Giocate le prime due gare della Supercoppa, Varese si trova ora ad affrontare tre giorni ad altissimo livello di adrenalina ed importanza, non tanto per il peso specifico delle gare, quanto per il valore simbolico che hanno da sempre i due derby con Cantù. Anni e anni di sfide nel derby più caldo della Lombardia, che da un decennio ormai la Pallacanestro Varese affronta con il sostegno e la forza del Consorzio “Varese nel Cuore”, che il 29 luglio ha festeggiato la sua prima decade e che continua a crescere sempre più.
Il presidente Alberto Castelli traccia un bilancio di questi 10 anni e indica la via per un futuro roseo e prosperoso. 
“Come ci tengo sempre a ripetere, l’idea del Consorzio, che non fu mia, fu un’intuizione veramente molto intelligente ed innovativa. Non c’è dubbio che il Consorzio in questi anni, insieme ad altri interlocutori ed altre anime, abbia permesso alla Pallacanestro Varese di poter vivere. Con il tempo il Consorzio ha cambiato pelle e continua a farlo e se faccio un bilancio vedo che all’inizio era un’unione di persone che si erano ritrovate guidate dalla passione per la Pallacanestro, mentre oggi parliamo di una struttura molto più organizzata, con una concezione ed importanza del ruolo totalmente differenti. A testimonianza di ciò c’è il cambio dello statuto ogni anno in base alle esigenze, oltre allo sviluppo di idee nuove portate in società, in collaborazione con gli altri organi, come l’inserimento di un Direttore Generale e la riorganizzazione della struttura. Il nostro ruolo, insieme a tutti gli altri, è sicuramente di primo piano”.

Qual è stata la sfida più difficile da affrontare in questi dieci anni?
“Sicuramente quella economico-finanziaria. Abbiamo fatto molti bilanci nei quali alla fine, per far quadrare il tutto, mancavano molti soldi e riuscire a trovare milioni per poter sistemare tutti i conti e permettere alla società di vivere non è stato affatto facile. Questa è sicuramente stata la sfida più difficile, senza dimenticare quello che è l’impegno di riorganizzazione della struttura societaria”.

Come si affronta una stagione come questa, vittima di una perdita di introiti di sei mesi della scorsa stagione e con molti dubbi economici in prospettiva, soprattutto per quanto riguarda le entrate dal palazzetto?
“Proprio in base a tutte le difficoltà ed incertezze che ci sono ad oggi, causa Coronavirus, abbiamo ridimensionato il nostro budget; avendo meno incassi ci dovranno essere meno uscite. In un mondo che in generale si è assestato, abbiamo dovuto fare una scelta in base agli ingaggi, abbiamo stabilito le cifre da spendere e quelle sono state spese. Una riduzione di tutte quelle entrate che hanno dei punti interrogativi sono già state calcolate, vediamo come andrà. Oggi è difficile, se non impossibile, poterne dare una valutazione certa e precisa”.

Quali devono essere secondo lei le strada che la Pallacanestro Varese deve battere per espandere il proprio brand non solo all’interno della provincia, ma anche a livello nazionale?
“E’ un aspetto totalmente italico vedere sempre il lato negativo e non positivo delle cose. Oggettivamente ogni anno si fanno dei passi in avanti e di questo è giusto che tutti noi ce ne rendiamo conto. Ci siamo dotati di una struttura che anni fa non c’era, di un merchandising, come il negozio, che prima non c’era, abbiamo ristrutturato l’interno del palazzetto, inserito il cubo e i led. Ecco, tutti questi sono passaggi che ogni anno vengono fatti e che magari poi finiscono in sordina dopo un entusiasmo iniziale; invece bisogna tenere sempre conto di tutte queste migliorie che vengono apportate perché nulla è scontato. Noi abbiamo innanzitutto la necessità di battere ulteriormente la nostra provincia, che non è un territorio proprio poverissimo. Per quanto riguarda i ragionamenti nazionali, non è un tema che riguarda solo Varese, ma che riguarda tutto il mondo della pallacanestro in senso lato e che sicuramente fa capo all’aumento dello share delle comunicazioni che va accresciuto anno dopo anno per contendere spazio al calcio”.

Per lei che è un grande tifoso, cosa significa Pallacanestro Varese?
“Una grande, grandissima passione. E’ una risposta sintetica, lo so, ma è quella che meglio identifica il perché di tanto lavoro e tanto impegno”.

Alessandro Burin

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