei spazi. Conoscevo il ds dell’Ardor Lazzate, Marco Proserpio, abbiamo fatto una chiacchierata e ho capito che gli obiettivi erano gli stessi. La soluzione mi è sembrata ottima sia per me che per gli altri.”

Cambiare squadra, ambiente, spogliatoio dopo due anni non è facile. Come ti aspetti la tua nuova squadra, l’Ardor Lazzate?
“Quella è sempre un po’ la sensazione che si ha quando si cambia squadra. Non conta il tempo ma cosa hai condiviso con i compagni che ti conoscono da tanto. Poi inconsciamente quando arrivi in un ambiente nuovo fai sempre quel qualcosa in più per dimostrare che vali, perché hai lo stimolo giusto ci vuole. Mi aspetto di trovare un gruppo sano che è la cosa più importante per fare bene in queste categorie”.

Pensi che in qualche modo ci potrà essere ancora spazio per la Serie D nella tua vita sportiva?
“Quella scelta l’avevo già fatta quando lasciai Carate Brianza. Mi ero ripromesso di scegliere qualcosa di diverso dalla Serie D. Anche perché mi ero iscritto a osteopatia. Ma poi le situazioni mi hanno portato verso una direzione diversa. Insomma, anche questa vedremo come si evolverà la situazione. Di sicuro il calcio in un modo o nell’altro il calcio sarà sempre presente nella mia vita. Il come lo capirò con il tempo”. 

Alessio Colombo

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