Da lunedì è ufficiale: tutto lo sport in Italia si ferma per vincere la sfida più importante, battere il coronavirus. Saranno settimane lunghe e difficili per un Paese che vive di sport e che in esso spesso trova anche una possibile evasione dalle preoccupazioni della vita quotidiana. E’ chiaro che in questo contesto di blocco totale di un Paese intero e di un settore, quale quello sportivo in particolare, siano tante le domande e gli interrogativi che ruotano attorno a tutti coloro che lavorano nel mondo dello sport e per tutti gli appassionati. A livello locale le problematiche legate al coronavirus si erano già manifestate da un paio di settimane, con stop ed interruzioni ripetute e che hanno mandato in tilt i programmi e la gestione delle stagioni sportive a tutti i livelli e per tutti gli sport.
Marisa Verotta, dirigente di una delle società di ginnastica più rappresentative e blasonate del territorio, la Virtus Gallarate, dà diversi spunti di interesse su come affrontare il momento attuale e sulle possibili prospettive future per ripartire al massimo.
Cosa ne pensa del decreto che ha portato alla sospensione di tutte le attività sportive in Italia?
“Sono favorevole al blocco totale dello sport. Non si può rischiare, la salute di tutti noi è fondamentale e va salvaguardata al di sopra di ogni interesse. Quando settimana scorsa, in base alla direttiva che determinava il riavvio delle attività sportive per le atlete agonistiche, ho riaperto i corsi, l’ho fatto con un senso di incertezza e preoccupazione elevatissimo, cercando di vivere in maniera naturale una situazione straordinaria, mettendo in pratica norme igieniche di primo livello, disinfettando e sanificando ogni ambiente della palestra prima di poter far entrare le ginnaste ad allenarsi, ma era una situazione insostenibile e sono felice che il Governo abbia rivisto il decreto, determinando lo stop totale delle attività sportive”.
Come avete gestito le settimane di incertezza antecedenti tale decreto?
“Dal 23 febbraio, con l’inizio delle disposizioni governative in materia di coronavirus legate allo sport, nella prima settimana abbiamo ritenuto opportuno sospendere i corsi in accordo con la chiusura delle scuole. Sono state due settimane vissute nell’incertezza totale. Ogni giorno uscivano nuove indicazioni sulla possibilità o meno di poter fare allenare gli atleti, a seconda della categoria e del livello degli stessi. Sono rimasta in contatto quotidiano con il comitato regionale Lombardia per far fronte ai continui aggiornamenti, sostenendo sempre che la situazione fosse già molto grave, nonostante si proseguisse in una situazione di stallo nella quale le federazioni sportive lasciavano zone grigie senza dare spiegazioni su tempi certi di stop ed eventuali recuperi gare. Alla fine settimana scorsa era stata data la possibilità per una parziale ripresa degli allenamenti delle ginnaste e ginnasti a livello agonistico, ma dopo tre giorni ho deciso di sospendere tutte le attività, stante l’incertezza e la preoccupazione dilaganti”.
Quali sono state e quali saranno le maggiori problematiche in termini di riorganizzazione della stagione sportiva, soprattutto in un momento in cui le gare iniziavano ad essere sempre più numerose?
“In questo momento riorganizzazione non ce n’è, finalmente ora sono tutti a casa. Le problematiche maggiori sono state e sono tutt’ora a livello sanitario, sportivo ed economico. Per quanto riguarda la prima, settimana scorsa era richiesta la presenza obbligatoria di un medico all’ingresso della palestra per verificare le condizioni di salute degli atleti, ma nessuna ASD ha personale medico proprio, per di più in un momento in cui tutti i medici sono impegnati nel fronteggiare questa emergenza negli ospedali, quindi ho bloccato i corsi, perché la responsabilità era riversata tutta solo sulla società, senza alcuna tutela. Dal lato sportivo, oggi ci ritroviamo con un campionato di serie A, parlando di ginnastica ritmica, fermo a metà e non so cosa succederà, non si sa se rimarrà congelato e si andrà al 2021, oppure si recupererà a settembre, ma qui c’è un discorso di accavallamenti di date che non rende possibile una riorganizzazione coerente, per non parlare poi di tutte le gare dei livelli sottostanti e di ciò che riguarda la ginnastica artistica. Infine, la problematica economica resta fortissima ed è legata al compenso per tutti i nostri allenatori. Da un punto di vista societario la gestione delle quote è più semplice perchè vi è la possibilità di recuperare gli allenamenti. Ma in questo momento io ho 20 allenatori a casa che non lavorano e non ricevono compenso ed è un problema enorme”.
Quali pensa che possano essere le prospettive future di ripartenza dopo questo stop?
“A livello societario se lo stop fosse di un mese come ad oggi pare, si ripartirebbe con i corsi senza grossi problemi. La quota già incassata o da incassare verrebbe regolata dal proseguimento dei corsi fino a fine giugno, recuperando il mese perso e risolvendo il tutto, così come si può salvare il saggio di fine anno posticipandolo. Il problema vero riguarda il numero delle gare per le categorie silver e gold. Ad esempio, io proporrei di fare una prova gara sola per i campionati regionali e non due come avviene solitamente, oppure fare una cernita tra le gare da recuperare e scegliere solo quelle che permettono di accedere ai campionati nazionali di ginnastica di giugno a Rimini, dove sono coinvolte migliaia di ginnaste e ginnasti. Quindi il numero massimo di gare recuperabili a maggio sarebbe 8, contando sabati e domeniche. Per quanto riguarda la serie A di ginnastica ritmica, io consiglierei di congelare tutto e rimandare al 2021 il campionato, poiché a settembre si innesta il regime del secondo semestre della stagione e anche li ci sono già delle gare fissate che andranno affrontate. Ma è importante soprattutto cercare di aiutare tutti gli iscritti a non sentirsi soli ed in collaborazione con i miei allenatori, sto mandando delle schede con le quali dare sostegno ai ragazzi che si sono trovati da un momento all’altro a vedere le loro giornate piene tra scuola e sport al nulla più completo, quindi vanno aiutati nel superare questo momento, impegnandoli in pochi ma utili esercizi che possano fare tra le mura di casa e che li aiutino a sostengano fisico e mentale”.
Alessandro Burin