Un’emergenza sanitaria mai vissuta prima che si è già tramutata in profonda crisi economica. L’Italia sta cercando degli anticorpi al Coronavirus che, solo in Lombardia, è stato responsabile di 744 decessi e 8725 contagiati (dati di ieri). Le misure adottate dal nostro paese sono state sempre più restrittive e l’attività sportiva è stata la prima ad essere fermata. I campionati di calcio dilettantistici sono fermi dallo scorso 22 febbraio e, se nei primi giorni alle squadre sono stati comunque concessi gli allenamenti, al momento la situazione prevede uno stop totale che si è allargata a negozi e attività economiche. Max Di Caro, direttore sportivo della Varesina, ci parla della situazione della sua squadra, ma anche della sua azienda alimentare Lo Scoiattolo, il raviolificio di Lonate Ceppino di cui è direttore generale.
“Stiamo vivendo un periodo molto delicato a livello aziendale poiché, producedndo alimenti, vanno adottate tutte le precauzioni del caso anche se i nostri standar di attenzione sono già elevati. Sin da subito ci siamo adattati alle indicazioni del ministero salute e del governo. La produzione, essendo genere di prima necessità, va avanti a ritmo serrato essendo i consumi aumentati. Ringrazio le catene, le aziende, i negozi e tutte le persone che lavorano in questo ambito. Anche se venisse chiuso qualche magazzino, come ad esempio è successo a Somaglia , nel Lodigiano, le consegne sono state dirottate sugli altri vicini che hanno garantito la distribuzione”.
Dopo l’estensione della zona rossa a tutto il paese e l’invito di Giuseppe Conte a rimanere a casa, si è di nuovo scatenata la corsa al supermercato: “Questa è una psicosi non giustificata – sottolinea Di Caro – perché a livello di attività alimentare non ci saranno chiusure. Ovvio che inasprire le misure, probabilmente troppo morbide nei giorni precedenti, ha scatenato la paura della gente che ha fatto scorte come se dovesse andare in guerra. Anche la comunicazione è importante, vanno mandati messaggi giusti”.
La vostra azienda lavora anche con l’estero, come si procede su questo fronte? “I clienti chiedono notizie sulle criticità, noi stiamo facendo il nostro meglio per soddisfare tutti, non è facile. Per tutti i nostri dipendenti a livello contabile e commerciale abbiamo adottato lo smart working, in azienda ci rechiamo solo io, mio fratello, mio papà e il direttore di produzione. I dipendenti dei reparti invece lavorano a turno e hanno squadre di lavoro che sono sempre le stesse per limitare i contatti tra persone diverse. Ovviamente adottano tutte le precauzioni necessarie”.
Veniamo al calcio… “Il blocco totale è arrivato tardi, già la scorsa settimana dovevano fermare tutto. Noi abbiamo sospeso completamente l’attività giovanile, anche agonistica. Abbiamo invitato i ragazzi a rimanere a casa più possibile. Hanno continuato a lavorare solo prima squadra e Juniores, in orari diversi e utilizzando 5 o 6 spogliatoi, ma io non ero d’accordo. Era inutile andare avanti col campionato comunque sospeso; la situazione non mi lasciava tranquillo e sono contento del fatto che abbiano optato per una linea comune con indicazioni precise”.
Che ne sarà del campionato? “Spero si faccia tutto il possibile per riprendere, magari accorciando playoff e playout, ci sono ragazzi che vivono con i rimborsi. Spero si torni alla normalità, siamo disposti a fare qualche sacrificio, a giocare infrasettimanal; ma tutti abbiamo voglia di tornare a giocare. Se tempi e possibilità ci sono, non vedo perché non si dovrebbe ricominciare. Lo sport torni nelle nostre vite! E’ troppo semplice gettare la spugna e dire basta, non lo condivido come atteggiamento. Il tempo c’è, la stagione può slittare più avanti e chiudere con regolarità e dignitosamente. Sono d’accordo con Baretti che lo ha detto più volte; nelle ultime settimane ha avuto compito difficile, capisco la sua difficoltà. Questa emergenza è più grande di ogni interesse, ho stima nei suoi confronti per il fatto che cercherà in tutti i modi di far riprendere i campionati cercando di creare minor disagi a tutti. Il nostro calcio è una cosa ‘minore’ che però ha comunque un peso specifico e un indotto. Tanti vivono anche di calcio dilettantistico, quindi bisogna rimboccarsi le maniche. Serve essere bravi e responsabili a trovare soluzioni con meno danni a livello economico. Noi dirigenti dobbiamo essere coscienti di questo – conclude il ds – e ricominciare meglio di prima”.
Elisa Cascioli