
Per tutta la mattinata di oggi si sono susseguiti contatti con la Federazione Internazionale e la Federazione Italiana di Ciclismo per l’organizzazione, in extremis, dei Mondiali 2020 di ciclismo (20-27 settembre). Varese e la Società Ciclistica Alfredo Binda sono arrivate ancora una volta in “finale” nell’attribuzione di un evento iridato dopo il 1951, il 2008 e il 2018 (Campionati del Mondo di Gran Fondo).
I percorsi di gara e gli aspetti tecnici/gestionali sono stati valutati in modo molto positivo grazie alla credibilità e capacità organizzativa della Città Giardino e della S.C. Binda, ma non si è trovato un accordo per le questioni legate al budget dell’evento – anche con il supporto del Comune, della Camera di Commercio, della Varese Sport Commission, della Regione Lombardia e perfino del Ministero dello Sport – e Varese ha deciso di fare un passo indietro nella volata finale verso l’assegnazione.
“E’ stato il buon senso a prevalere – affermano il Sindaco di Varese, Davide Galimberti e il Presidente della Società Ciclistica Alfredo Binda, Renzo Oldani –. Pur nella consapevolezza di riuscire in questa impresa, in una corsa contro il tempo, oggi ci è sembrato più assennato fare un passo di lato e non proseguire sulla strada della candidatura di Varese al Mondiale 2020. All’orizzonte, oltre alle questioni economiche, purtroppo, ci sono anche molte incertezze legate alla situazione sanitaria mondiale e alla relativa difficoltà di spostamenti nazionali e internazionali con le conseguenti ricadute economiche sull’indotto turistico, ricettivo, alberghiero. La candidatura di Varese nasceva da uno spirito di servizio nei confronti del mondo dello sport e del ciclismo. Abbiamo messo a disposizione le nostre competenze e i risultati portati dagli eventi organizzati in città negli ultimi anni. La nostra speranza, ora, è che il Mondiale 2020 possa comunque rimanere in Italia, per il bene del nostro sport e del nostro Paese. Ringraziamo la Federazione Italiana con il suo presidente Renato di Rocco sempre disponibile nei nostri confronti e l’Unione Ciclistica Internazionale che ci ha dato comunque quella credibilità a livello mondiale che ci ha portato “in finale” nella corsa all’evento iridato per eccellenza”.
Redazione