Se in Svizzera, a pochi passi da noi, i parrucchieri e i centri estetici hanno riaperto, in Italia no. E ovviamente questo non giova all’economia di chi ha un negozio. Ne sanno qualcosa Rossella e Giusy Dentici, titolari del negozio “L’essenza del benessere” di Saronno, rispettivamente estetista e parrucchiera. Una tra le categorie più penalizzate.

Se tutto va bene, dovreste riaprire dopo il 1° giugno: come avete preso questa decisione?
R: “Non tanto bene, visto che hanno permesso l’apertura ai centri medici estetici, non tenendo presente che anche loro non possono mantenere il metro di distanza. Non credo che loro siano un bene primario, ma come ovviamente non lo siamo noi”.
G: “Confrontandomi con delle mie colleghe, penso come tutti che questo decreto non sia chiaro, l’apertura al 1° giugno metterà in ginocchio tantissime famiglie. Anche ragazze che hanno investito tutti i loro risparmi per poter aprire un negozio come faranno? Ovviamente come tutti non sono d’accordo e spero vivamente che ci facciano aprire quanto prima”. 

Quanto vi costerà aprire dopo due mesi di non guadagno? Anche perché dovete adottare tutte le misure. Non si tratta solo i soldi, ma parliamo anche di sacrifici.
R: “Quantificare adesso quanto spenderemo mi sembra un po’ prematura, ma penso che la cifra sarà notevole, ma speriamo che il Governo ci venga incontro e ci aiuti, capendo che si tratta di tre mesi di non guadagno. Noi ce la metteremo tutto, come sempre abbiamo fatto! Le misure da adottare sono tantissime, non riguarda solo la distanza di un metro, quello è il minimo, dovremo garantire la massima sicurezza sia per noi sia per le nostre clienti. Vogliamo che loro si sentano al sicuro venendo da noi, e che non abbiamo paura”.
G: “Come ha appena detto mia sorella, le spese saranno tante, anche perché come è giusto che sia, da noi si pretende la massima sicurezza. Anche se speravo che alcune misure come la sanificazione degli ambienti (cosa fondamentale per poter riaprire) fossero completamente addebitate allo Stato. Visto che si tratta di una cosa obbligatoria, almeno agevolarci. Sono d’accordo anche io sul fatto che la cliente debba sentirsi tranquilla, anche se i nostri settori sono già di per sé ambienti sanificati e sterilizzati. Lavorando a stretto contatto con le persone dobbiamo per forza garantire massima pulizia e igiene”.

In Svizzera hanno potuto riaprire, perché in Italia no?
R: “Quello che penso e sono convinta che tante persone siano d’accordo con me, è che avrebbero dovuto chiudere tutto fin da subito. La questione inizialmente è stata presa troppo sotto gamba, non valutando attentamente i numerosi rischi ai quali saremo andati incontro successivamente. Penso che il problema principali sia proprio questo. A oggi, vedendo anche altri paesi che hanno aperto nonostante i numerosi contagi e che hanno dovuto chiedere immediatamente tutto, preferisco che le cose vengano fatte gradualmente per la nostra salvaguardia. In Svizzera hanno chiuso immediatamente le frontiere limitando i danni e facendo rispettare le numerose restrizioni in maniera ligia”.
G: “Quello di cui sono convinta è che questa pandemia sia un problema molto più grosso di quello che ci hanno fatto chiedere fino ad adesso. È vero che è stata gestita male e che non eravamo preparati anche a livello sanitario a una cosa del genere. Però il fatto che non ci abbiano fatto riaprire come in Svizzera mi fa pensare. Lì sono stati solo molto più svegli di noi e sono corsi ai ripari immediatamente. Spero e mi auguro che una volta riaperto tutto gli italiani abbiano il buon senso di rispettare le normative imposte”.

Che aiuti vi dà lo Stato italiano?
R: “Lo Stato in questo momento ha dato il bonus dei 600 euro che non tutti hanno ricevuto. È vero ha bloccato le tasse, ma non le ha tolte. Una volta che noi riapriremo: chi dice che le cose ripartiranno alla grande? Come possiamo sapere se lavoreremo? Per cui anche questa cosa è assurda. Ci restituirà il 50% delle spese effettuate, anche lì è da vedere se manterrà la parola”.
G: “Spero e mi auguro che finché non riapriamo, almeno un po’ verremo tutelate visto che il nostro settore non è praticamente considerato. Dal mese prossimo dai 600 euro dovremmo passare a 800, cosa che mi auguro anche perché è difficile tirare avanti con quel poco che ci viene dato. Per il momento non c’è altro”.

Come state “accudendo” le vostre clienti?
R: “Le nostre clienti le sentiamo di continuo, abbiamo cercato in questi cinque anni di attività di creare un rapporto con ognuna di loro: per noi non sono semplici clienti, sono amiche. In questi due mesi non le abbiamo mai abbandonate.
G: “Anche per me è importantissimo creare un legame, ma soprattutto essere empatica, arrivare alle persone, e penso che in questo sono brava”

Avete pensato in futuro di fare qualche iniziativa per i mesi perduti?
R: “Sotto questo punto di vista ci stiamo muovendo da un po’, siamo pronte e cariche. Abbiamo in mente parecchie iniziative, tenendo conto anche del fatto che staremo chiuse quasi tre mesi, stiamo mettendo in atto tantissime cose. Per quanto riguarda gli orari, penso che almeno all’inizio le cose cambieranno, poi tornerà tutto come prima. In genere noi il lunedì siamo chiuse, ma sono quasi certa che lavoreremo sei giorni su sette esclusa la domenica”.
G: “Anche io sto cercando di prepararmi al meglio a questa riapertura, pensando in primis ai bisogni di ogni singola cliente. Gli orari verranno cambiati e faremo ogni giorno l’orario continuato, mentre prima il martedì e mercoledì facevamo pausa. Per quanto riguarda le vacanze estive non abbiamo ancora deciso, vogliamo vedere come partirà il lavoro. L’unica cosa certa è che non vediamo l’ora di ripartire”.

Silvia Galli

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