Penelope (sì, quella Penelope) al confronto era una dilettante. Se qualcuno (compreso chi scrive), avesse pensato anche solo per un attimo che il Consiglio Federale di mercoledì 20 avrebbe messo la parola fine alla stagione di Serie C accogliendo le istanze dell’Assemblea di Lega Pro del 7 maggio, beh, potrebbe essersi sbagliato. E non di poco.
Secondo quanto filtrerebbe da via Allegri, la strategia (?) del presidente Gabriele Gravina sarebbe infatti quella di prendere ulteriore tempo. Rigettando la proposta di blocco delle retrocessioni (in quanto non conforme agli attuali regolamenti) e rimandando ulteriormente la decisione definitiva sullo stop al campionato di C. 

La domanda a questo punto è chiaramente una e una sola: perché? E qui siamo nel campo delle supposizioni. Due i motivi di fondo. Il primo è tattico. Nella partita a scacchi con il Governo sulla ripresa della Serie A (e forse anche della B), la FIGC non vuole fornire un argomento a conforto della tesi che il calcio non sia nelle condizioni di ripartire in tempi brevi. Il secondo è pratico. Sino a quando la massima serie non avrà conosciuto il proprio destino, a cascata le categorie inferiori non potranno conoscere il loro. Con il paradosso che la prima a prendere una posizione netta (la Serie C), potrebbe anche essere l’ultima a vedere determinato il proprio esito. Che (sia chiaro), non sembra comunque in discussione. Il campionato 2019/2020 non riprenderà.      

Nel frattempo, 15 club di B hanno ricominciato gli allenamenti con sedute individuali. Mentre da mercoledì lo farà anche il Padova. Con la ferma convinzione che ci sia ancora uno spiraglio per il ritorno in campo entro l’estate. E intanto la FIGC continua a prendere tempo. Prima o poi, finirà anche quello.                 

Giovanni Castiglioni

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