Il Covid-19 ha rivoluzionato la vita di tutti e, come ha messo a dura prova gli adulti, ha modificato repentinamente anche la routine, le certezze e i comportamenti dei bambini che, inevitabilmente, ne hanno risentito. Da più di due mesi senza la scuola e le amate attività sportive, senza la vicinanza fisica di figure di riferimento come lo sono i nonni e senza la possibilità di sfogare la creatività e l’energia, i più piccoli a volte si sentono disorientati. A parlarne è Lucia Chiappa, pediatra che riceve a Jerago con Orago (Vicolo Zeni, 2). 

Partiamo da una considerazione clinica: i bambini sono la fascia meno colpita dal Covid-19. 
“Fortunatamente il virus ha toccato poco l’età pediatrica, ossia quella che va dagli 0 ai 14-16 anni, e sono rarissimi i casi in cui ha richiesto l’ospedalizzazione. Soprattutto all’inizio dell’epidemia, eravamo in un periodo dell’anno in cui molti bambini accusavano febbre, tosse e raffreddore, ma questi sintomi sono rientrati nel giro di qualche giorno. Per precauzione, noi pediatri abbiamo sempre consigliato di fare in modo che questi bimbi non entrassero in contatto con persone adulte al di fuori della famiglia nucleare, nonni in particolare. Per quanto riguarda le nuove nascite, chi è venuto al mondo da madre positiva solitamente è risultato negativo e i pochi che sono nati positivi hanno avuto un decorso non grave”. 

Negli ultimi giorni si parla di correlazione tra Covid-19 e sindrome di Kawasaki. Che cosa può dire al riguardo?
“Di settimana in settimana i medici hanno imparato a conoscere sempre di più il Covid-19 e, se prima si pensava desse “solo” una polmonite interstiziale, ora si sa che provoca anche un’infiammazione dei vasi. Una vasculite famosa in età pediatrica è proprio la sindrome di Kawasaki che, però, dà un interessamento cardiaco molto più grave del Covid-19. Le due malattie hanno tratti comuni e si curano in modo simile, ma sono distinte e non vanno confuse”. 

Come è cambiato il suo lavoro in questo periodo di emergenza?
“Il mio studio non ha mai chiuso e mi sono mantenuta disponibile anche nei weekend. Per offrire il servizio più sicuro possibile, ho ricevuto in ambulatorio soltanto le urgenze e ho posticipato i controlli di routine. Oltre al normale servizio medico, spesso ho cercato di gestire psicologicamente le ansie dei genitori dando informazioni orientate e pacate che potessero fare chiarezza e, insieme, dare conforto in un momento in cui le notizie corrono veloci e non sempre sono verificate”. 

Quali sono le misure di protezione che ha adottato per visitare i bambini?
“Indosso sempre il camice monouso, i guanti e la mascherina e spesso, soprattutto all’inizio, i bambini sono un po’ perplessi e talvolta intimoriti. Inoltre, sanifico l’ambulatorio dopo ogni visita e distanzio gli appuntamenti in modo tale che i bimbi e il genitore che li accompagna non possano incontrare in sala d’attesa il paziente successivo. Continuerò in questo modo anche nella Fase-2 per sicurezza mia e di tutti coloro che vengono da me”.  

Quali sono le paure più frequenti dei genitori? 
“La preoccupazione più diffusa e anche più naturale è quella di contrarre il virus e che i figli si ammalino. Per i genitori, inoltre, non è facile gestire i propri timori per la situazione presente e per il futuro senza trasmetterli ai bambini che assorbono ogni emozione. Anche i più piccoli, infatti, si sono accorti che qualcosa è cambiato rispetto a prima e ne stanno risentendo”. 

Vede cambiati i bambini, dunque? In che modo?
“Noto, soprattutto da una settimana o poco più a questa parte, che il disagio è aumentato. È tanto tempo che non hanno relazioni con i propri coetanei, che non vedono i nonni, che non possono sfogare la loro energia all’aria aperta e sono chiusi tra le mura domestiche giocando tante ore con i videogiochi e guardando la televisione. Tutto ciò alimenta le loro paure e in questi giorni sono cresciuti gli episodi di cefalea, ansia e irrequietezza”. 

Cosa ne pensa della Fase-2? 
“Fortunatamente il numero dei contagi e delle vittime è in costante diminuzione e, dunque, non posso che essere favorevole alla ripartenza, seppure con consapevolezza e grande attenzione. L’emergenza non è finita ma, avendo più conoscenza su come evitare e combattere il virus, penso che sia giusto provare a rimettersi in moto con nuovi schemi e percorrendo una nuova strada. A mio parere, è giusto infondere fiducia e coraggio nei figli e, nello stesso tempo, responsabilizzarli nei loro comportamenti. Lavarsi le mani frequentemente e rispettare le distanze devono entrare nella cultura di tutti, anche dei più piccoli. In questa fase, spesso i genitori riprendono anche a lavorare e per i bimbi inizia una routine diversa che prevede magari anche la figura dei nonni; ben venga”. 

Parlando di lei, ha mai avuto timore di contrarre il virus e di portarlo in famiglia?
“Ho tre figli e mio marito è un infermiere nel triage Covid-19. All’inizio ho avuto paura per me e per i miei cari, ma, prestando attenzione, mi sono sentita via via sempre più sicura e serena. Amo il mio lavoro e lo faccio volentieri anche in situazioni come queste”. 

Laura Paganini

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui