Pagare moneta, giocare playoff. Stringi stringi, il succo è quello. Con la fresca necessaria ad infilarsi tra le gobbe del cammello diretto in Serie B, rappresentata dai costi relativi all’applicazione del protocollo sanitario. Una purga che pochi potranno permettersi e che (di fatto) restringerà dai 28 ipotetici ad una decina (forse anche meno) i club disposti ad ingoiare la pillola utile ad inseguire la chimera della cadetteria.
Ma cosa sappiamo veramente dello scenario che attende la Serie C nella seconda metà di giugno? Il Consiglio Direttivo di Lega Pro di venerdì scorso (cui ha partecipato anche il presidente federale Gravina) ha vergato un format di massima che la FIGC dovrà approvare e/o emendare. A ruota le 10 cose che (all’ingrosso) abbiamo capito di quello che accadrà. O di quello che è già accaduto.    

1) la prima Lega a pronunciarsi in maniera inequivocabile (stop al campionato sancito in Assemblea il 7 maggio), sarà anche l’ultima a conoscere il proprio destino. Al momento, appeso al Consiglio Federale di lunedì 8 giugno. Unica categoria ancora senza una sceneggiatura certa per chiudere il 2019/2020. Piaccia o no, un certificato di marginalità.   

2) la Serie A dispone di Piano A, Piano B e Piano C. La Serie C (ad oggi) va solo piano

3) la prima partita giocata sarà la finale di Coppa Italia tra Juventus U23 e Ternana. Sul piatto, trofeo, qualificazione diretta alla fase nazionale dei playoff e wild card per Pistoiese o Vibonese. Quando? Forse già giovedì 18. Resta da capire se in gara secca o in versione andata e ritorno.   

4) a dar retta alle solite vipere, tutto l’ambaradan di questi giorni sarebbe stato messo in piedi solo per favorire (o non scontentare) un unico club. Di cui chiaramente non si può fare il nome (il Bari). 

5) i playoff (davvero su base volontaria?) cominceranno nell’ultimo weekend di giugno (27/28) e in 30/35 giorni dovrebbero chiudersi. Formula e partecipanti sono ancora patrimonio degli astri. Visto che pensare di mantenere il format a 28 è pura utopia. Più plausibile (per evitare squilibri), un adattamento alla platea dei “volontari”. Playout in partenza il 20/21 per i soli gironi A e B e da esaurire entro il 30 onde evitare magagna contratti in scadenza.     

6) lunedì 8 (ora del tè o giù di lì), Monza, Vicenza e Reggina potranno finalmente sbocciare le bollicine messe in ghiaccio da un pezzo. 

7) Gozzano, Rimini e Rieti più Rende e Bisceglie avranno un biglietto di sola andata per la Serie D. Salvo appendice in tribunale, s’intende. Ma il Decreto Rilancio ha ridotto l’unico grado (sportivo) praticabile al Collegio di Garanzia del CONI. Basterà a fare da anticorpo ai ricorsi?    

8) l’algoritmo nascosto nel Piano C della Serie A, avrebbe il suo perché anche in Serie C. Per la cronaca, provate a spiegare al Rimini che (pari punti, differenza reti e gol realizzati rispetto al Fano) si ritroverebbe in D solo per una vittoria in meno e 3 pareggi in più dei marchigiani? Circostanza analoga a 11^ posizione nel Girone A tra Pistoiese e Como (e Pro Patria?), a 2^ tra Reggio Audace e Carpi e a 10^ tra Fermana e Sambenedettese nel Girone B. E via di questo passo.      

9) portare a termine l’annata costerà ad ogni franchigia volontariamente partecipante ai playoff sino ad un massimo di 45 mila euro riconducibili al protocollo sanitario (stima per difetto tarata su 2 mesi di allenamento e 30 giorni di partite). Per un club sarà un investimento. Per tutti gli altri solo un’ulteriore (onerosa) voce di spesa. Quanti accetteranno l’azzardo?        

10) la stagione della Pro Patria può dirsi chiusa. Javorcic sì, Javorcic no, il riff delle prossime settimane.               

Giovanni Castiglioni 

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