Tra le categorie messe in ginocchio dal Covid, il mondo del nuoto non fa alcuna eccezione. La sospensione delle attività acquatiche, infatti, pesa fortemente sulle società sportive e sugli impianti ad esse collegati. A fare luce su questa situazione ci pensa Marco Del Bianco, docente presso l’Università di Pavia e la Scuola Regionale dello Sport, nonché responsabile dell’area comunicazione, marketing e sviluppo presso Lombardia Nuoto: “Le piscine sono un luogo sicuro. L’azione disinfettante del cloro era stata aumentata per permettere agli utenti di continuare a nuotare in piena tranquillità. La FIN sta facendo sentire la sua voce, ma gli effetti del lockdown, delle riaperture e delle nuove interruzioni sono palesi. Speriamo che tutto si risolva al più presto”.

Marco Del Bianco

Lombardia Nuoto, oltre ad essere una società sportiva, si occupa anche della gestione di alcune strutture. Quali sono? 
“La nostra attività ha avuto inizio nel 1994 a Monza e a partire dal 1999 abbiamo iniziato il lavoro di gestione degli impianti sportivi. Attualmente coordiniamo le strutture coperte di Saltrio, Arese, Busto Garolfo, Olgiate Comasco e San Pellegrino Terme, più le piscine a cielo aperto di Bettola e Peschiera Borromeo. Ci occupiamo di tutti gli aspetti: pulizie e ordine, organizzazione generale, erogazione dei corsi e di tutti i servizi correlati. Inoltre, per quanto concerne la sfera agonistica, collaboriamo a stretto giro con la SSD Nuotatori Milanesi”.

Il nuoto e tutto ciò che gravita attorno ad esso subisce delle ripercussioni importanti a causa dell’emergenza sanitaria. Con quali problematiche avete dovuto confrontarvi?
“Il tema delle piscine è importante per via dei costi di gestione delle stesse. Il lockdown della passata primavera ha debilitato tutto l’ambiente, con strutture che hanno dovuto chiudere i battenti per via delle eccessive spese. Una volta ripartiti, da maggio in poi, la Federazione Italiana Nuoto ha creato delle linee guida per permettere agli impianti sportivi di riaprire, dettando i protocolli da seguire. Uno tra tutti, la distribuzione dell’affluenza degli utenti. È importante dire che le piscine sono e saranno un luogo sicuro in cui fare sport. Una carta che gioca a loro favore è il cloro, grazie al suo potere disinfettante. Dal periodo estivo in avanti, il livello di questo agente chimico nell’acqua è stato aumentato, proprio al fine di garantire la massima sicurezza. Non è un caso che di contagi all’interno delle vasche non se ne siano praticamente registrati. Il Governo ha posto dei controlli in alcune strutture sparse per l’Italia e in nessuna di esse sono emerse problematiche”.

Nonostante ciò, il Presidente del Consiglio ha posto il fermo fino al 24 novembre.
“Esatto. L’esplosione della pandemia aveva diminuito l’affluenza già da prima, come previsto. Con gli ultimi Dpcm, però, le persone hanno iniziato ad avvertire una certa paura, disertando così le strutture. Il Presidente della Federnuoto Paolo Barelli ha fatto sentire la sua voce, facendo presente le dinamiche descritte in precedenza al Presidente Conte e al Ministro dello Sport Spadafora. Speriamo che le sue ragioni possano essere accolte in tempi brevi. Il nuoto rappresenta una realtà un cui lavorano moltissime persone, che ora però si ritrovano ad essere ferme. Il Governo non può ignorare questi fatti”.

Lei ha accennato al problema dei costi di gestione, a livello economico quanto pesa per Lombardia Nuoto questa situazione?
“Molto, e per spiegarla è bene suddividere il discorso attraverso l’analisi di due precisi momenti. Il primo riguarda il trimestre che va da marzo a maggio, in sostanza i mesi del lockdown. In quel periodo abbiamo dovuto affrontare le spese generate dalla chiusura totale degli impianti. Nonostante le strutture fossero serrate, ovviamente abbiamo dovuto continuare a pagare le bollette dell’elettricità, del gas, gli stipendi dei dipendenti e tutto il resto. Costi che sono stati coperti senza ricevere entrate. Durante quella fase abbiamo registrato oltre il 30% di perdite nel fatturato annuo. Con l’arrivo dell’estate, invece, ci siamo scontrati con le spese di riapertura. Alle uscite elencate prima, si sono aggiunte quelle per l’acquisto di igienizzanti e prodotti specifici, delle attrezzature per il rispetto dei protocolli e del pagamento delle prestazioni date dai consulenti del lavoro. Il tutto, con un bacino di utenza nettamente inferiore rispetto al periodo pre-Covid. Adesso siamo nuovamente fermi, ma dal 25 novembre non avremo chissà quali entrate. Tenga conto che ogni giorno in cui non lavoriamo a pieno regime, è un giorno in cui perdiamo qualcosa in termini economici. Il mese di ottobre, per farle un esempio, è stato disastroso”.

Tra le vostre strutture c’è anche quella di Saltrio.
“Esatto, a tal proposito volevo ringraziare il Sindaco Maurizio Zanuso e il Vicesindaco Giuseppe Franzi per il grande appoggio che abbiamo ricevuto. Con loro c’è un contatto continuo e siamo grati per il supporto che ci hanno dimostrato in questo anno così complicato. Hanno a cuore il destino dell’impianto sportivo. Speriamo che la situazione possa migliorare in tempi brevi, sebbene in Lombardia i numeri siano in continua salita”.

In occasione del lockdown è stata costituita AGISI, Associazione Gestione Impianti Sportivi Italiani, di cui lei è membro fondatore e l’ex nuotatore Giorgio Lamberti ne è il presidente. Ci dica di più a riguardo.
“AGISI è nata dall’esigenza di creare un ente che possa supportare, tutelare e dare voce ai gestori delle strutture sportive in Italia. Sempre più di frequente a gestire gli impianti sono le società stesse, che devono badare anche alla loro manutenzione e ristrutturazione, con costi davvero elevati. Attraverso questa associazione, vogliamo portare alla luce i temi ad essi collegati, come ad esempio sostenibilità, economia e  risparmio energetico. Obiettivo primario per noi è quello di richiamare l’attenzione verso il mondo dello sport, che ha un ruolo fondamentale per la società in materia di educazione e benessere”.

Dario Primerano
(foto Fabio Castellanza)

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