Un periodo così non l’ha vissuto praticamente nessuno di noi. Un periodo dove le mascherine e anche i guanti sono diventati indispensabili per la nostra vita. Dove ogni sera la nostra amata Lombardia perde pezzi come ad essere in guerra. Diventa quasi pleonastico parlare di basket in questo momento, ma con Fabrizio Garbosi, allenatore e gm della Robur abbiamo cercato di fare il punto della situazione per quanto riguarda la serie B. “Devo innanzitutto dire che come società stiamo rispettando alla lettera l’ordinanza governativa. Anzi, noi abbiamo già sospeso qualsiasi attività già da venerdì scorso ma non solo come basket Robur, ma come polisportiva Robur et Fides. Tutte le nostre lezioni, i nostri corsi e tutte le nostre sezioni sono ferme. Abbiamo anticipato i tempi perchè la nostra preoccupazione per questo virus è alta”.

In questo clima difficile anche ipotizzare un qualsiasi scenario per i campionati. Ieri anche la Nba ha sospeso immediatamente la stagione dopo un caso di positività al coronavirus. Difficile dire cosa sarà del campionato di serie B in cui è coinvolta la Robur.
“Sui campionati e sulla loro prosecuzione ci sono illazioni di ogni genere. A oggi è impossibile sapere qualcosa: attendiamo una decisione da parte degli orgnai competenti quando arriverà. Al momento è tutto fermo. D’altronde, lo sport rispetto ai problemi veri della vita e del nostro Paese in questo momento è cosa molto secondaria”.

Come hanno reagito i tuoi ragazzi?
“Sono molto preoccupati. Soprattutto i senior vivono con più cognizione di causa quaesto problema, ma devo dire che anche i nostri giovani hanno capito che la situazione è molto grave. Come società abbiamo raccomandato a tutti i nostri atleti di non uscire di casa con un accenno particolare in più soprattutto ai componenti della prima squadra”.

Tu come vivi questa situazione difficile?
“E’ un qualcosa di nuovo da affrontare e si spera di star bene. Lottiamo contro un nemico invisibile, ma molto pericoloso. C’è da pregare e sperare che noi e i nostri cari rimaniamo indenni. Un pensiero forte va a medici e infermieri che sono la categoria più a rischio e che lottano per noi. Oggi, anche andare in ospedale per una semplice visita è da evitare”.

Matteo Gallo