E’ stata una settimana a dir poco particolare in casa biancorossa. Sabato scorso, fino al tardo pomeriggio, nessuno si sarebbe immaginato come sarebbe cambiato il mondo intorno alla Pallacanestro Varese. L’esonero improvviso di Caja ha lasciato la maggior parte dei tifosi, se non tutti, di stucco, anche perché le cause di tale esonero sono quelle dinamiche che non escono dallo spogliatoio e dalla società.
Così oggi siamo qui a parlare di una Openjobmetis che vede la propria realtà nelle mani di un allenatore, Massimo Bulleri, che ricalca l’immagine, lo stile e ciò che vuole essere Pallcanestro Varese, ma che essendo alla prima esperienza da capo allenatore è a tutti gli effetti una scommessa che la società ha tutta la convinzione e speranza di vincere.
La squadra passa da un tecnico molto più uomo di campo che di spogliatoio ad uno che allenatore lo era già da giocatore e che si approccerà alle relazioni con il gruppo con un atteggiamento e con modalità, presupponiamo diverse dal suo predecessore. Il futuro è tutto da decifrare per una squadra che, come lo è la Pallacanestro Varese, è completamente nuova e che lascia i tifosi curiosi di vedere cosa significherà questo cambio drastico in panchina.
Umberto Argieri, Presidente del Trust “Il Basket Siamo Noi”, racconta l’umore dei tifosi in questa settimana e l’aria che si respira intorno alla squadra. Come ha vissuto il sabato dell’esonero di Caja?
“E’ stata sicuramente una scelta che mi ha lasciato di stucco quando l’ho saputa. Al di là delle problematiche che c’erano e che erano chiare all’interno del mondo squadra, molto meno al di fuori, non mi aspettavo comunque una scelta così. D’altro canto è chiaro che quando persone come Toto Bulgheroni in primis, poi di concerto con la società tutta, arrivano a fare la scelta che è stata fatta, vuol dire che hanno un’idea e motivazioni ben valide e delle quali non ho dubbi e mi fido. Chiaramente, non sarà facile prendere l’eredità di Caja, che nei suoi anni a Varese ha raggiunto grandi risultati, salvandoci dalla retrocessione, portandoci ai playoff e ad una finale europea. E’ sempre stato un uomo molto trasparente e diretto, i suoi modi erano chiari a tutti, purtroppo si è arrivati a questa scelta ed è finita una storia che sicuramente avrebbe meritato un epilogo diverso. Detto questo, io mi sento di ringraziare Attilio per tutto il lavoro ed i risultati che ha portato a Varese. Come è normale che sia, poi, ma questa era una cosa che avveniva già ai tempi in cui Caja allenava, sulla scelta del suo esonero i tifosi sono divisi: per alcuni è una scelta giusta, per altri no, come le scelte che faceva in campo. Non c’è uno schieramento unico sulla vicenda”.
Arrivando alla decisione di affidare la squadra a Bulleri, questa scommessa coraggiosa trova sostegno tra i supporter biancorossi?
“Per quanto ho avuto modo di leggere, ascoltare e constatare, se sull’esonero di Caja la tifoseria è divisa, sull’arrivo di Bulleri la stragrande maggioranza dei tifosi è assolutamente a favore di questa scelta. E’ chiaro che la società ha deciso di effettuare una scelta a livello di immagine, di cambio dei rapporti interni al gruppo e anche di novità. Bulleri è alla prima esperienza in panchina, è vero, ma quando persone che lo conosco approfonditamente come Bulgheroni o lo stesso Conti scelgono senza alcuna remora o dubbio lui come allenatore, la cosa non può che lasciarmi tranquillo perché vuol dire che hanno piena fiducia in lui e ne conoscono le capacità. E’ sicuramente una sfida interessante ed affascinante”.
Dopo queste prime uscite stagionali, seppur condizionate dal fatto di essere in piena fase di preparazione, che impressione le ha fatto la squadra?
“Ho avuto una buona impressione del gruppo. Chiaramente le gambe ora non girano come gireranno tra qualche tempo, però ci sono state risposte interessanti dai nuovi. Tolti Scola e Douglas, che sono campioni acclarati, anche se quest’ultimo devo ancora decifrarlo bene come giocatore, gli altri mi hanno fatto una buonissima impressione. Penso a De Vico soprattutto, che non mi aspettavo così pronto a livello caratteriale e di peso specifico in campo e che per me è una lietissima notizia. Poi ci sono Morse e Andersson che si vede che hanno grandi mezzi, anche se sono giovani e sicuramente possono crescere sotto diversi punti di vista, soprattutto a livello di impatto caratteriale con il match. Ruzzier, che ora è evidentemente fuori forma, è un giocatore che io adoro, perché e proprio il play vecchio stampo che mancava a Varese da tempo. Sono sicuro che questa squadra saprà regalarci tante soddisfazioni, anche in termini di progettualità. Si può aprire un ciclo importante”.
Com’è stato il ritorno in un Palazzetto ancora semi vuoto dopo così tanto tempo?
“Quando metti i piedi sull’ingresso a Masnago, senti il rumore del pallone sul parquet, vede l’effetto delle luci sul campo è un’emozione sempre forte. Vedere gli spalti così vuoti, stare distanziati, non poter quasi urlare o alzarsi rende davvero tutto molto frustrante. Questo soprattutto nel pre partita, poi durante la gara l’adrenalina e la concentrazione del match prendono il sopravvento, ma prima è davvero dura. Mi auguro che tutto vada per il meglio e si possa tornare presto in tanti a riempire la nostra casa”.
Alessandro Burin