La tentazione di considerare, già adesso, l’Olimpia Milano come la delusione dell’anno è fortissima e, per certi versi, abbastanza giustificata. In fondo, dicono i suoi detrattori, l’Armani Exchange Milano, anzi, la “grande” Armani, avrebbe dovuto dominare in lungo e in largo la stagione e, come fosse un canter di salute, in forma progressivamente crescente, passare di successo in successo vincendo tutto in Italia, provando a vincere anche in Europa e lasciando nemmeno le briciole agli avversari. Invece, invece, ecco che la palla milanese diventa un oggetto improvvisamente intrattabile e gran parte della situazioni iniziano a girare per conto loro, quasi fossero senza più nessun controllo.

Così, ecco che a Milano, dopo un periodo splendente a cavallo tra ottobre e metà novembre il “giocattolo” si inceppa clamorosamente. Il momento di grazia, costellato di vittorie importanti tra Eurolega, addirittura in vetta alla classifica dopo aver battuto il Maccabi, e campionato, si dissolve in fretta.
Infortuni in serie a carico di giocatori importanti, meccanismi tecnici e tattici che saltano per aria, cambi di giocatori – significativo quello del playmaker Shelvin Mack arrivato a Milano in pompa magna e accompagnato da aspettative elevatissime, ma anche quello di Aaron White, giocatore con grandi quotazioni -, generano sconfitte, scoramento, sfiducia e senso di scarsa coesione.

Elementi davvero strani, o quantomeno inconsueti per un ambiente – staff tecnico e giocatori – che, più di altri in Europa, certamente più di tutti in Italia, dovrebbe essere abituato a reggere la pressione. L’attuale ruolino in campionato – 14 vinte e 7 perse -, non può essere definito esaltante e al netto di possibili, probabili miglioramenti, difficilmente garantirà la “pole position”, oggi sempre fra le mani, saldissime, della Virtus Bologna.

Quindi, in attesa di constatare progressi dell’Olimpia, si fa comunque notare che il primo obiettivo stagionale, la Coppa Italia, è già volato via, mentre il secondo, la qualificazione alla fase-playoff di Eurolega è fortemente a rischio. Di fatto, al di là delle dichiarazioni distensive e assolutamente di circostanza, l’acre odore di un altro flop in vista inizia ad invadere le stanze biancorosse. Di fatto, all’Armani tra pochi giorni potrebbe restare “solo” il campionato e per una squadra che nelle previsioni della vigilia sembrava fosse destinata a fare il vuoto non è proprio una bella notizia.
Nel derby Milano partirà ovviamente da grande favorita in virtù di un organico che per centimetri e tonnellaggio può “schiacciare” nettamente l’Openjobmetis, ma Varese, dopo due mesi di riposo si presenterà fresca, affamata e vogliosa di riprendere la marcia verso la post-season.

 

OCCHIO A… Sergio Rodriguez

Nomi nuovi? Ma va là… Chi, tra i tifosi milanesi, si aspettava le suggestioni a stelle e strisce  manda giù un paio di boccali di disappunto ed è costretto ad affidarsi e tifare per i giocatori ben noti come l’esperto Micov, l’ultraveterano Scola, ormai vicinissimo a spegnere le quaranta candeline (la festa è fissata per il prossimo 30 aprile), Kaleb Tarczewski e, infine, Sergio Rodriguez.
E, in questo momento, il playmaker spagnolo, sembra proprio essere il punto di riferimento, il “faro” di tutte le trame milanesi. Rodriguez, pur avendo già saltato quattro gare, è il giocatore con più minuti in campo (quasi 24 di media), più punti segnati (quasi 13), quello con più assist (quasi 5) e, in relazione alle gare giocate anche quello che subisce più falli.
Insomma, il regista iberico, sarà senza ombra di dubbio l’avversario su cui i giocatori allenati da coach Caja dovranno spremere grande attenzione e concentrazione. Ma nel lungo roster milanese un occhio di riguardo andrà posato anche su Kiefer Sykes, play-trottola americano, ex-Avellino, dotato di grande talento e di “numeri” tecnici che sa esprimere grazie alle sue brusche accelerazioni verso il ferro ed ad un ottimo controllo del corpo. Infine, come già accennato, “laser” puntato sulla coppia Micov-Scola, due a cui non mancano nè la freddezza, nè la lucidità per giocarsi i palloni decisivi.

 Massimo Turconi
(foto FB Olimpia Milano)