Voglio essere fiducioso. Ma le probabilità che il campionato di C sia finito qui sono alte”. Pessimismo della ragione ed ottimismo della volontà coniugato alla lettera da Riccardo Colombo, capitano biancoblu in attesa degli eventi. Stando però alla larga dalla retorica: “La nostra è una categoria composta da 60 squadre. Metterle tutte d’accordo è davvero un’impresa. La mia considerazione nasce da lì”.

Distanti ma uniti. Tormentone di questi giorni. In che modo alla Pro Patria?
“Mi sento regolarmente con il mister e il direttore. E poi anche tra di noi giocatori. Cerchiamo di tenerci il morale alto a vicenda. Ma non è facile. Ci sono ragazzi che vivono da soli in appartamento. Potete immaginare quanto sia difficile”.

Preparazione atletica durante il lockdown. Sufficiente a mantenere una buona condizione fisica?
“Onestamente? Solo il minimo. Ogni tre giorni riceviamo dal nostro preparatore un piano di allenamenti personalizzato. Ci sono anche dei tutorial per utilizzare attrezzi alternativi nel caso non si disponesse di pesi o simili. Facciamo corpo libero, accenni di crossfit. Ma mancano la palla, le partitelle e il lavoro di gruppo. In sintesi, manca soprattutto il campo. Io poi ho quantomeno un po’ di giardino, la maggioranza dei ragazzi no. Ripeto, ci stiamo tenendo in ritmo. Ma non possiamo paragonare questa attività alla normale preparazione”.

Torniamo agli scenari futuri. Ipotesi?
“Ho sentito della possibilità di giocare solo i playoff bypassando la stagione regolare. Credo che sia impossibile. Molti club non sono d’accordo. Di contro, per completare le giornate mancanti (12 per la Pro Patria, ndr) più i playoff (anche se magari in un format ridotto), servirebbero almeno un paio di mesi. Più passano i giorni e più penso che non ci sarà tutto quel tempo. E’ per questo che dico che potrebbe essere finita qui. Anche se mantengo la speranza e voglio ancora crederci”.

Nel caso di congelamento della stagione, come preservare quanto maturato sino al blocco?
“Un bel dilemma anche quello. Ho letto che De Laurentis vorrebbe il Bari in B come migliore seconda. Cosa direbbero le seconde degli altri gironi? Trovare una soluzione condivisa sarà un miracolo”.

Tra le poche certezze, l’immagine non esattamente lusinghiera offerta in queste settimane dal nostro calcio…
“Purtroppo è così. Ognuno è portato a difendere gli interessi di bottega. Servirebbe una leadership (e mi riferisco alla Serie A) forte, riconosciuta e indipendente. Nel solco dei commissioner delle leghe professionistiche americane come la NBA. Un modello di governance che in Italia manca completamente”.

Prende corpo l’idea di sottoporre la Serie C ad un robusto lifting. Condividi?
“In questi mesi Ghirelli ha lavorato molto bene. Portando avanti un risanamento della categoria di cui si vedevano già i primi frutti. E’ chiaro che quanto accade in questi giorni impone però cambiamenti radicali. L’ipotesi avanzata da Gravina di una Serie C èlite a 20 squadre con le altre 40 semiprofessionistiche credo possa rappresentare la direzione giusta. Ci attende un anno di profonda crisi. Molto imprenditori potrebbero dover rinunciare al calcio per privilegiare le loro attività primarie. Non ho nessun problema a dire che alla Pro Patria stiamo meglio rispetto a tante altre realtà. Ma quanti club non ce la faranno? In questi ultimi anni abbiamo visto fallire società di spicco come Parma, Cesena, Bari. Fare in modo che questo non succeda ancora deve guidare la riforma. Altro indizio del fatto che la stagione potrebbe essere chiusa qui”.

Capitolo tagli salariali. Argomento facile all’ipocrisia?
“Sono rappresentante dell’assocalciatori e sento mio il tema. Tutte le categorie dovranno fare dei sacrifici. Quindi anche la nostra. Questo è chiaro. Ma un conto è la Serie A, un altro la Serie C. Dove la maggioranza dei calciatori viaggia al minimo salariale o poco più. Con affitti, bollette e tutto il resto da pagare. Sarebbe bello che parte dei tagli della Serie A potessero confluire in un fondo a garanzia dei giocatori con stipendi più bassi. E non solo a tutela dei bilanci dei club più ricchi. Ma sarà davvero così? Mai come oggi è difficile dare forza e valore collettivi al sindacato calciatori quando molte società attivano trattative dirette con i propri tesserati. Forse sarebbe utile spacchettare l’AIC secondo le varie categorie. Quanto alla Pro Patria, ne abbiamo già parlato con Turotti. Quando conosceremo il destino di questo campionato, potremo fare delle valutazioni. Anche perché la scadenza degli stipendi è stata rinviata a giugno. Ora è ancora tutto prematuro”.              

Giovanni Castiglioni