“Dopo quest’estate non mi sarei mai immaginato di essere qui a parlare di un esonero”. Esordisce così il presidente del Città di Varese Stefano Amirante che senza mezzi termini aggiunge: “Esonerare è un fallimento, ma da questa situazione tutti noi dobbiamo imparare, andare avanti perché da oggi comincia la nuova era del Città di Varese. Ringrazio David Sassarini per quanto fatto: in un altro anno e in un’altra situazione forse saremmo arrivati a un risultato diverso, ma se dopo sei partite la classifica è quella attuale significa che qualcosa non funzionava. Noi non abbiamo mai detto di voler vincere il campionato, anche se è evidente che il Città di Varese non può essere questo: ci siamo confrontati e tutti insieme siamo giunti alla decisione di dare una svolta”.
Gli fa eco il ds Gianni Califano: “Credo sia doveroso ringraziare David Sassarini e Alessandro Cortinovis per quanto fatto. È una sconfitta nostra, di tutti, mia in primis perché sono a capo dell’area tecnica, ma a pagare sono stati loro: faccio a entrambi i miei più sentiti auguri. È una decisione che mi fa star male, anche se come ha detto il presidente era necessario dare una svolta”.
La svolta risponde al nome di Ezio Rossi, allenatore pragmatico, realista ed esperto che avrà il compito di risollevare il Città di Varese dall’ultima posizione in classifica insieme al suo vice Neto Pereira, un nome che dalle parti di Varese scalda non poco i cuori. E Rossi parte con le idee chiare perché, dopo i convenevoli ringraziamenti di rito, evidenzia subito la situazione: “I numeri dicono che siamo ultimi, il che significa che al momento ci sono 18/19 squadre più forti di noi. Anche se nessuno se l’aspettava la realtà è questa e per uscire da situazioni del genere servono tempo, partecipazione e spirito umano. So che il gruppo è sano e unito, ma non basta: nella mia carriera ho visto spogliatoi in conflitto per alcune situazioni, con uomini che però sul campo erano disposti a rompersi una gamba per i compagni. Voglio trasmettere tutto questo alla mia squadra. Dovrò in primis essere bravo a capire quale sia stato il problema della prima parte di stagione e, come ho già detto ai ragazzi, mi aspetto piena collaborazione e tanto sacrificio da parte di tutta la squadra”.
La società, su tutti Amirante, non ha avuto esitazione a scegliere il tecnico torinese classe ‘62, ritenendolo la persona più adatta per portare avanti il percorso di costruzione e crescita di una realtà appena nata. Rossi ricambia il sentimento, appellandosi anche al destino che lega la sua Torino al suo futuro Varese: “Lo Stadio “Franco Ossola” porta il nome di una leggenda del Grande Torino e al mio fianco avrò Neto Pereira che con Giuseppe Sannino, uno che a Torino ha vissuto, ha scritto pagine fantastiche della storia biancorossa. Mi auguro che tutto ciò sia di buon auspicio e voglio legarmi a questa città con la volontà di fare bene: se i risultati dipendessero dalle mie emozioni non perderemo una partita, ma il calcio non è fatto di questo perché solo con il lavoro potremo uscire da questa situazione”.
Il lavoro auspicato dal neotecnico biancorosso risponde ad una filosofia molto semplice: “Un passaggio in meno, un tackle vinto in più”. Traduzione: meno tiki-taka, più aggressività; alla Sannino per intenderci. Rossi nella sua carriera ha spaziato fra più moduli ed è logico aspettarsi in futuro un Varese duttile da questo punto di vista, anche se, essendo appena arrivato, preferisce non sbilanciarsi prima di aver conosciuto bene tutti i giocatori: “Nel calcio – spiega il mister – ogni filosofia ha il momento in cui vince e il momento in cui perde. Ho una mia idea, ma devo valutarla sul campo e vedere se è effettivamente attuabile con i giocatori che ho a disposizione. Non li conosco tutti, ma sicuramente possono dare di più. Con Gianni ci siamo dati una quindicina di giorni per capire bene la situazione e poi, eventualmente, intervenire sul mercato”.
Capitolo obiettivi. Da realista qual è Rossi non può che sottolineare ancora una volta la posizione del Città di Varese in classifica, motivo per cui dichiara: “Il nostro obiettivo è la salvezza, e dobbiamo entrare nell’ottica di poterla raggiungere anche all’ultima giornata. Poi a marzo vedremo dove siamo e faremo tutte le valutazioni del caso: arrivare tra i primi cinque sarebbe qualcosa di straordinario e (ride) nel caso ci riuscissi ho già avvisato che pretendo il rinnovo. Ci vuole pazienza, ovvio, ma se sono qui un motivo c’è e ho tutta l’intenzione di prendermi delle rivincite: ho visto il calcio che conta e prima di diventar troppo vecchio mi piacerebbe tornarci, e vorrei farlo qui a Varese”.
Riportare il Varese nel calcio che conta è il desiderio anche di chi nel calcio che conta c’è stato proprio con la maglia biancorossa. L’annuncio di Neto Pereira come vice allenatore ha sorpreso tutti ed è stato proprio il nuovo mister a proporlo per il ruolo. “Ho scelto l’uomo” spiega con fermezza Rossi e la società ha sposato in pieno la sua idea perché Neto è il Varese, come confermato dallo stesso ex-attaccante brasiliano: “Sento addosso questa maglia”. “Non mi interessa se oggi non ha il tesserino – chiarisce Amirante – e non abbiamo avuto dubbi nel tesserarlo come dirigente; scenderà in panchina all’Ossola, non in trasferta, ma sarà a tutti gli effetti il vice allenatore”.
E a concludere è proprio Neto: “Voglio ringraziare il mister e la società per la possibilità che mi hanno dato di tornare al Varese, e voglio soprattutto ringraziare mister Rinaldi e l’Olimpia Ponte Tresa per aver immediatamente accettato la mia scelta. Io ho i colori biancorossi tatuati sulla mia pelle: sono orgoglioso ed emozionato come il primo giorno che ho vissuto a Varese da giocatore. È successo tutto in fretta, ma non ho avuto dubbi, e sono qui per mettermi a disposizione di tutti sperando di riportare in alto il Città di Varese”.
Ultimata la presentazione, Ezio Rossi e Neto Pereira sono corsi subito in campo per il primo allenamento in vista della trasferta di Casale, ansiosi di dare inizio a tutti gli effetti alla nuova era del Città di Varese.
Matteo Carraro