Roberto Prini, capo redattore della sezione calcio a SKY Sport e responsabile del coordinamento esterno degli eventi in diretta, ha raccontato come una delle più grandi emittenti al mondo stia vivendo questo momento e come personalmente sta affrontando questa situazione di grave crisi.
Come sta vivendo questo momento di emergenza?
“E’ un momento difficile per tutti e anche per quelli della mia generazione. Non siamo mai stati abituati a vivere una situazione del genere che ai nostri genitori o nonni può ricordare la guerra e tutte le restrizioni e difficoltà che essa porta, anche se con situazioni diverse. Si fa di necessità virtù, io ho la fortuna di avere una casa con un giardino e mi sono impegnato in diverse attività casalinghe che mi hanno tenuto impegnato nella settimana di ferie che ho appena passato”.
Come SKY ha attivato la propria macchina organizzativa in questo momento?
“L’azienda ha fatto un ottimo lavoro sin dall’inizio per quanto riguarda la tutela della salute del personale. Ha via via contingentato l’ingresso alla sede di Milano Santa Giulia a Rogoredo. Contemporaneamente ha ricreato una struttura alternativa a Roma e di fatto in questo periodo siamo tornati ad occupare gli studi di via Salaria nella capitale, precedentemente parzialmente dismessi, creando una redazione che, nel momento del peggioramento della situazione a Milano, è diventata una redazione bis a tutti gli effetti. C’è stata da parte della direzione una lungimiranza importante nel capire la gravità del momento e anticipando alcune disposizioni che poi sono arrivate dagli organi competenti. Un concetto sul quale teniamo molto come SKY è che da oggi siamo tornati davvero operativi anche a Milano, per continuare ad essere la voce del mondo dello sport italiano e offrire intrattenimento di qualità, con toni giusti, qualità ed equilibrio nei confronti di chi sta lottando e soffrendo nel campo vero, come medici ed infermieri che sosteniamo e parallelamente cercando di offrire un po’ di sollievo e di evasione da una realtà durissima ai nostri 5 milioni di abbonati e alle loro famiglie, perché abbiamo questo compito e legame di fiducia con loro tramite le nostre notizie, la nostra storia, la nostra credibilità e le nostre firme”.
Quali iniziative avete proposto in queste settimane svuotate dalle attività sportive in diretta?
“Abbiamo riproposto grandi partite del passato, cominciando dalla scalata mondiale del 2006, arrivando ad altre grandi partite internazionali. Non potendo offrire in questo momento contenuti in diretta, siamo diventati un grande Jukebox che ritrasmette tutto quello che di bello, sportivamente parlando, abbiamo trasmesso negli ultimi 25 anni”.
Quali saranno secondo lei le decisioni a cui si arriverà in termini di conclusione dei campionati dei diversi sport e di rinvio delle Olimpiadi?
“E’ difficile ora fare delle previsioni. Mi auguro che l’inversione di tendenza che c’è stata ieri nel calo di contagi e morti diventi realtà in questa settimana. Quando e se la situazione consentirà di tornare a fare sport come prima, mettendo in primo piano la salute degli atleti e di tutti coloro che lavorano a margine delle manifestazioni sportive, penso allora si potrà pensare di tornare ad allenarsi e a giocare delle partite. Dobbiamo pensare prima alla salute di tutti e poi fare delle valutazioni a seconda di quando si potrà tornare a fare ciò che facevamo prima”.
Lei è anche Direttore Sportivo del Settore Giovanile della Valceresio, come avete vissuto le settimane antecedenti il decreto di sospensione totale e quali misure avete adottato?
“Abbiamo vissuto una prima fase di confusione, a seconda di quello che consentivano di fare i comuni ed in cuor suo ogni società decideva di far fare ai suoi atleti. Abbiamo messo al primo posto la salute dei nostri ragazzi, sospendendo la parte non agonistica, dagli esordienti in giù, stante la possibilità secondo i primi provvedimenti di poter far allenare gli agonisti. Quando i decreti sono diventati più stringenti abbiamo sospeso tutto. E’ un peccato lasciare 300 tesserati a casa, non è bello, ma per una questione di salute abbiamo chiuso gli impianti, dando degli esercizi di lavoro da fare da casa ai ragazzi, ma oggi è impossibile seguire quelle tabelle non potendo uscire di casa. Speriamo di tornare a giocare presto”.
Un pensiero per il Varese e i suoi 110 anni di storia appena festeggiati?
“In questo momento diventa difficile anche pensare alle ricorrenze. Ogni simpatizzante del Varese penso che se potesse cancellerebbe gli ultimi anni che ha vissuto la società. Io ho avuto la fortuna di fare la telecronaca delle partite degli anni della serie B con mister Sannino, Maran e Bettinelli qualche anno fa. Ricordo con maggior piacere il centenario, diciamo, ma mi auguro che presto questa società possa tornare ai fasti di un tempo”.
Alessandro Burin