Giancarlo Casiraghi è uno di quei giocatori senza tempo, è uno di quei giocatori che mette gli scarpini e sorride, e fa sorridere, i compagni, i tifosi, i mister, forse un po’ meno gli avversari.
Una vita con la valigia in mano e il pallone nella testa, nel sangue, nel cuore, dove il battito è sempre all’unisono con chi, anche per caso, passa dal campo e…resta lì, incantato. Perché vederlo gonfiare la rete, pennellare assist, fare cross in rabona, con la semplicità e l’eleganza di chi quella sfera l’ha sempre trattata con i guanti, sarebbe già abbastanza, ma guardare i suoi occhi così pieni mentre corre sul prato verde, scioglie i dubbi. Non i dubbi sul talento, sia chiaro, ma i dubbi su come un classe ’81 sia ancora così determinante.

Raccontaci qualcosa della tua carriera.
Ho girovagato in lungo ed in largo, ho avuto la fortuna di giocare in tante città, in Emilia Romagna, in Piemonte e persino oltreconfine, come in Australia, ho conosciuto realtà diverse e categorie diverse, ho giocato due anni in serie C, poi tanto in serie D (Solbiatese, Olgiatese, Casteggio, Gallaratese, Derthona) e tanto in eccellenza, promozione, la prima categoria mi mancava e devo dire che ne sono stato piacevolmente stupito, un gran bel campionato di ottimo livello e vissuto con una maglia speciale, quella del Ferno, bellissima società. Dove voglio arrivare? Non lo so, in questo lockdown mi sono chiesto se volessi smettere, ma mi sono reso conto che non è ancora il momento, mi piace troppo giocare a calcio e finché mi reggo in piedi io non voglio smettere”.

I mister ti hanno nominato tra i migliori calciatori di Prima Categoria della stagione. Che annata è stata per te? Sei soddisfatto degli obiettivi raggiunti dal punto di vista individuale e di squadra?
Fa davvero piacere, è un gran bel riconoscimento, vuol dire aver fatto bene, aver lavorato bene. L’annata è stata bella seppur interrotta in anticipo e spiace perché penso ci saremmo tolti qualche altra soddisfazione. Il momento più emozionante di sicuro quella vittoria con la Solbiatese, in rimonta, sotto 2 a 0 l’abbiamo ribaltata e mi sono anche fatto trovare pronto con una tripletta, è stata la ciliegina sulla torta. Onore alla Solbiatese per la vittoria del campionato, ma se dovessi darci un voto non sarebbe inferiore a loro e sarebbe un dieci, abbiamo fatto qualcosa di incredibile e non possiamo non essere soddisfatti, anche i numeri sono dalla nostra con quel secondo posto mentre io personalmente sono arrivato ad 11 reti ed una trentina di assist, spiace aver bloccato tutto sul più bello, ma ci sarà tempo e modo per collezionare altri momenti memorabili”.

A chi dedicheresti l’eventuale vittoria del pallone d’oro?
“Non lo so, al Ferno sicuramente per avermi dato quest’opportunità, dal presidente al mister con cui ho maturato un rapporto speciale e che proseguirà anche se le nostre sono pronte a dividersi”.

A proposito di questo: scelta fatta sia da te che dal tecnico, come si prospetta la prossima stagione?
Si prospetta altrettanto avvincente perché a Ferno c’è la volontà di fare meglio, e fare meglio può voler dire solo vincere; la chiacchierata che ho fatto con la società nei giorni scorsi è stata informale perché avevamo già deciso entrambe, giocherò ancora a Ferno anche se in panchina non ci sarà mister Minniti, perdiamo un valore aggiunto, inutile nasconderlo, ma la società si sta muovendo per fare altre scelte oculate e per continuare a crescere. Ripescaggio in promozione? So che si sta paventando questa possibilità, sarebbe una bella sfida, a Ferno c’è ambizione, la promozione fa gola, ma è importante valutare tutto con molta attenzione, non si può fare un cambio di categoria a cuor leggero, ma al di là di questo prevarrà la nostra voglia di giocare e anche la nostra voglia di completare nel migliore dei modi qualcosa di stupendo iniziato l’anno scorso insieme”.

Mariella Lamonica

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