Facciamo di conto. Largamente a spanne, s’intende. Nel caso (remotissimo) in cui giovedì 28 il Ministro Spadafora dovesse avallare la richiesta della FIGC di portare a termine tutti i campionati professionistici (Serie C compresa), la Pro Patria dovrebbe prepararsi a giocare le 12 gare residue per chiudere la regular season.
Prendendo per buono il protocollo attualmente in uso (per i soli allenamenti) in Serie A ed individuando il gruppo squadra biancoblu (giocatori, staff e personale soggetti allo screening medico), in circa 30 persone, l’incomodo interamente a carico della società sarebbe da sudori freddi.

L’8 maggio abbiamo scritto di un range di extrabudget da dedicare alle nuove misure sanitarie oscillante tra 98 e 146 mila euro. Stima circolata a margine dell’Assemblea di Lega Pro che trova conferma esercitandosi in un calcolo di massima. Se ci limitiamo alla profilassi obbligatoria, per chiudere il campionato andrebbero infatti procurati non meno di 650 tamponi e 350 test sierologici. Oltre all’ostacolo reperibilità (già di per sé notevole se non altro per i tempi di attesa), l’impatto economico sarebbe spiazzante.
Visto che a fronte dei 35/40 euro richiesti in media per ogni singolo test sierologico, oggi sul mercato un tampone costa da un minimo di 70 sino ad oltre 150 euro. Ma qui entriamo in un campo discretamente minato.

Sia come sia, sarebbe impossibile restare sotto i 100 mila euro complessivi. Cui andrebbe sommata una cifra variabile dovuta al prolungamento dei contratti oltre il 30 giugno per i giocatori in scadenza. Altro baco del sistema da disinnescare. Scenari distopici che il Governo dovrebbe in ogni caso scongiurare mettendo la parola fine alla stagione di Lega Pro. Con una quota crescente di probabilità destinata all’ipotesi playoff. Via più equa per definire il quarto slot promozione evitando ricorsi legali. La Serie C potrebbe davvero chiudersi così.                     

Giovanni Castiglioni

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