Giorgio Angelucci, oltre che titolare dell’omonimo negozio di moda maschile e femminile in centro a Varese (via Morosini, 6), è anche il presidente di Confcommercio Ascom Varese. Ed è proprio a lui che abbiamo rivolto qualche domanda a quasi quindici giorni dalla riapertura dei negozi e delle attività commerciali, avvenuta lo scorso 18 maggio dopo oltre due mesi di chiusura imposta dal Governo per arginare la diffusione del Covid-19.

Come sta andando a Varese la tanto attesa fase-2?
“Riprendere a lavorare è stato molto importante per tutti; alcuni, purtroppo, non sono però riusciti a riaprire oppure ci stanno pensando e, calcolatrice alla mano, stanno valutando attentamente se ne vale la pena. Si stima che appartengano a questi due gruppi circa il 15-20% delle attività della nostra provincia. I più colpiti dal lockdown sono stati sicuramente gli hotel e i ristoranti, specialmente quelli che si trovano in zone turistiche e al confine con la Svizzera. Quanto ai negozi, ci si è ritrovati a dover riassortire la merce e sistemare il magazzino in pochissimo tempo perchè si è passati dalla stagione invernale a quella estiva”.

Quali sono le spese che i negozianti hanno dovuto affrontare per riaprire?
“Lo sforzo per sanificare i negozi e i locali non è stato indifferente. Ogni proprietario, in media, ha dovuto pagare di tasca propria questa operazione prima di poter aprire al pubblico e il costo di norma si aggira sui 1000 euro. Inoltre, ha dovuto giustamente acquistare mascherine per i dipendenti e il gel igienizzante per le mani nonché il termometro. Su queste spese c’è un credito di imposta del 50%, ma verrà recuperato solo tra qualche mese”.

Il Governo vi ha erogato degli aiuti?
“L’agevolazione maggiore ha riguardato la cassa integrazione (al 70%) ed è stato fatto un provvedimento ad hoc per chi ha meno di cinque dipendenti, cosa che è stata un buon salvagente per molti; sono state eliminate alcune spese e si è parlato di un finanziamento da 25mila euro per le attività. Alcuni hanno fatto la domanda per ottenerlo, ma non tutti ne hanno beneficiato o hanno in previsione di riceverlo in tempi brevi; il sistema creditizio è lento e questi fondi povrebbero arrivare in estate. Si vocifera anche di un contributo a fondo perso per le piccole e medie imprese, ma le modalità di fruizione devono ancora essere chiarite e definite bene”.

Dopo circa 15 giorni dalla riapertura, com’è il saldo?
“La ripartenza è piuttosto lenta, anche se molte attività hanno attivato sconti e promozioni per invogliare le persone ad acquistare. In realtà, noto che, seppure la gente abbia molta voglia di uscire, di bere caffè, di andare al ristorante, di comprarsi nuovi abiti e di pensare positivo per il futuro, c’è una riflessione molto attenta e generalizzata su cosa comprare. Il reddito a disposizione in molti casi è calato rispetto a qualche mese fa e, nonostante faccia piacere gratificarsi un po’ dopo un periodo così lungo di emergenza e lockdown, non tutti ne hanno la possibilità. Gli acquisti sono meno e molto più oculati”.

Quanto a lei, è proprietario di Angelucci, un negozio di abiti in centro a Varese specializzato in abiti da cerimonia. Come sta andando sotto questo punto di vista?
“Per noi è stato un grave colpo. La chiusura è coincisa proprio con marzo e aprile, i mesi in cui le persone pensano a come vestirsi per comunioni, battesimi, cresime e matrimoni. Le cerimonie sono state tutte cancellate oppure posticipate, spesso a data da destinarsi. Si spera che si possa ripartire con l’autunno e non si debba aspettare il 2021, ma al momento c’è ancora molta incertezza”.

Laura Paganini

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