E’ indiscutibile notare e constatare come la pandemia di Covid-19 stia modificando fortemente quelle che erano le consuetudini della vita normale delle persone in tutti gli ambiti da quello lavorativo, a quello religioso a quello meramente ludico e sportivo. Proprio lo sport, come tutto il resto delle istituzioni, vede nascere e propagarsi con una velocità impressionante, nuovi fenomeni legati a questa situazione di estrema crisi. Mai si era vissuta una situazione del genere e ci si augura di non doverla rivivere mai, ma è necessario analizzare alcuni fenomeni di questo momento.

In particolare si sta verificando questo esodo degli sportivi stranieri che partono da quelle che sono le loro città professionali per tornare dalle famiglie, ovviamente nel rispetto massimo delle misure di sicurezza imposte dai governi. La Pallacanestro Varese ha vissuto in prima persona, come tante altre società, la partenza dei propri giocatori stranieri, in particolare gli americani, verso il ritorno negli USA per stare al fianco delle proprie famiglie.

In ordine è stato il turno di Jason Clark, partito pochi giorni prima che tutto lo sport venisse fermato definitivamente in Italia, per stare vicino a sua moglie incinta e che aveva costretto la società di Piazza Monte Grappa a ritornare sul mercato per sostituirlo e prendere Douglas.
Proprio Toney Douglas, arrivato per sostituire Clark ed in accordo con la società biancorossa, a pochi giorni dal suo arrivo, prima è partito in direzione Londra per raggiungere la fidanza, anche lei in dolce attesa e poi si sono diretti verso il ritorno negli States. A ruota hanno seguito le partenze di Carter e di Josh Mayo, sempre in accordo con la società.
L’ultimo a lasciare Varese e l’Italia per fare temporaneamente ritorno in patria, è stato il pivot Jeremy Simmons, che ha concluso questo esodo dalla quarantena solitaria per viverla in sicurezza con la propria famiglia.

Una situazione anomala, come tutto ciò che si sta vivendo, ma che come ricordava coach Attilio Caja qualche giorno fa, rende ancora più difficile pensare che si possa riprendere a giocare. Recuperare mentalmente dei giocatori che hanno staccato totalmente la spina dell’attenzione e della concentrazione dallo sport, che hanno lasciato un paese ed un continente per tornare dalle proprie famiglie, come potrebbero rispondere al ritorno alla quotidianità dopo tutto questo? La situazione sanitaria negli USA gli permetterebbe di tornare in Italia?

La volatilità degli eventi non permettere di fare tabelle di lavoro o di recupero chiare , non permette di porre una data certa per il rinizio delle attività. Questa è solo una delle tante problematiche che stanno nascendo attorno al mondo dello sport e del basket in questo caso e che rendono il futuro quanto mai incerto e nebuloso. Non resta che sperare di superare tutti insieme con forza questo momento ed augurarsi che si possa tornare presto a parlare di sport giocato, perché vorrebbe dire aver vinto la partita più importante, quella contro il coronavirus.

Alessandro Burin