Manca sempre meno alle elezioni del futuro presidente del Comitato Regionale Lombardo, in programma il prossimo 9 gennaio, e la tensione si fa sempre più alta tra gli addetti ai lavori. Già, perché nonostante le recenti nevicate abbiano portato un’ondata di gelo sulla nostra regione, il movimento calcistico dilettantistico vive in un clima decisamente infuocato.
L’ultima polemica, in ordine temporale, riguarda la scelta dell’attuale reggente Antonello Cattelan di far votare le società in presenza e, dopo aver visto crollare la candidature di Treviglio (provincia di Bergamo) come sede elettorale, l’inseistenza di Cattelan nel convocare le squadre in un luogo non ancora precisato. Brescia?
Decisione che si pone in contrapposizione con la richiesta del candidato alla presidenza Carlo Tavecchio, che aveva proposto di effettuare le elezioni via Internet per evitare spostamenti e assembramenti, causa pandemia.
Nonostante l’ex numero uno della FIGC avesse vinto il ricorso, una perizia tecnica ha stabilito che il sistema informatico non garantirebbe la privacy, poiché non sarebbe possibile stabilire se la persona votante sia anche la stessa ad avere legale rappresentanza. Disposizione risultata indigesta anche all’interno del Team Nord Ovest, come spiega il candidato alla delegazione assembleare Carmine Gorrasi: “In un momento così delicato per il Paese, Cattelan ci porterà tutti in presenza perché non si fida del voto elettronico. Io ritengo sia scandaloso voler portare circa 1.100 persone a Bergamo o Brescia che sia quando la sede centrale del CRL è a Milano. Sarebbe stato più consono propendere per una location milanese che fosse grande abbastanza per garantire il distanziamento sociale. Non c’è alcuna giustificazione plausibile affinché le elezioni si tengano nel territorio bergamasco. Evidentemente si vuole avvantaggiare una delegazione rispetto alle altre”.

Soffermiamoci su quest’ultimo punto. Scegliere Bergamo o Brescia come sede elettorale può creare un vantaggio per le delegazioni della zona?
“Naturalmente, risulta molto più facile portare il maggior numero di persone al voto quando puoi farlo a pochi minuti da casa, questo fa capire che si tratta di una mossa studiata. Senza contare che Alberto Pasquali, diretto avversario di Tavecchio alla presidenza, è proprio di Brescia. Cattelan potrebbe anche dire che non vi è nessun obbligo nel tenere le elezioni a Milano, se non fosse che il CRL è situato proprio nel capoluogo lombardo. È una questione di correttezza, le prese in giro valgono fino a un certo punto. Viviamo un momento in cui tutti i locali adibiti alle fiere sono vuoti da mesi, pertanto credo che non ci sarebbero stati problemi ad affittare ampi spazi a basso prezzo. In luoghi come questi, le regole sul distanziamento sarebbero state rispettate alla perfezione. Invece, veniamo convogliati in un piccolo palazzetto, in cui finiremo per generare un vero e proprio assembramento”.  

Perché Bergamo e Brescia possono essere considerate come delegazioni “forti”?
“Sono state brave nel corso degli anni ad accumulare voti in occasione delle elezioni, hanno saputo organizzarsi bene e su questo bisogna dar loro atto. Non dimentichiamo che il numero di votanti proveniente da queste zone è molto alto. La loro bravura risiede nell’essersi compattati, rimanendo uniti nel tempo, a differenza delle altre delegazioni che hanno sempre agito in maniera disomogenea. Milano, ad esempio, ha il maggior numero di rappresentanti aventi diritto di voto, circa 170, ma non sono mai riusciti a formare un fronte comune. Oggi la situazione è diversa e il Team Nord Ovest ne è la dimostrazione. Varese e Legnano assieme portano oltre 100 società compatte nel nome di Tavecchio e questo genera un certo timore nei confronti degli avversari”.

Perché il Team Nord Ovest ha deciso di schierarsi a favore di Carlo Tavecchio?
“La nostra scelta è ricaduta su di lui perché riteniamo che il CRL debba tornare ad avere un peso importante a Roma. Ad oggi, infatti, il CRL può contare solamente su 8 delegati nella capitale, mentre durante il periodo di presidenza di Tavecchio in FIGC ne contavamo 13. Non possiamo più accettare che la Lombardia sia considerata alla stregua di regioni che hanno la metà, se non addirittura un terzo, delle società o dei tesserati. Non capisco per quale motivo, quando ci furono le votazioni per la riduzione del numero di delegati provenienti dalla Lombardia, i nostri stessi rappresentanti votarono a favore. Credo sia assurdo, ed è per questo che vogliamo portare un drastico cambiamento. Riteniamo che Carlo Tavecchio rappresenti la soluzione giusta. La sua esperienza dirigenziale nel panorama calcistico italiano merita grande rispetto. Riuscire ad arrivare alla FIGC facendo la trafila e partendo dai dilettanti non è qualcosa di così comune. Non so quanti sono riusciti ad annoverare un percorso del genere. Ha saputo farsi strada senza essere legato direttamente al mondo della politica. Con lui, la Lombardia deve tornare ad essere il motore trainante della Lega Nazionale Dilettanti. Siamo stanchi di sentir dire «hanno deciso a Roma». Nella capitale deve decidere il Nord e non lo dico io, bensì i numeri. Contiamo il maggior numero di società e di iscritti in Italia e questo è un dato di fatto”.

Concentriamoci sulla tua candidatura come delegato assembleare a Roma, in appoggio a Carlo Tavecchio. Qual è il punto chiave della vostra campagna elettorale?
“Puntiamo a fare una battaglia epocale contro la Riforma Sportiva del Ministro Spadafora. È necessario che sia chiaro per tutti questo concetto: la riforma recentemente approvata dal Governo non è modificabile. L’unico modo per ribaltarla è lavorare su una legge quadro, ma per approvarla ci vogliono almeno due anni. Qui entrano in gioco il futuro presidente e i futuri delegati, tra cui io, che dovranno battere i pugni sul tavolo per far sì che si arrivi a un punto di svolta. Mi sembra assurdo il fatto che il presidente della LND Sibilia, che è anche un parlamentare, abbia espresso una protesta formale solo dopo l’emanazione della riforma. Possibile che non si sia accorto che si stesse lavorando proprio in questo senso? Questo emendamento rappresenta la morte delle società dilettantistiche. Il vincolo sportivo andava modificato da anni, ma di certo non abolito. Così facendo, viene meno ogni forma di tutela per le società. Oltre a ciò, pesa doppiamente la questione legata alla figura dei «lavoratori sportivi». Con l’introduzione di questa nuova categoria, le società saranno costrette a pagare i contributi a tutti coloro che collaborano saltuariamente con le ASD: dalla persona che taglia il prato, a quella che pulisce gli spogliatoi due volte a settimana. Sarebbe una mazzata insostenibile per le società, piccole o grandi che siano. Inoltre, non è ben specificata la differenza tra lavoratori continuativi e lavoratori occasionali. È ora di cambiare le carte in tavola”.

Dario Primerano

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