Villa Baragiola è una delle ville storiche di Varese, adagiata sul crinale che porta da Masnago al massiccio del Campo dei Fiori, testimone di quella “Città Giardino” che i nobili milanesi tanto amavano, edificandovi delle vere perle architettoniche incastonate nel verde. I meno giovani la ricorderanno come Seminario Arcivescovile, prima di essere definitivamente acquistata dalla Municipalità varesina che ne ha fatto la sede dei propri uffici tecnici.

Villa Baragiola 3All’interno del suo parco pubblico, a cui si accede da via Borghi, praticamente a un tiro di schioppo dal “compianto” stadio “Franco Ossola”, sorge la Dacia. Per chi non sapesse, la Dacia non è solo il nome di un veicolo ma è l’appellativo con cui vengono definite le villette in legno tipiche dei paesi ex sovietici; quella di Villa Baragiola ne è un bellissimo ed incantevole esempio. Dallo scorso anno accoglie due istituzioni, due eccellenze del nostro territorio che ne hanno anche inevitabilmente ispirato l’intitolazione: Giuseppe Zamberletti e Salvatore Furia, Giganti del nostro tempo che hanno lasciato un’indelebile traccia nella storia di Varese ma non solo.
Inaugurata lo scorso anno, ospita al piano superiore la Protezione Civile con annessa la Fondazione Zamberletti che raccoglie la documentazione storica del Ministro che ne fu il lungimirante fondatore. Al piano terra ha la propria sede la Società Astronomica Schiaparelli, fondata proprio da Salvatore Furia a metà del secolo scorso e il cui Presidente oggi è Vanni Belli. Poco dopo, erano gli anni ’60, iniziarono la loro attività l’osservatorio astronomico del Campo dei Fiori e il Centro Geofisico Prealpino (astrogeo.va.it). Il primo svolge una attività volta prevalentemente alla divulgazione scientifica, organizzando corsi di astronomia, meteorologia e botanica, accompagnando in visita un numero sempre maggiore di scolaresche. L’osservatorio è tra i primi in Italia per capacità osservativa a livello amatoriale (escludendo le strumentazioni professionali/militari), con un telescopio da 84 centimetri, utilizzabile da remoto in qualunque momento della notte.

Nello scorso anno i numeri che ci fornisce Chiara Cattaneo, che con Luca Buzzi si occupa prevalentemente delle attività di accompagnamento del pubblico all’osservatorio, sono estremamente significativi: 61 conferenze organizzate, 3.500 studenti in visita da febbraio a giugno, 800 persone in gruppo, 1.000 persone le domeniche per le giornate tematiche di “porte aperte”, 2.700 viste serali.

Villa Baragiola 2Il Centro Geofisico Prealpino avvia nel 1967 quelle che vengono definite “misure metereologiche sistematiche”. Dopo aver conosciuto nel 2015 un reale rischio di chiusura, a causa del “depotenziamento” delle Province, l’intervento di Regione e Comune ha scongiurato il peggio, riconsegnandolo alla pubblica utilità quale punto di riferimento della stessa Amministrazione Provinciale di Varese nelle attività di monitoraggio, tra le quali spicca anche quella legata ai fenomeni sismici.
Paolo Valisa è il suo direttore, coadiuvato nella meteorologia da Simone Scapin e Camilla Galli, tre nomi e tre voci che quotidianamente dalle frequenze RAI del “Gazzettino Padano” e da altre emittenti radiofoniche e televisive, ci informano sulle condizioni e previsioni meteo. A lui abbiamo voluto chiedere una valutazione scientifica su questa stagione che definire inverno risulta quantomeno difficile ed in generale su quelli che comunemente vengono definiti “mutamenti atmosferici”.

Villa Baragiola 1Il riscaldamento globale si fa sentire anche su scala locale ed è da ricondurre ad una alterazione della presenza, in termini di quantità, degli ormai famosi gas serra. Essi sono una sorta di stabilizzatori della temperatura del nostro pianeta e l’aumento della loro concentrazione, dovuta alle emissioni delle attività umane che li hanno spinti sino a concentrazioni del 40% superiori a quelli che erano in era pre-industriale, innesca questo aumento delle temperature che tutti stiamo rilevando. Tale innalzamento a Varese si è dimostrato costante nel corso degli ultimi 50 anni, dando origine a quei fenomeni meteorologici tipici appunto delle alte temperature: ondate di gelo sempre meno frequenti durante l’inverno, piogge tipicamente autunnali come quelle che abbiamo riscontrato negli scorsi mesi di novembre e dicembre. Lo stesso diradarsi dei fenomeni nevosi porta delle conseguenze a livello idrologico, impedendo l’accumulo di massa nei ghiacciai, ai quali corrisponde naturalmente uno scarso rapporto di fusione nei periodi primaverili che altera il regolare apporto di acqua ai fiumi ed ai laghi nel momento in cui ne abbiamo più bisogno, basti pensare alle necessità idriche dell’agricoltura.

Alla luce del fatto che queste “alterazioni” sono da ricondurre direttamente alle nostre attività, intese come produzioni industriali e vita quotidiana, in pratica cosa possiamo fare per aiutare il nostro pianeta?

Villa Baragiola 4Gli stili di vita ed i loro cambiamenti possono certamente incidere, così come esercitare una sorta di pressione su chi questi stili di vita in qualche modo governa. Penso al mondo politico che orienti le sue scelte verso l’energia pulita, il trasporto elettrico, in generale i minori consumi. Gli orizzonti temporali che abbiamo di fronte a noi arrivano al 2100 ma le conseguenze di queste enormi emissioni degli ultimi 30 anni si protrarranno in tempi molto più lunghi, basti pensare che una molecola di co2 (anidride carbonica, ndr) rimane nell’aria mediamente 200 anni, questo è il suo “tempo scala” climatico storico-temporale. La circolazione oceanica avviene in un “tempo scala” di 1000 anni; il calore che stiamo ora fornendo agli oceani continuerà ad uscire per secoli. Stiamo quindi forzando enormemente le emissioni, a fronte di una reazione del “sistema terra” che ha naturalmente altri tempi di reazione rispetto alla velocità con cui noi lo stiamo sovra caricando.

Per tornare invece alla nostra realtà locale, vi è da dire che i fenomeni più significativi riguardano i mesi primaverili ed estivi, con aumenti delle temperature di oltre 3 gradi, le cui conseguenze sono ondate di calore intense e prolungate. Basti pensare che lo scorso anno abbiamo avuto 56 giorni nei quali la temperatura ha superato i 30 gradi. A tutto ciò corrispondono fenomeni di siccità, evidenziati dalla citata mancanza di risorse idriche che i ghiacciai non sono in grado di fornire attraverso i fiumi. Questa grande quantità di calore innesca così fenomeni metereologici molto intensi come grandinate e trombe d’aria.

Considerando che noi viviamo in una zona a ridosso delle Alpi, vi è da supporre che nei prossimi decenni per gli abitanti della Pianura Padana la situazione non potrà che peggiorare con lo scenario di una installazione sempre più massiccia di condizionatori d’aria che a loro volta aumenteranno le emissioni, innescando un perverso circolo vizioso. Non è così così peregrina l’ipotesi che tra qualche decennio potremo trovarci di fronte a delle migrazioni stagionali degli abitanti della Pianura verso le montagne.

Greta docet…

Ambrogio Baj