Quindici anni di settore giovanile del Varese, poi il salto in prima squadra, in corsa a un complicatissimo campionato di Serie D, in una stagione terminata con tanto rammarico sotto una pessima e ridicola gestione societaria; Paolo Tresoldi, dopo quel clamoroso esonero, non si è certo scoraggiato decidendo di ricominciare da capo. Ha voltato lo sguardo dove il calcio è tornato a livello professionistico e quest’anno, fin quando è stato possibile, ha guidato i Giovanissimi Regionali 2007 del Como.

“Stavamo lavorando bene, il percorso andava nella direzione giusta – ci racconta l’ex Varese -. Purtroppo ci siamo dovuti fermare e lo siamo dal 24 febbraio. È un periodo particolare per tutti, non siamo abituati ad affrontare una difficoltà del genere”.

Come ti sei trovato con la società? “Ho trovato un ambiente perfetto, da subito mi sono trovato molto bene con società e colleghi che in parte conoscevo, c’è una grande collaborazione; la cosa bella è che percorso e progetto sono ben chiari. Il settore giovanile è ben strutturato e con delle ottime basi, peccato essersi fermati”.

Si sta ragionando sul futuro? “Il nostro campionato è stato definitivamente sospeso e, prima di pensare alla prossima stagione, siamo in attesa di conoscere i regolamenti e come saranno conteggiati punti e posizioni. La ripresa è un’incognita, non è ancora chiaro se riprende o meno la Serie A… figuriamoci. Si tratta di un’esperienza talmente unica e mai accaduta che non è facile prendere decisioni”.

Per Tresoldi lo stop è stato totale considerando che insegna anche negli asili, tutti chiusi da febbraio. “Sono completamente fermo. Insegnare ai più piccoli è molto diverso perché online non si può fare molto. Cerchiamo comunque di mandare video e di rimanere in contatto coi bimbi proponendo giochi e attività. Stare a casa, per loro, è molto più limitante che per un adulto”.

E con i baby calciatori? “Svolgiamo regolarmente riunioni online con i colleghi per aggiornarci. Gli incontri coi ragazzi sono meno frequenti, cerchiamo di coinvolgerli umanamente, aldilà dell’aspetto calcio”.

Come stai vivendo la quarantena? “Vivo a Binago dallo scorso novembre e ho limitato i contatti con i miei genitori che non sono più giovanissimi. Mi sono limitato a portar loro la spesa o i farmaci per tutelarli. La sto vivendo come tutti”.

Capitolo Varese, una ferita che brucia ancora? “Il Varese non potrà mai essere una ferita. Sono molto affezionato, l’anno scorso sono tornato allo stadio per la partita con la Castellanzese, questa estate ho ricevuto la chiamata di Stefano Amirante che conosco da tempo. Ne approfitto per fare i complimenti al nuovo gruppo ripartito da zero nonostante tutto. Quello è il vero cuore del Varese, spero possano festeggiare la vittoria del campionato anche se la stagione si è interrotta sul più bello”.

Elisa Cascioli

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