Prepariamoci ad un’altra stagione dispari. Come già occorre nel Girone C (Trapani) e come accadde due anni fa nel raggruppamento A (Pro Piacenza). La parabola in Lega Pro del Livorno è infatti ormai ai titoli di coda. Domenica il club amaranto non dovrebbe scendere in campo ad Olbia ponendo così le basi per l’esclusione dal campionato.
Ieri alle 17 scadevano i termini per la presentazione della fidejussione di un milione a garanzia dei nuovi acquisti. Adempimento non assolto pro quota da Banca Cerea e dagli altri soci impegnatisi in merito. Già nei prossimi giorni i componenti della rosa labronica potrebbero svincolarsi lasciando il club al destino (ormai tracciato) del fallimento. I toscani hanno raccolto 2 punti in 3 partite (il match con La Juventus U23 è stato rinviato al 4 novembre) rimediando un 3-0 inequivocabile nell’ultima uscita a Piacenza. Fatturato a cui va sommata l’eliminazione in Coppa Italia con la Pro Patria (nella foto).
Non è quindi bastata la presenza nell’azionariato societario dell’ex patron Aldo Spinelli (unico ad onorare sin qui gli impegni). Restano sul piatto due temi (puramente retorici) a cui dare sviluppo. I presupposti (sportivi, giuridici, economici e, soprattutto, di opportunità) su cui è stata permessa l’iscrizione del Livorno alla Serie C e il ruolo (controverso) di Banca Cerea. Istituto di credito (già player del passaggio di proprietà del Carpi), che avrebbe dovuto farsi garante dell’operazione e che, al contrario, finirà col traghettare verso la procedura fallimentare. Vicenda su cui (sia ben chiaro), il Covid non c’entra nulla.
Giovanni Castiglioni