II nostro viaggio per parlare di Varese Calcio ci aveva portato ad incontrare Ernestino Ramella, che in maglia biancorossa è cresciuto dalle giovanili fino a quando, nel ’73, esordì in prima squadra a 18 anni e l’anno successivo in Serie A.
Che ricordi hai del Varese in Serie A?
“Il Varese era più che altro una famiglia, quelli più anziani aiutavano i più giovani senza nessuna invidia. A quei tempi se eri bravo e facevi bene nella Primavera arrivavi a 17 anni ad esordire in massima serie, a differenza di oggi che ci arrivi anni dopo”.
Finita l’esperienza col Varese sei andato alla Ternana.
“Si, il Varese aveva costruito una squadra per vincere il campionato ma quando non si segna e non si fanno giocare le giuste persone le cose non vanno come sperato e così retrocesse. Sono andato alla Ternana nel ‘79 per una stagione e anche se ho avuto qualche problema ho un buon ricordo”.
Appese le scarpe al chiodo hai subito iniziato ad allenare.
“Ho toccato quasi tutte le categorie. In Serie A ho allenato in Albania, in Serie B in Svizzera e in Lega Pro a Como”.
Ci ha raccontato della breve parentesi dell’anno scorso al Pavia: “È durata poco perché non accettavo che in una società di Serie D i presidenti prendano del denaro dai genitori di giocatori che, a mio avviso, non sono adatti per giocare in quella categoria. Quindi ho dato le dimissioni. Recentemente sono stato in Sudafrica dove ho selezionato sei ragazzi che sono andati all’università dì Los Angeles a studiare”.
Prossimi progetti?
“Bisogna avere fortuna, spero di trovare qualcosa entro la fine dell’anno anche se non è facile. Sono sempre gli stessi allenatori che girano”.
Pensi che ci sarà un futuro per il Varese Calcio?
“Piuttosto che niente meglio una squadra di Terza Categoria per ripartire. Spero che qualcuno che abbia a cuore il Varese prenda in mano la situazione per riportalo almeno un po’ più in su”.
Michele Marocco e Mavillo Gheller
Testo a cura di Roberta Sgarriglia