Foto Ivan Benedetto/LegaPro16 Luglio 2019 Firenze, Italia60 anni Lega Pro

Tu quoque. Proprio dal suo predecessore (forse), Ghirelli non se lo sarebbe aspettato. Forse eh. Perché la decisione presa ieri dal Consiglio Federale presieduto dall’ex numero uno di Lega Pro Gravina, prima ancora che sportivo ha un chiaro valore politico. Nel merito, la scelta di prorogare al 20 agosto il termine dei tornei professionistici (A, B e C), rappresenta un perentorio messaggio della FIGC al Governo rispetto alla volontà di ripartire. E di delegare al campo, l’esito sportivo della stagione 2019/2020. Determinazione che non significa necessariamente che in Lega Pro si tornerà a giocare per davvero. Anzi.      

Te lo do io il protocollo. Quella infatti è la teoria. La pratica è tutta un’altra cosa. Come più volte ribadito, gli attuali protocolli sanitari non forniscono alla C nessuna chance di tornare sul terreno di gioco entro l’estate. Sul piano della profilassi ed ancor più su quello economico. Con forti dubbi anche sugli orizzonti della ripresa autunnale. Tanto più che lo stesso Ministro Spadafora ha sottolineato come B e C necessitino di linee guida differenti dalla Serie A. Quindi? E qui sta l’intoppo.

Se la volontà (strettamente politica, ribadiamo) è quella di concludere il campionato, la terza serie dovrà seguire l’unica strada percorribile (suggerita dalla stessa federazione). Cioè quella di playoff e playout. Per quarto slot promozione e retrocessioni. In formato ridotto, campo neutro e tempi ristrettissimi per ridurre i costi. Già, ma chi vi parteciperà prima dovrà allenarsi. Dovendo far fronte a protocolli salasso e necessità di allungare i rapporti contrattuali in scadenza il 30 giugno. Possibile? Anche qui: in teoria sì, in pratica molto meno. Ad ulteriore riprova della natura eminentemente politica della posizione assunta ieri dal Consiglio Federale. 

House of Cards. Ma sottotraccia si nasconde un ulteriore cortocircuito istituzionale. Quello evocato in apertura. Lo scenario prospettato dalla FIGC ha infatti svuotato di potere l’Assemblea di Serie C. Che (ricordiamolo), si era espressa quasi unanimemente a favore dell’ipotesi di calare il sipario sulla stagione. Una decisione pienamente legittima (quella sponsorizzata da Gravina), che ha però l’effetto di dare una mano bianco al lavoro svolto dal presidente Ghirelli in queste ultime settimane. Insomma, vertice di Lega Pro finito schiacciato nella battaglia in corso tra Federazione e Governo. Un conflitto in cui la Serie C è stata arruolata contro la sua volontà. Come andrà a finire?
Non serve molta fantasia per immaginare che possa essere proprio Spadafora a chiudere la C il prossimo 28 maggio. Sollevando la federazione dal ruolo ingrato di essere “il becchino del calcio italiano” (copyright Gabriele Gravina). In cambio, Ghirelli potrebbe però fare le valigie. Lasciando spazio a qualche vecchia conoscenza più organica al clima di restaurazione in atto. Cinico? Certamente. Quanto invece sarà verosimile, lo scopriremo solo vivendo i prossimi 7 giorni.                                      

Giovanni Castiglioni     

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