Luca Spano, atleta della nazionale di tennis in procinto di qualificarsi alle paralimpiadi, n. 60 al mondo, dal Tennis Club di Busto Arsizio, agli ordini del suo allenatore Paolo Zingale, racconta come sta vivendo questo periodo di inattività forza, tra tornei annullati e preparazione psicofisica quanto mai dura, in vista di un grande obiettivo, le paralimpiadi di Tokyo 2020.
Quali sono le principali difficoltà di gestione di questo lungo periodo di sospensione totale da ogni attività sportiva?
“Grandi problematiche sono legate alla preparazione psicofisica e di gioco. Sono fermo da ogni allenamento ormai da un paio di settimane, da quando il decreto del governo stabiliva che servisse un medico all’ingresso di ogni allenamento. Da quel momento sono a casa, cerco di allenarmi nel limite delle mura domestiche e soprattutto cerco di mantenere alto il livello di concentrazione in vista della ripresa che spero arrivi il prima possibile, perché vorrebbe dire aver battuto il coronavirus”.
Quali sono gli esercizi fisici e mentali che un atleta del suo livello svolge in questi momenti?
“A livello fisico lavoro molto sulla tonificazione dei muscoli, quindi addominali e forza, anche se non posso esagerare con i pesi perché ne andrebbe a discapito la mia agilità, fondamentale per giocare a tennis. Però il vero lavoro da fare in questo periodo è soprattutto a livello mentale. Grazie al mio mental coach ho sviluppato una predilizione fortissima verso la meditazione. Molte persone non credono ai benefici che essa sappia portare ma a me aiuta moltissimo. Con questa tecnica riesco a creare nel mio corpo uno stato di benessere fisico e di concentrazione che mi fa rimanere a livelli alti anche in periodi come questo, dove in un attimo si può rischiare di perdere il ritmo della quotidianità di lavoro, già stravolta dal non poter allenarmi in campo”.
A questo proposito, quanto le manca il terreno di gioco?
“Mi manca moltissimo. Io sono abituato ad allenarmi tutti i giorni, anche se rischio che mia moglie mi sgridi (ride, ndr). Per un tennista il contatto con il campo da gioco è fondamentale, perché crei un contatto diretto con i tuoi movimenti e con la pallina, arrivando al punto quasi di poter giocare ad occhi chiusi e sapere dove vuoi mandare il colpo. Questa mancanza penso sia la restrizione più forte e più difficile da accettare, ma in questo momento è giusto così”.
Quanto questa sospensione forzata influirà sui suoi obiettivi futuri?
“Sicuramente sta condizionando molto quella che era la mia pianificazione di tornei da qui alle paralimpiadi essendo nel clou del periodo di qualificazione. Avrei dovuto fare ancora 9 tornei fino a fine giugno ed ora non so quanti ne riuscirò a fare, tenendo conto che già questa settimana hanno annullato il torneo di Indian Wells negli USA al quale dovevo partecipare e sarei dovuto andare in Giappone e Corea tra qualche mese, ipotesi ora impraticabile. Per la mia posizione ora sarei qualificato, ma non sappiamo come verrà gestita adesso la classifica per le qualificazioni alle paralimpiadi, è tutto in divenire”.
Avete avuto qualche comunicazioni su possibili riprogrammazioni di tornei o decisioni in merito allo svolgimento delle paralimpiadi?
“No non abbiamo avuto ancora comunicazioni precise, anche perché l’incertezza comune su questa pandemia riguarda anche i vertici decisionali. Fortunatamente le paralimpiadi sono tra il 25 agosto e il 6 settembre a Tokyo, quindi tempo ce n’è ancora, è chiaro che la situazione di classifica a livello di punti utili alla qualificazione è tutta in divenire e con un grande punto di domanda. La cosa fondamentale ora è riuscire tutti insieme a superare questo momento difficile, segnando il punto più importante contro il virus, per il tennis avremo tempo poi e spero di arrivarci nel migliore della forma per contribuire a portare in alto il nome dell’Italia alle paralimpiadi”.
Alessandro Burin