Lo abbiamo sentito telefonicamente tre settimane fa, quando ancora l’emergenza coronavirus non era scoppiata in tutta Europa. In Italia era già emergenza e infatti Sannino, che era appena rientrato dopo una toccata e fuga a Varese, venne messo in quarantena. “Una situazione assurda – ci disse –. Qui a Budapest non è successo nulla, non mi fanno lavorare. Ho chiesto di farmi il tampone per dimostrare che sto bene, ma i tamponi non esistono“.

A distanza di venti giorni la situazione è precipitata ed ora l’emergenza è globale: pandemia. Così l’ex mister del Varese Calcio ha deciso di rescindere il contratto e cercare di tornare nella città giardino: “Così non mi sento tranquillo e pertanto, di comune accordo con la Honded Budapest, ho deciso di rescindere il contratto che sarebbe scaduto il 30 giugno. – ha dichiarato Sannino all’ANSA -. E’ un momento particolare: con il mio staff siamo lontani dai nostri affetti, dalla famiglia. E’ un momento non bello, tutti noi sentivamo il bisogno di tornare a casa“.

Adesso penso solo a tornare a Varese, dove abito: spero di riuscirci. Sarà un problema tornare a casa, cercheremo di farlo via terra, affittando un’automobile – aggiunge il mister -. Spero di riabbracciare mia moglie, i miei due figli e i miei due nipoti. Tutti volevamo tornare indietro. Ho già fatto la quarantena, il tampone, che per fortuna è risultato negativo; il mio vice ha rescisso nelle scorse settimane ed è tornato a Bergamo, dove si era appena sposato. Non si sentiva tranquillo come non lo sono io. La salute viene prima di tutto. Mi dispiace, perché ci eravamo qualificati per la semifinale della Coppa d’Ungheria: vincere il torneo sarebbe stato importante, anche in relazione della possibile qualificazione alla prossima Europa League“.

Chiude con un augurio per il futuro: “Non ci voleva proprio, ma andiamo avanti e pensiamo al bene di tutti. Cerchiamo di star bene“.

Michele Marocco