Nell’Italia del basket è difficile, per un giovane proveniente dal settore giovanile, affermarsi in una squadra che milita tra la Serie A e la Serie A2. Su questo incide molto la grandissima presenza di stranieri che soffocano lo sbocco dei giovani azzurri nelle prime squadre di queste categorie, ma non per tutti va così.
Matteo Parravicini, ragazzo del 2001 cresciuto nella scuola giovanile della Pallacanestro Varese, sta trovando il suo spazio e la sua oasi perfetta dove crescere in quella Bergamo devastata dal coronavirus. E’ lo stesso giovane varesino che racconta le novità incontrate nel basket che conta, i progetti futuri e l’esperienza del lock-down.

Com’è stata la sua prima stagione in LNP?
“Pensavo che già in Serie B ci fosse un livello di basket molto professionistico, invece devo dire che con il passaggio in A2 le differenze sono state enormi. Trovi giocatori forti, molto fisici e tecnicamente molto più dotati rispetto alla Serie B. C’è una grandissima professionalità in tutto quello che concerne anche l’organizzazione societaria, a partire ad esempio dalla gestione delle trasferte. E’ indubbio poi che uno dei tratti principali che mi ha colpito è il blasone degli allenatori presenti in questo campionato. Faccio riferimento ad esempio al coach che ho avuto quest’anno, Calvani, che ha un background ed una grande storia alle spalle”.

Per lei quanto è stata importante la riconferma che ha avuto in squadra anche per l’anno prossimo?
“Nonostante avessi molte altre proposte, anche importanti, ho pensato che fare almeno un’altra stagione a Bergamo fosse la soluzione migliore. C’è un allenatore che ha molta stima e fiducia in me e me lo ha dimostrato con le sue scelte e con le opportunità che mi ha sempre dato. C’è una società che crede molto in me e penso che sentirsi importanti alla mia età, per potersi esprimere al meglio e avere l’opportunità di farlo, sia fondamentale”.

Come ha vissuto questo periodo di lockdown nella città più colpita da questa pandemia?
“Ho avuto la fortuna di tornare a casa mia prima che venissero chiuse le città, ma i miei compagni che sono rimasti a Bergamo mi hanno parlato di un clima pari a quello di una guerra. Un’esperienza tragica, anche perché qualche dirigente e persone dello staff hanno avuto delle perdite”.

Come si immagina la ripresa dopo tutto questo periodo di inattività e quali potranno essere le maggiori difficoltà che andrete ad incontrare?
“Non giocando una partita reale da tanto tempo, la prima cosa difficile a cui riabituarsi sarà il clima partita e l’ambientarsi in campo in un match ufficiale. Per quanto riguarda gli allenamenti sicuramente aiuteranno e serviranno per recuperare condizioni e ritmo”.

Cosa ne pensa della Pallacanestro Varese che sta nascendo?
“E’ una squadra che ha fatto grandi innesti. Anche l’acquisto di Rich era importantissimo, purtroppo ha preso questa decisione di mollare, però a quanto pare verrà sostituito da Toney Douglas per il quale Ferrero in persona ha speso con me parole di assoluta stima sulle qualità di questo giocatore. Ho avuto la fortuna di giocare in amichevole contro Ruzzier con Cremona prima del lockdown e mi ha fatto una grandissima impressione e secondo me potrà fare tanto. Sarà una squadra che può essere molto competitiva”.

Quali sono le vostre ambizioni a livello di obiettivi per il prossimo anno?
“Sicuramente vogliamo fare una stagione più tranquilla rispetto a quella passata. L’ambiente è molto carico, dall’allenatore, a noi giocatori, passando per la dirigenza tutta. Il nostro Presidente poi è veramente entusiasta e non vede l’ora di ripartire. Non dico che l’obiettivo dichiarato siano i play-off, però sicuramente c’è voglia di fare molto bene il prossimo anno”.

Alessandro Burin

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