Il Natale si avvicina e il rugby continua ad essere uno degli sport più condizionati e penalizzati da questa pandemia nel panorama sportivo italiano e mondiale. L’unico campionato nazionale in atto rimane il Peroni TOP10, che comunque fatica a mandare avanti la stagione senza intoppi. Gli altri campionati nazionali (Serie A, B, C Elite) non hanno avuto possibilità di iniziare e la famosa data in attesa della partenza di queste competizioni, rimane fissata per il 24 gennaio, data scelta dalla Federazione Italiana Rugby.
Vista la pandemia, vien logico pensare che sarà molto difficile ripartire a fine gennaio perché il clima e il freddo non favoriranno una notevole diminuzione dei nuovi contagi. Ma soprattutto, quando si riprenderà a giocare, i tempi per portare a termine i vari campionati sarà davvero ridotto: la FIR dovrà con molta probabilità cambiare format delle varie competizioni.

Un parere su questa situazione arriva da Francesco Pierantozzi, giornalista Sky e attuale presidente ed ex giocatore del Rugby Varese. “Per il momento la Federazione non si espone sull’assunto ma posso capirlo, vista la situazione. Riprendere a fine gennaio, come da programma della FIR, mi sembra infattibile. Se i contagi non calano, e di tanto, non ha senso rischiare e iniziare i campionati il 24 gennaio. Spero comunque che nel 2021 si giochi. Le società e il movimento ovale del paese ne hanno bisogno, fermare tutto fino alla stagione seguente sarebbe un durissimo colpo per molte realtà, e per alcune già lo è stato. Purtroppo il virus non sta risparmiando niente al mondo dello sport, e in particolari modo al rugby, uno degli sport di contatto primari. Se si ripartirà con le competizioni, immagino accadrà quando farà più caldo e i contagi saranno inferiori, quindi verso marzo circa, magari. In ogni modo, logicamente non sarà possibile svolgere un campionato regolare, con ventidue partite in serie B, nel nostro caso. Bisognerà quindi optare per delle competizioni ridotte”.

Quali? “Personalmente manterrei i gironi attuali delle varie categorie e farei un campionato a partita secca: solo match di andata, niente ritorno, in modo da non finire a fine giugno. Non ci sono molte altre opzioni, la Federazione potrebbe magari organizzare dei tornei ridotti, in modo da adattarsi alla situazione. L’importante è giocare, fare sport, anche in vista della stagione 2021/2022. I ragazzi hanno bisogno della partita. Gli allenamenti non bastano. Speriamo che, una volta aver ricevuto notizie e consensi dal Governo, la Federazione ci aggiorni e dia buone notizie”.

Stefano Sessarego

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