Francesco Fontana, giornalista della Gazzetta dello Sport che segue in primo piano l’Atalanta, racconta come il coronavirus abbia influenzato questa stagione calcistica e quali potrebbero essere gli scenari futuri della Serie A e del mercato estivo.

Com’è cambiata la sua quotidianità lavorativa ai tempi del Covid-19 e quali scelte ha fatto la Gazzetta dello Sport per contrastare il momento?
“Cambia in primo luogo da dove si lavora, prettamente da casa e non dalla redazione, mentre le tempistiche di lavoro sono sempre bene o male le stesse. E’ innegabile che la parte più importante del nostro lavoro, le partite, vengono a mancare. E’ differente il contenuto che proponiamo ai lettori. In questo periodo abbia attivato in maniera importante, su indicazione della direzione, l’iniziativa della diretta Instagram “A casa con Gazzetta”. Inoltre cerchiamo di approfondire notizie di mercato in prospettiva futura e ciò che riguarda anche l’evoluzione dei contratti dei giocatori a causa del virus”.

Lei che segue quotidianamente l’Atalanta, ha notato se il calcio sia riuscito ad aiutare la città in questo momento così critico, prima dello stop?
“Purtroppo dopo l’ultima partita, Valencia-Atalanta, siamo entrati nel periodo più nero per l’Italia e per Bergamo e pensare al calcio viene difficile. E’ chiaro che ciò che ha fatto la squadra nerazzurra nelle due gare degli ottavi, segnando ben otto gol tra andata e ritorno è qualcosa di straordinario che inorgoglisce non solo la città e i tifosi atalantini, ma penso tutti gli italiani. Vedere i giocatori al termine della gara, riuniti in gruppo con l’ormai celebre maglia con la scritta Berghem Mola Mia, che vuol dire Bergamo non mollare in dialetto bergamasco, è stato un gesto tanto significativo quanto emozionante”.

Pensa che la partita con il Valencia dell’andata degli ottavi di Champions League, identificata come la gara zero, non si sarebbe dovuta giocare?
“Parlare a posteriori è sempre facile. Non siamo medici, non ho la presunzione di dirti sì o no, ma non perché non abbia un’idea, ma non ho le basi per darti una risposta certa. Il numero dei contagi era ancora troppo basso per bloccare un evento di quella portata che ha spostato una città intera, quel giorno c’erano cinquanta mila persone a San Siro, praticamente tutta Bergamo. Non c’era il minimo sentore di pericolo ancora in Italia. A posteriori ti dico ovviamente  che non si sarebbe dovuta giocare, ma oggettivamente in quel momento nessuno aveva l’idea di ciò che poi si sarebbe verificato. Se invece parliamo dell’ultimo turno di campionato giocato, ti dico che non sono affatto d’accordo e si poteva benissimo evitare, si è corso un rischio inutile”.

Se dovesse riprendere il campionato, nella migliore delle ipotesi a metà maggio, quanto avrebbe senso riprenderlo ?
“Capisco che ci siano delle esigenze molto grandi, soprattutto economiche, che stiano portando alla ricerca in tutti i modi di concludere il campionato. Dal punto di vista sportivo secondo me questa stagione non ha più senso. Rincominciare sarebbe come ripartire ad agosto. Le squadre in crisi potrebbero giovare dello stop per riprendersi, mentre quelle squadre che erano in forma, come l’Atalanta o la Lazio, potrebbero avere problemi alla ripresa, sicuramente non sarebbe più un campionato veritiero. Spero si possa chiudere il campionato, ma il corso naturale delle cose verrebbe modificato”.

Nelle ultime settimane si è parlato di come il mercato estivo potrebbe essere stravolto nel caso in cui questa stagione venisse conclusa in piena estate, con una finestra aperta da agosto a dicembre, lei cosa ne pensa?
“Credo che il mercato vada in qualche modo fatto. Non so di quanto possa essere l’eventuale durata, forse cinque mesi sono troppi. Ma il mercato va fatto, anche perché le società vivono anche di questo. Penso soprattutto alle società medio-piccole che basano molto della loro politica societaria sulla crescita e rivendita dei propri giocatori che si vedono nel bel mezzo della stagione interrompere il valore di crescita di un tesserato, non per colpe proprie ma di questo maledetto virus e non poterlo nemmeno vendere in un momento futuro. Secondo me la linea che ha indicato il presidente del Genoa Preziosi, di dedicare tutto il mese di agosto e magari la prima settimana di settembre al mercato, iniziando la stagione verso la metà del mese potrebbe essere una soluzione logica”.

Cercando di ripensare a quello che era il calcio giocato prima di questo stop, qual era la squadra che più l’aveva impressionata fin ora?
“Devo citarne due: Atalanta e Lazio. I bergamaschi sono la più bella realtà al momento che abbiamo in Italia secondo me ed una di quelle che gioca il miglior calcio anche in Europa, e lo dimostrano i risultati che sta ottenendo e come li sta ottenendo. La Lazio sta facendo qualcosa di storico, anche se non mi è piaciuto molto lo spirito con cui hanno affrontato ad inizio stagione l’Europa League, decidendo di mollarla un pò come competizione per dedicarsi in toto al campionato”.

Alessandro Burin