Settimana scorsa parlando di calcio amatoriale avevamo sentito mister Olgiati dell’AC United. Questa volta diamo spazio ad un’altra squadra: vengono da Cuggiono e il loro progetto è molto interessante e ricco di passione per il mondo del calcio. Ne ha parlato in modo esaustivo Emanuele Pruna, fondatore e giocatore del club.

È vero che vi siete ispirati all’AC United nella creazione della vostra squadra e perché l’avete fatto? Perché vi è venuta questa idea?
“Sì, l’AC United ha avuto un ruolo importantissimo per la nascita dell’FC Cuggiono. Mi sono sempre interessato alla loro squadra, ho iniziato a seguire la loro pagina Instagram dopo averli scoperti per puro caso e da lì mi sono innamorato della loro serietà. Apprezzo le cose fatte con amore, passione, sincerità e serietà e loro sono il prototipo perfetto che racchiude queste quattro virtù. La decisione di creare una squadra di calcio nasce proprio da questo. Volevo dimostrare che il calcio è di chi lo ama e che basta davvero poco per essere felici. Il Cuggiono è una realtà simile a quella dell’AC United: in entrambe le squadre ci sono persone cresciute con il pallone nel cuore, e questo è importante. Con loro ci siamo sfidati tante volte e, aldilà dei risultati, sono scesi in campo amici con la stessa passione. Credetemi, è la cosa più bella condividere delle passioni con qualcuno”.

Il colore della divisa: verde. A cosa si riferisce? Perché avete come stemma un albero?
“Non c’è una vera e propria risposta a questa domanda. Il simbolo del comune di Cuggiono è un albero, anche perché nel nostro paese c’è la Villa Annoni, un parco nel quale alcuni di noi fin da ragazzini di ritrovavano a giocare a calcio. L’albero al tempo stesso però significa unione, vita. L’albero rimane tale per tutte le stagioni, sia quando è spoglio, sia quando è in fiore. Noi parallelamente facciamo lo stesso:restiamo insieme quando si vince e restiamo insieme quando si perde. Siamo una famiglia”.

Quanto è importante sostenere lo sport con questa forma di passione molto potente, come hanno fatto anche i ragazzi dell’AC United e come faranno tanti altri ragazzini ancora oggi nei parchi a sostenere il calcio? Quanto è fondamentale la passione, il divertimento, il cuore oltre che il risultato e la vittoria?
“Se non c’è quel fuoco dentro è meglio lasciar perdere. Le cose vanno fatte bene e con il cuore, solo così si strappa il sorriso.Per me il calcio è valvola di sfogo quando tutto va male, è un migliore amico. È tutto. Purtroppo però questa passione con gli anni è venuta un po’ a mancare. Sono cambiate le abitudini dei ragazzi, non va più di moda ritrovarsi per dare quattro calci al pallone. Sono sicuro che c’è ancora qualcuno come noi, persone che vedono il calcio in maniera diversa, con gli occhi di un bambino. Mi permetto anche di fare una critica al sistema del calcio italiano, soprattutto quello a livello dilettantistico e che istruisce al più bel gioco del mondo fin da piccini: bisogna trasmettere la voglia di giocare, non la voglia di vincere”.

Che sogno hai con il Cuggiono? Qual è il vostro sogno più grande con il Cuggiono?
“Sono un sognatore e non mi pongo limiti, anche se sono molto pragmatico e razionale. L’anno prossimo ci iscriveremo a qualche torneo, sarà il nostro primo campionato. Vogliamo fare bene, ma soprattutto divertirci, imparare e stare uniti. Tante persone se ne sono andate dal Cuggiono, tante altre ne sono arrivate. Mi piacerebbe dimostrare a chi se n’è andato che questo è davvero un progetto fatto col cuore. Sarebbe una bella rivincita. Un sogno? Coinvolgere più persone possibili in questo progetto. Fare una piccola rivoluzione dello sport, riconoscere i veri principi del calcio”.

Niccolò Crespi