L’Hotel Ristorante La Bussola di Cittiglio sorge in un bellissimo contesto a due passi dal Lago Maggiore ed è gestito dal 1976 dalla famiglia Ruzzenenti: Gianni, il papà, è chef, Maria, la mamma, è la ristoratrice, e i figli Alessandro, Irene e Arialina hanno seguito le orme dei genitori e ora Alessandro è il direttore e responsabile degli eventi e Irene il suo braccio destro.
Ed è proprio Alessandro a fare il punto della situazione dopo lo “tsunami” Covid-19 che, inevitabilmente, ha rivoluzionato e modificato anche l’attività di questo gioiello, punto di riferimento per matrimoni e cerimonie, pranzi di lavoro e cene romantiche, weekend di svago e anche ritiri di nazionali sportive che arrivano da tutto il mondo.

Come avete affrontato il lockdown?
“Non abbiamo mai chiuso del tutto perchè il 15 marzo abbiamo firmato una convenzione con la Regione Lombardia che ha previsto la possibilità di dare alloggio a medici, infermieri e personale ASA e OSS che, per garantire la massima sicurezza al proprio nucleo familiare, preferivano non rientrare a casa e dormire in una struttura ricettiva messa a disposizione. Siamo dunque arrivati anche ad avere occupate in questo modo 14 o 15 delle nostre camere, ognuna per una ventina di giorni. Naturalmente, abbiamo seguito alla lettera il rigido protocollo sanitario del caso con pasti serviti in camera, mascherine indossate da tutti, personale di servizio compreso, predisposizione di ingressi e uscite separati e sanificazioni frequenti”.

Nel giro di pochi giorni, quindi, avete cambiato totalmente la clientela.
“Nelle ore successive alla chiusura totale delle attività imposta dal Governo, la Federazione tedesca e quella cinese hanno richiamato i propri atleti che stavano alloggiando da noi e che stavano svolgendo un collegiale di preparazione alle Olimpiadi. Sono arrivati a fine gennaio e sarebbero dovuti rimanere fino alla fine di marzo ma hanno anticipato la partenza. Avremmo dovuto ospitare altri eventi e manifestazioni legate allo sport, ma è stato tutto annullato o rinviato. Da un giorno all’altro, insomma, ci siamo ritrovati senza ospiti e con l’agenda che, a poco a poco, ha subito una pressoché totale cancellazione delle prenotazioni”.

In primavera ed estate è tempo di matrimoni e cerimonie. Come va sotto questo punto di vista?
“Avevamo una stagione ricchissima di matrimoni, cresime e comunioni. Erano circa sessanta i matrimoni già prenotati, ma tutte le coppie hanno preferito spostare il sì di qualche mese o all’anno prossimo tranne una. Dovremmo avere il primo e unico matrimonio, dunque, il 18 luglio e ci siamo organizzati a puntino: stando così le leggi, all’ingresso dovremo prendere la temperatura agli sposi e ai loro invitati, dovranno indossare la mascherina e ci saranno tante colonnine con l’igienizzante per le mani. Visto che non si potrà allestire il buffet per le norme attualmente in vigore, sopperiremo con un buffet coperto con il plexiglass e gli operatori che serviranno il cibo; un’altra soluzione è quella di preparare molte monoporzioni e finger-food che ognuno individualmente potrà prendere. Abbiamo dovuto ripensare un po’ a tutto e probabilmente in futuro non si potrà più avere matrimoni con centinaia di persone, come accade adesso; andranno rivalutate tante situazioni e, naturalmente, stiamo già vagliandole per non farci trovare impreparati e per garantire la massima sicurezza al nostro personale e agli ospiti”.

Il personale, appunto. Come l’avete gestito in una situazione di emergenza di questo tipo?
“Sappiamo che i nostri dipendenti non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione e ce ne dispiace molto. Alcuni, come un nostro cuoco, sono del sud Italia e finché non si potrà circolare tra regioni non potranno tornare al lavoro. Per una società come la nostra con 12 dipendenti e 15 lavoratori a chiamata non è facile ripartire. E’ per questo che abbiamo optato per riaprire per settori: l’hotel è già aperto, il ristorante ricomincerà il 5 o il 6 giugno e il Garden Luxury Restaurant si rimetterà in moto dall’8 giugno. Si tratta di una parte del nostro parco che sarà allestita con tavoli distanziati di circa 10 metri gli uni dagli altri e che ospiterà non più di 20 coperti. Si potrà pranzare o cenare, dunque, immersi nella natura, in modo tranquillo, riservato e totalmente sicuro”.

Le persone sono tornate ad andare a mangiare al ristorante? Qual è l’umore diffuso?
“Noto una certa difficoltà e un po’ di timore ad uscire di casa per andare a mangiare fuori. La gente preferisce farsi portare i pasti a domicilio e, infatti, per venire incontro a questa esigenza, dai primi di aprile abbiamo il servizio delivery o d’asporto che è attivo dal giovedì alla domenica e che si può prenotare anche tramite una comoda app. Tutto ciò è molto apprezzato e dà sicurezza alle persone che mangiano ottimi piatti tra le mura di casa dove si sentono più protetti. Dai primi di giugno, però, riapriremo il nostro ristorante: il locale è grande e non abbiamo dovuto togliere tavoli perchè erano già distanziati abbastanza. In ogni caso, tutta la nostra struttura è stata sanificata completamente due volte e gli spazi comuni sono igienizzati quattro volte al giorno”.

Quanto all’hotel, chi state ospitando? Quali sono le norme da rispettare?
“Attualmente abbiamo prenotazioni per periodo brevi, di una notte o due. Si tratta soprattutto di operai che lavorano sulle strade o in cantieri di manutenzione che richiedono manodopera intensiva solo per pochi giorni. Viene presa a tutti loro la temperatura, hanno a disposizione gel disinfettante, ingressi e uscite separate, la colazione in camera e il check in online. Chi aveva prenotato un weekend o una settimana di vacanza durante i mesi del lockdown ha ricevuto il rimborso oppure voucher spendibili entro un anno nella nostra struttura”.

Ci sono segnali di ripresa? Quali sono le prospettive future?
“Mi auguro che a poco a poco si possa ricominciare la normale attività e negli ultimi giorni stiamo cominciando a ricevere qualche telefonata. Non si tratta di italiani, anche perchè ormai non ci sono più ponti festivi a disposizione per fare weekend, ma di stranieri come tedeschi e olandesi con i quali, per altro, abbiamo sempre lavorato negli scorsi anni. Hanno chiesto informazioni e questo ci fa ben sperare. La prima domanda che ci rivolgono è quanto è grande la nostra struttura e chiedono rassicurazioni sulla sicurezza dal punto di vista igienico che, per altro, da noi è sempre stata al top.

Laura Paganini

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