Chi dice donna dice danno, ed è vero: perchè danno la vita, danno la speranza, danno il coraggio, danno il conforto, danno sè stesse per amore.
C’è una poesia che recita così e che spesso torna in auge proprio l’8 marzo, giornata internazionale dedicata alla figura femminile che invita a celebrare tanto le conquiste sociali e politiche, quanto a riflettere su tutto ciò che è stato e che potrebbe, dovrebbe ancora essere.
E per riflettere, a volte, basterebbe alzare lo sguardo e notare come una donna sia più vicina di quanto si possa immaginare ad un mondo che, ancora oggi, si trova nascosto dietro un portone chiuso a doppia mandate, con le chiavi nelle mani di pochi.
I campi del varesotto, come tanti campi del calcio dilettanti, raccolgono emozioni inenarrabili e raccontano storie incredibili spesso frutto di conquiste faticose ma affascinanti. Le protagoniste, talvolta, sono mamme, mogli, dirigenti, allenatrici che sanno spendere i loro sacrifici per quel cuore che vibra e toglie il respiro almeno novanta minuti alla settimana.
Facendo un passo in quella direzione è un attimo ritrovarsi alla corte di una donna, dell’altra o dell’altra ancora ed è un attimo appropriarsi di quelle storie, così pure, così vere.
In casa Varesina c’è Elisa Pizzo. Rossoblù dalla stagione 2015/16, Elisa, grande conoscitrice del calcio, con tanto di laurea magistrale in scienze motorie e di patentino UEFA B, ha fatto della sua passione un lavoro.
“Il mio ruolo attuale alla Varesina è quello di allenatrice del gruppo 2011 e responsabile della categoria nonchè responsabile del progetto “Varesina Kids” che si occupa dell’attività motoria dei bambini nati nel 2014, 2015, 2016. È un progetto che impegna i bambini in palestra ed in piscina; infine sono responsabile organizzativa per le categorie primi e piccoli amici”
Come nasce la tua passione per il calcio?
“Ho giocato 10 anni alle Azalee poi tramite un tirocinio universitario ho fatto la mia prima esperienza da allenatrice ai Sumirago Boys e mi è piaciuto troppo tanto da smettere di giocare per dedicarmi completamente a questa attività“.
Cosa può portare in più (o di diverso) una donna nel mondo del calcio che un uomo non puó portare?
“Una donna riesce a creare un rapporto con i bambini più affettuoso e dolce di un uomo, oltre ad essere un punto di riferimento in tutte le situazioni extracampo che si creano“.
Cosa ti auguri in futuro per le donne nel mondo del calcio?
“Mi auguro che venga riconosciuto sempre più il ruolo della donna nel mondo del calcio, soprattutto dentro il campo, come allenatrice anche nell’habitat maschile. Spero che si arrivi presto alla possibilità di vedere donne che allenano gruppi di bimbi maschi anche in società professioniste“.
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Se suoni alla porta di casa Arsaghese la prima voce che risponde presente è quella di Sabrina Pianaro. Laureata in comunicazione, Sabrina da qualche anno milita nell’orbita biancorossa, conosciuta tramite il suo “giovanissimo” Matteo, in qualità di responsabile della comunicazione e dell’organizzazione di eventi.
“Entrambe i miei ometti vestono questa maglia ed è bellissimo condividere con loro questo mondo; il calcio è più di uno sport, c’è tanto dietro e la mia voglia di fare e di crescere mi ha anche spinta a seguire il corso di “Collaboratore della gestione sportiva” dove ho conosciuto tanti professionisti; non so cosa farò da grande, non mi aspetto di ricoprire chissà quali ruoli (anche se nella vita mai dire mai) ma spero di poter mettere a disposizione le mie competenze e la mia passione“.
Cosa può portare in più (o di diverso) una donna nel mondo del calcio che un uomo non puó portare?
