Dopo le sue seconde Olimpiadi, quelle di Rio 2016, Sara Bertolasi aveva scelto di dire basta. Ma il richiamo dei remi è stato troppo forte e la bustocca trapiantata a Varese ci ha ripensato e ha ricominciato a lavorare sodo con un unico obiettivo in testa: gareggiare anche a Tokyo 2020 e diventare così la prima azzurra a partecipare a tre Olimpiadi nel canottaggio.
Un infortunio al tendine d’Achille sinistro ma, ancora di più, la situazione mondiale determinata dalla diffusione del Coronavirus stanno mettendo a serio rischio il raggiungimento di questo straordinario traguardo da parte di una delle icone del canottaggio varesotto e azzurro.

Fino a pochi giorni fa ti trovavi a Sabaudia per il raduno con il Gruppo Olimpico. Martedì la decisione di annullarlo e di consentire a tutti voi atleti di tornare a casa. Com’è andata?
“Fino a poche ore prima di questa scelta sembrava che dovessimo rimanere lì e continuare ad allenarci regolarmente. Avremmo dovuto trascorrere a Sabaudia i giorni liberi tra un raduno e l’altro per evitare di dover scontare un periodo di “quarantena” una volta tornati. Ma, visto l’annullamento di tutte le competizioni internazionali fino alle Olimpiadi e accertati due casi di Coronavirus a Sabaudia, il medico federale ha deciso di fermare il raduno e darci il via libera per raggiungere le rispettive famiglie”.

Come ti sei organizzata per continuare a mantenerti in forma anche in un periodo come questo?
“Fortunatamente ho una piccola casa proprio sulla riva del lago di Varese che ha anche l’accesso diretto e privato al lago. Ho allestito lì una piccola palestra e ho portato una cyclette e un bilanciere con dei pesi. Essendo un’atleta di interesse nazionale, posso recarmi lì tutti giorni partendo dalla mia abitazione di Lissago. Pochi chilometri di macchina, quindi, e riesco ad allenarmi”.

Come stai fisicamente?
“Purtroppo da inizio di gennaio soffro per una fastidiosa tendinite alla gamba sinistra. Ho cercato di curarla e tenerla a bada il più possibile durante il periodo delle selezioni con cortisone, onde d’urto e ozono, ma forse ho tirato un po’ troppo la corda perchè adesso mi fa davvero male e faccio molta fatica ad allenarmi. Questo è un problema non da poco e che si aggiunge a quello attuale legato al Coronavirus. Spero di rimettermi presto”.

Come stai vivendo questa situazione d’emergenza?
“Adotto tutte le precauzioni del caso ed esco di casa soltanto per allenarmi. Ciò che mi dà più fastidio è non potermi muovere liberamente e non poter fare quello che voglio; è una sensazione che mi soffoca e non è per niente piacevole dal punto di vista psicologico. Cerco di tenere a bada questa emozione e spero che tutto ciò possa risolversi al meglio e il prima possibile”.

Quanto alla stagione, per ora soltanto le Olimpiadi sembrano confermate. Che cosa ne pensi?
“Sinceramente ho molti dubbi che si tengano veramente. Le Olimpiadi sono una festa dello sport per gli atleti e per il pubblico e in una situazione simile non sarebbero affatto una festa. Il Presidente della Federazione Italiana Canottaggio Giuseppe Abbagnale ha proposto di rimandare l’evento di un anno e io mi trovo d’accordo con lui. Manca troppo poco per potersi allenare e poi gareggiare in sicurezza. Parlo non solo di noi italiani, ma di tutti gli sportivi del mondo perchè la pandemia interesserà tutti gli Stati. Non sarebbe sportivo che alcuni arrivassero pronti ai Giochi perchè il Coronavirus ha colpito di meno il Paese d’origine e altri, al contrario, avessero dovuto farvi fronte per mesi interi. Questo non sarebbe equo e lo sport, invece, è equo”.

Quanto agli eventi locali, la FISA nelle scorse settimane ha annullato la regata europea di qualificazione olimpica e paralimpica di Varese (27-29 aprile 2020) e la 2^ Coppa del Mondo di Canottaggio di Varese sempre a causa del Coronavirus.
“Sono molto dispiaciuta. Gareggiare in casa è sempre bello ed emozionante e non avrò questa possibilità. Inoltre, lo sport è un tassello molto importante per l’economia del nostro territorio e in questo caso verrà a mancare. Siamo di fronte ad un problema sanitario che coinvolge tutti trasversalmente e che tocca purtroppo anche lo sport e tutto ciò che ruota attorno”.

Laura Paganini