Non si fosse messo di mezzo il Covid-19, ieri il campionato di Serie C avrebbe vissuto l’ultimo atto. Quantomeno per quanto riguarda la regular season, con la Pro Patria impegnata allo “Speroni” nella 38^ contro la Giana Erminio. Domenica 3 maggio sarebbero poi partiti i playoff.
Mentre a pandemia in corso, quella data rappresenta (per la terza serie nazionale) semplicemente la vigilia dell’Assemblea di Lega (in programma lunedì 4) convocata alla bisogna per sancire la proposta da recapitare all’organo competente (cioè la FIGC) di sospensione definitiva della stagione. Come da bozza stilata nel Consiglio di venerdì 17 aprile.

Nulla di nuovo, se non fosse che intervenuto ieri sera da Fabio Fazio a Che tempo che fa il Ministro dello Sport Spadafora ha (di fatto) scavalcato la federazione dando per scontata una decisione non ancora ratificata: “A parte che con il presidente Gravina ho un ottimo rapporto e credo che lui stia facendo un buon lavoro, ma se poi andiamo alle realtà delle singole leghe, altre si sono già fermate come la Lega Pro e il dilettantismo è in grande difficoltà… ma la Lega di Serie A non credo che sia proprio incline alla possibilità che il Governo decida di fermare allenamenti e campionati. Almeno dalle pressioni che riceviamo ogni giorno…”. 

Nessuno ha dubbi (certamente non chi scrive) sul fatto che verrà messa la parola fine all’attuale stagione di Serie C passando direttamente alla prossima. Vedremo poi attraverso quali modalità. Ma il punto è chiaramente un altro.
Quale legittimazione può avere la governance del calcio se le sue competenze vengono sistematicamente sterilizzate dalla politica? Domanda retorica cui la stretta attualità ha già dato risposta. D’altra parte, proprio settimana scorsa e sempre da Fazio il presidente federale Gravina aveva confessato il proprio personale sollievo nel caso in cui il Governo avesse preso la decisione in sua vece. Come diceva Oscar Wilde, attento a quello che desideri, potrebbe avversarsi.          

Giovanni Castiglioni