Le province di Bergamo e Brescia sono quelle dove l’emergenza Coronavirus ha raggiunto proporsioni che stanno mettendo a dura prova gli ospedali e le intere comunità. Abbiamo sentito l’ex giocatore del Varese, Luca Gestra, che l’estate scorsa è tornato a vivere nel Bergamasco dopo un anno trascorso vicino casa. La stagione è iniziata al meglio per il centrocampista e per il suo Telgate, squadra che attualmente, a campionato congelato, è in testa al Girone C di Eccellenza a +2 dal Lumezzane. La stagione però si è bloccata sul più bello e, nel giro di poche settimane, la situazione a Bergamo e dintorni è diventata complicatissima con numerosi contagi, ospedali colmi e soprattutto tanti morti da Covid-19.
“Stiamo vivendo una situazione surreale”, la descrive così il classe 1988 che vive recluso nel suo appartamento a Grumello del Monte insieme a sua moglie Valentina e al bimbo Marco. “Siamo letteralmente blindati, non so com’è la situazione lì da voi, amici e parenti me l’hanno scritta come sostenibile, ma qui, non scherzo, sembra di essere in guerra. Esco solo io esclusivamente per fare la spesa o andare in farmacia, ovviamente con tutte le precauzioni del caso. Il bambino si limita a prendere qualche boccata d’aria in cortile. Le strade, i giardinetti, tutto è vuoto, ci sono tantissimo posti di blocco e continui controlli. Non c’è veramente in giro nessuno, nemmeno un cane, ma neanche un gatto. E’ tutto desolatamente deserto. La cosa che più fa impressione è il silenzio che purtroppo puntualmente viene rotto dalle ambulanze. Passano in continuazione, di giorno e di notte, e ogni volta ci fanno pensare al peggio. Vedere quelle immagini dell’esercito che ha portato via centinaia di bare è stato impressionante. Qua la gente muore e sinceramente non capisco cosa ci sia da cantare dai balcone, qual è il senso? Qui non canta nessuno, siamo in lutto in rispetto dei morti e delle loro famiglie sconvolte. L’unico suono che si sente in quella zona, ribadisco, è quello delle ambulanze”.
Dopo le enormi difficoltà della passata stagione in maglia Varese, adesso Gestra sta subendo un’altra stagione impensabile: “Noi ci siamo allenati fino a quando non hanno poi deciso di sospendere tutto. Fino a quel momento abbiamo utilizzato 4 o 5 spogliatoi senza problemi. Poi si è deciso per lo stop, oramai è quasi un mese che il campionato è fermo. Abbiamo dei programmi individuali, ti puoi allenare bene, ma dopo una decina di giorni la condizione la perdi, è inutile dire di no. Quindi quando e se si riprenderà, avremmo bisogno di fare una nuova preparazione. Mi spiace molto perché io sono uno che vorrebbe sempre giocare, anche l’anno scorso l’ho dimostrato. Ma in questo momento la salute di tutti noi è più importante”.
Qual era il bilancio fino allo stop? “Ce la giochiamo col Lumezzane che è una grande piazza, negli scontri diretti abbiamo pareggiato all’andata e vinto il ritorno. Qualsiasi decisione si prenderà sul prosieguo del campionato scontenterà qualcuno. Se decidessero di chiuderlo qui noi saremmo vincitori, ma sarebbe una vittoria a metà, meno sentita. L’ideale sarebbe andare avanti. Hanno bloccato gli Europei per permettere ai professionisti di portare a termine i campionati, anche per noi giocare sino a fine giugno non è di certo un problema anche se si dovesse farlo a porte chiuse. Annullare tutta la stagione non lo troverei giusto per quelle società, come la mia, che hanno investito molto”.
Che ambiente hai trovato? “Una società serissima, un classico pubblico di Eccellenza diverso rispetto a quello numeroso di Varese, ma che ci vuole bene. Ci stavamo divertendo, ma la salute è più importante”.
Elisa Cascioli