“La donna di calcio, intesa in senso ampio, porta semplicemente sè stessa, la sua sensibilità, le sue conoscenze, la sua passione, arricchisce questo mondo un po’ troppo “mascolino”, con i suoi occhi vede in maniera diversa rispetto ad un uomo, va più a fondo, soprattutto quando ha a che fare con i calciatori più piccoli; una figura femminile è un valore aggiunto e permette all’uomo di completare il suo lavoro“.
Cosa ti auguri in futuro per le donne nel mondo del calcio?
“Mi ripeto, spero nella collaborazione tra uomini e donne, permetterebbe al mondo del calcio di essere più ricco, completo e magari anche migliore; voglio dare per assodato il discorso discriminatorio, nel senso che questa situazione deve risolversi nel breve, ma mi piacerebbe anche che donne brave e competenti potessero conquistare un po’ di terreno anche in ambito manageriale dove ancora oggi ci sono quasi esclusivamente uomini“.
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Una rinascita avvenuta appena tre anni fa, un nuovo progetto, la voglia di stupire: il Ferno si è presentato così in prima categoria, con un briciolo di timidezza ed una buona dose di entusiasmo contagioso. Ed insieme al Ferno c’è Miriana Brunetta, una delle prime tifose della squadra dei grandi, ed una delle responsabili del settore giovanile.
Come è nata la tua passione per il calcio?
“Una decina di anni fa ho cominciato a giocare a calcio con un gruppo di amiche, poi quando è arrivata l’occasione di prendere in mano la NFO insieme alla mia famiglia non ho saputo resistere“.
Cosa può portare in più (o di diverso) una donna nel mondo del calcio che un uomo non puó portare?
“Grinta e sensibilità, non che un uomo non possa averne, ma quelle femminili sono diverse“.
Cosa ti auguri in futuro per le donne nel mondo del calcio?
“Più visibilità e pari opportunità. Il calcio è di chi lo ama, giusto? E allora sì, è giusto che sia anche nostro“.
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Calcio, calcio e ancora calcio: per Sara Condotta è una full immertion. Impegnata su più fronti vive questa passione in maniera totalizzante, auspicando di diventare una professionista del settore, regalando gioie ai più piccoli in cambio di emozioni impagabili.
“Sono un’allenatrice qualificata presso l’Union Villa Cassano e questa stagione alleno i primi calci 2011. Essendo una studentessa di scienze motorie sto svolgendo anche tirocinio universitario presso il Novara Calcio e come se tutto cià non bastasse da questa stagione sono anche istruttore presso i centri federali territoriali (CFT)“.
Come è nata la tua passione per il calcio?
“Premetto che sono un’amante dello sport in tutte le sue svariate forme, ma per il calcio nutro un profondo amore da quando sono piccola. È stata mia mamma, ex calciatrice, a farmi muovere i primi passi portandomi a provare in una squadra femminile locale e da quel giorno non ho più potuto farne a meno. Da 2 anni vedo il campo da un’altra prospettiva perché ho sentito la necessità di trasferire le bellissime emozioni che provo giocando a calcio ai bambini/e e far innamorare sempre più persone di questo stupendo sport“.
Cosa può portare in più (o di diverso) una donna nel mondo del calcio che un uomo non puó portare?
“Mi sento di rovesciare la domanda e quindi chiedere cosa non può portare una donna nel mondo del calcio che invece un uomo può portare? Direi nulla… anzi penso che una donna nel mondo del calcio possa portare una sensibilità diversa specialmente verso i più piccoli nei settori giovanili e tanta tanta tenacia in più“.
Cosa ti auguri in futuro per le donne nel mondo del calcio?
“Mi auguro che il mondo del calcio lasci che le donne siano delle risorse ed un punto di riferimento proprio come lo sono nella società. Nella loro naturalezza, libere di esprimersi senza rivendicazioni di genere o posizioni di parte, possiamo fare moltissimo; e poi, a prescindere dal sesso, una persona deve essere libera di esprimere il proprio essere come risorsa, non come limite“.
