
Il paese gradualmente si riprende e alcune compagini della nostra provincia, ferme da marzo a causa dell’emergenza Covid-19, sono tornate ad allenarsi. Gli atleti seniores, e non solo, delle squadre Rugby Varese, Malpensa Rugby e Amatori Tradate Rugby hanno infatti ripreso proprio il 3 giugno gli allenamenti in gruppo, seppur con diverse restrizioni e regole precise da seguire in modo da evitare il contatto fisico, e quindi un’eventuale contagio.
L’utilizzo del pallone tra compagni di squadra, ad esempio, è chiaramente vietato e di conseguenza l’atletica è l’opzione di esercizio più valida e permessa. Si può quindi usufruire del pallone solo a livello individuale, condizione che rende molto limitata la possibilità di svolgere esercizi improntati sulla tecnica del singolo. Per tornare ad allenarsi a pieno ritmo e senza restrizioni i club della palla ovale dovranno attendere nuove ordinanze e difficilmente il 15 giugno, data in cui il governo dovrebbe emanare un nuovo dpcm, la situazione cambierà in maniera radicale.
La ripresa rappresenta comunque una prima svolta per il rugby italiano dall’inizio della pandemia e sicuramente il piacere di rivedere i propri compagni fa la differenza, come spiega anche l’allenatore del Malpensa Rugby Marco Bottelli.”Certo, l’atletica non piace a tutti- ironizza coach Bottelli- ma il bello sta anche e soprattutto nel tornare insieme come gruppo e come squadra dopo mesi. Tornare al campo e rivedere amici e compagni è impagabile e ci stimola. Come tutti abbiamo un sacco di regole di sicurezza da seguire, che naturalmente limitano moltissimo il lavoro ma è un comunque una ripartenza. Per il momento lavoriamo in gruppi di dieci persone circa e il campo da gioco è inutilizzabile, ma per fortuna possiamo fare affidamento sulla pista d’atletica. Spogliatoi e club house sono chiusi. Attendiamo notizie dal governo e nel mentre ci alleniamo e riuniamo come gruppo”.
Dopo la sospensione definitiva di tutti i campionati italiani, i club attendono anche notizie sull’avvio della prossima stagione ma, vista la situazione della pandemia (nonostante un notevole calo dei contagi), governo e FIR rimangono ancora incerti e cauti e la sensazione è che per un po’ si saprà poco sull’argomento. Al rugby italiano non resta quindi che “accontentarsi” di una sana e graduale preparazione atletica e tanto team building.
Stefano Sessarego