Corre, corre forte la passione di chi, dopo troppo tempo confinato tra quattro mura, ha finalmente la possibilità di sfogarla. Sono cento metri di emozioni, mai dimenticate, semplicemente da ripassare tutte d’un fiato. Perché quando c’è in ballo il sogno della tua vita sportiva non esistono ostacoli. Nemmeno quelli che poi caratterizzano la specialità. Quelli Lorenzo Perini, atleta saronnese, li conosce bene. Li ha già messi nel mirino, pronto a scavalcarli, a sorpassare le paure della pandemia con una serie di balzi ritmati, prima di tagliare il traguardo e prendersi Tokyo 2021

Lorenzo, il tuo è uno sport che ha bisogno di spazi. Come hai passato questi tre mesi di isolamento?
“All’inizio potevamo andare al campo per allenarci, ma poi ci è stato proibito. Ho cercato di sfruttare la mia palestra e anche il vialetto di casa, senza gli ostacoli, certo, ma per mantenere quantomeno i muscoli in allenamento. Ovviamente stare in pista è tutta un’altra cosa”. 

In tutto questo tempo, hai mai avuto paura?
“Sì, non nascondo che ci sono stati momenti in cui essere lucidi non è stato facile. La paura dell’ignoto fa parte di noi esseri umani e io come sportivo, costretto a casa, mi sono sentito inutile. Ho compreso quanto lo sport possa portare gioia e speranza tra le persone”. 

Quali sensazioni hai provato al ritorno in pista? Quanto ci vorrà per ritrovare la brillantezza giusta?
“Uscire la prima volta, senza autocertificazione, dopo mesi è stato veramente straordinario. A pensarci è un’azione tanto comune che ora ci sembra così importante. Mi sono sentito felice per tanti motivi: innanzitutto perché stiamo ritrovando gradualmente un po’ di normalità e poi sentire di nuovo la morbidezza della pista è stata una sensazione bellissima. Correre, come andare in bicicletta, è qualcosa che non si disimpara mai. Certo è che un mesetto di recupero ci vorrà. Anche se devo dire che abbiamo ripreso subito a pieno regime e così sarà più veloce riabituarsi a stare in pista”. 

Si è parlato tanto, forse anche troppo, del comparto calcio e delle sue criticità per la ripartenza. Come ha affrontato tutto questo il mondo dell’atletica?
“Il settore ha risentito come tutti della situazione che è veramente unica. Ma l’atletica non è come il calcio. Lì ci sono degli interessi molto più elevati che caratterizzano la nostra economia ed è per questo che in tutti i sensi il calcio deve trainare l’intero sport. La nostra Federazione ha presentato un protocollo chiaro ed efficiente, accolto bene da Spadafora. Per fortuna noi abbiamo spazi ampi e le corsie che ci aiutano nel mantenere le distanze. Su questo siamo avvantaggiati nello stare in salute”.  

Ora che avete ripreso, c’è qualche timore nel praticare il tuo sport?
“Dobbiamo stare attenti, ci viene chiesto di tornare a vivere ma facendo attenzione anche negli ambienti sportivi. Nel nostro sport il rischio è molto basso, anche perché ora c’è una situazione diversa da febbraio e marzo”. 

A che ti punto della tua carriera ti sentivi prima della pandemia? Lo spostamento delle Olimpiadi può essere un vantaggio per te?
“A dire la verità non mi sentivo male, anche se dovevo ancora qualificarmi. Ero 34esimo nel ranking, il che mi avrebbe garantito la qualifica senza puntare al tempo minimo. Inevitabilmente,rimandare un evento del genere fa sì che gli atleti non in forma si possano migliorare. Permettendoci di parlare egoisticamente, lo spostamento di un anno può giocare a mio favore, perché sto completando gli studi e dopodiché potrò concentrarmi maggiormente su Tokyo 2021 che è il mio obiettivo. Cerco di prenderlo come uno spunto per crescere, conoscere meglio i miei limiti per compensarli e valorizzarli”. 

Dunque ti dividi tra pista e libri. Che ruolo ricopre lo sport nella tua vita?
“Lo sport per me deve rimanere uno sfogo. Non so perché, ma non riesco a concentrarmi completamente sull’atletica. Ho bisogno di una parte secondaria che è il lavoro. Ora come ora l’impegno pre-olimpico mi impone di concentrarmi un po’ di più sugli allenamenti”. 

Cosa vedi nel tuo futuro al di là dei cinque cerchi?
“L’olimpiade ovviamente sarebbe il picco. Non si sa, mai magari qualcosa verrà dopo… Però l’età avanzerà. Intanto, mi devo laureare il 6 luglio e poi cominciare a lavorare come odontoiatra, seguendo le orme di padre”. 

Alessio Colombo
(foto Instagram Lorenzo Perini)

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