La notizia del caso di positività al covid-19 in orbita Varesina sta facendo il giro della provincia e non solo, ma in casa rossoblù non mancano serenità e lucidità nel gestire una situazione al quanto delicata.
A confermarlo è il ds Max Di Caro che analizza passo passo la gestione da parte della società: “Purtroppo ci troviamo coinvolti in una situazione spiacevole nonostante avessimo messo in conto il fatto che potesse capitare, nessuno se lo sarebbe mai augurato, ma è successo, ne abbiamo preso atto e ci siamo mossi secondo protocollo”.

Quali sono stati i passaggi? 
Una volta scoperta la positività del giocatore abbiamo contatto immediatamente l’Ats che ci ha suggerito come muoverci, ovvero isolamento per 14 giorni per tutti coloro che sono stati a contatto con il diretto interessato e obbligo di tamponi, così facendo, nel caso in cui dovesse andare tutto per il verso giusto, vuol dire tornare in campo dal 24 agosto in poi andando quindi a rivedere tutta la preparazione in vista della coppa in programma il 13 settembre”.

Qual è stata la reazione della società non appena siete venuti a conoscenza della positività?
Noi siamo piuttosto sereni perché sappiamo di aver fatto tutto secondo norma, ci dispiace ma ci poniamo anche qualche interrogativo: se tutto ciò fosse successo durante l’anno? E se i risultati dei tamponi tardassero ipotesi non remota visto che la stessa Ats ci ha detto che sono oberati di lavoro anche a causa dei rientri dall’estero? Siamo in balìa degli eventi, abbiamo informato anche il Crl, vedremo il da farsi man mano, sperando, in primis, che questo resti un caso isolato e che tutto si concluda nel miglior modo possibile”.

Infine, non perché sia meno importante, tutt’altro, qual è lo stato di salute del ragazzo sia a livello fisico che psicologico?
Fortunatamente sta bene, i sintomi sono sempre stati molto lievi, siamo sereni anche perché a 7 giorni dall’accaduto nessun altro ha manifestato qualcosa che possa far pensare ad altri casi, l’aspetto psicologico è chiaramente di dispiacere assoluto, abbiamo sostenuto fin da subito il giocatore perché è anche normale incappare in uno stato d’animo di “senso di colpa” per se stessi, per la società e per i compagni, ma qui colpe non ce ne sono, ripeto ora il primo pensiero è che tutto si concluda per il meglio”.

Mariella Lamonica

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