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“Un giorno quasi per caso ho fatto una scommessa con mio papà e niente…eccomi qui“.
Si presenta così Elisa De Bernardi, avvocato nella vita, team manager della Castanese (e da 10 anni nel CdA), nonchè punto di riferimento del settore giovanile.
Come è nata la tua passione per il calcio?
“Diciamo che la domenica, e non solo, ho sempre preferito lo stadio al centro commerciale; tifosa della Juventus, sono cresciuta con il nonno sui gradoni dello Speroni a tifare la Pro Patria, ho lavorato per diversi anni come hostess in vari club di serie A (Milan, Inter e Novara) e poi un giorno, quasi per caso, quella famosa scommessa con mio papà e con la sua passione…dalla Seconda Categoria all’Eccellenza, quella passione è diventata la mia e la Castanese è l’altra casa“.
Cosa può portare in più (o di diverso) una donna nel mondo del calcio che un uomo non puó portare?
“Sicuramente una sensibilità maggiore nel valutare le dinamiche calcistiche da un punto di vista diverso, più riflessivo, poi attenzione e precisione perché noi donne siamo meticolose, al di là dei tecnicismi ed infine una creatività più spiccata che ci porta ad avere una visione trasversale del calcio e degli eventi connessi“.
Cosa ti auguri in futuro per le donne nel mondo del calcio?
“Sarebbe bello dimenticare i luoghi comuni e quel “maschilismo” ormai superato che limita e basta; nella vita come nel calcio, meno “Collovati” e più stima verso il potenziale femminile che a mio parere è vincente“.
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Dulcis in fundo, l’altra prospettiva. Il calcio visto dalla tribuna, il calcio vissuto da mamma, moglie, tifosa. Non servono patentini o titoli di studi particolari per incantarsi di fronte allo spettacolo di una partita di calcio, si può restare lì, in silenzio (ma non troppo) gustandosi il bel gioco, sostenendo, educando, confortando pur non avendo un ruolo specifico perchè “Ogni maledetta domenica si riparte“: ad affermarlo è Danila Antonino, moglie del mister del Gavirate Cristian Caon.
Come è nata la tua passione per il calcio?
“La mia passione è nata perché tutte le persone di sesso maschile della mia vita (padre, compagni di classe, amici) hanno sempre guardato il calcio e tifato per qualche squadra, io inizialmente veneravo “solo” Roberto Baggio; all’età di 10/12 anni la domenica pomeriggio ascoltavo la radiocronaca della giornata calcistica con le mie cuffie,in cameretta, per me era un appuntamento imperdibile“.
Cosa può portare in più (o di diverso) una donna nel mondo del calcio che un uomo non puó portare?
“Non so se una donna possa portare qualcosa in più, credo onestamente che non sia nemmeno giusto o necessario chiederglielo, come agli uomini, dovrebbe pensare solo a divertirsi e a godere di questo gioco così affascinate e coinvolgente“.
Cosa ti auguri in futuro per le donne nel mondo del calcio?
“Mi auguro fortemente di non sentire più commenti vergognosi e squalificanti nei confronti di arbitri ed assistenti e di tifose di sesso femminile, di battute becere sull’orientamento sessuale delle giocatrici, anche noi, a modo nostro soffriamo e ci rallegriamo vivendo a pieno ed in libertà questa passione ed abbiamo tutto il diritto di farlo“.
La voce delle quota rosa nel mondo del calcio non strilla più, sussurra e sfiora appena. Ancor più consapevole di ciò che dice, mai incerta di ciò che prova. Le storie più belle sono là, dove proprio non te le aspetti. E poi com’era quel discorso di diritti e rispetto?…
Il calcio è di tutti. Il calcio è di chi lo rispetta. Il calcio è di chi lo ama. E no, non sono solo hashtag.
Mariella Lamonica